Anche quest’anno il Festival del cinema Africano, d’Asia e America Latina (www.festivalcinemaafricano.org) animerà Milano. Dal 4 al 10 aprile si svolgerà la 26ma edizione, che sintetizza la sua proposta culturale nel claim “Designing Futures” (ispirato al titolo evocativo dell’ultimo Lagos Photo Festival) con l’obiettivo di trasportare lo spettatore in una nuova dimensione artistica, creativa e innovativa espressa da registi e artisti dei tre continenti. Si parte forte sin dall’Opening Night presso la sede della Triennale di Milano, nella sala del Teatro dell’Arte, con la proiezione in anteprima italiana dell’ultimo film di Takeshi Kitano, Ryuzo and the Seven Henchmen (Ryuzo e i sette compari). Il regista torna alla commedia con un film leggero e divertente con al centro sette anziani, ex yakuza, che decidono di rimettere insieme “la famiglia” quando uno di loro, Ryuzo, rischia di essere truffato dalla nuova generazione di piccoli criminali senza senso dell’onore che inganna i pensionati.
Ma Kitano è solo uno dei membri della “triade” di maestri del cinema orientale di cui si può vantare il programma. Gli altri due pilastri, infatti, sono Chen Kaige e Kim Ki Duk, di cui verranno proiettati – sempre in anteprima – i film Monk comes down the mountains e Stop. Il primo è un film di arti marziali (campione d’incassi in Cina con 7 milioni di dollari nella sola giornata di apertura) di grande potenza visiva. Il secondo, invece, è l’ultima provocazione di Kim Ki Duk, che il regista ha realizzato girando con una camera a mano. La storia, un thriller ecologista, racconta di una coppia giapponese durante il disastro nucleare di Fukushima: i due aspettano un bambino e ognuno affronta la situazione a modo suo, perdendosi nelle proprie ossessioni.
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