Quasi in dirittura d’arrivo alla Festa del Cinema di Roma 2024, arrivano in anteprima anche i primi due episodi de L’Amica Geniale 4. L’attesissima serie tratta dai romanzi firmati Elena Ferrante arriva così alla sua quarta e ultima stagione nel segno di un duplice passaggio di testimone: quello della regia a Laura Bispuri e quello dei nuovi interpreti dell’età adulta, Alba Rohrwacher e Irene Maiorino nei ruoli di Lenù e Lila, Fabrizio Gifuni nella parte di Nino Serratore . Ma ecco come la regista e i protagonisti della serie, che sarà trasmessa a partire dall’11 novembre in cinque serate in prima visione su Rai Uno, insieme al creatore dello show Saverio Costanzo, hanno descritto questa nuova avventura creativa.
Laura Bispuri: «Mi emoziona la fiducia che Saverio ha avuto verso di me. Avevo un rispetto quasi ossequioso verso il passato, verso la costruzione del mondo che Saverio ha creato e quindi mi sentivo di entrare quasi in punta di piedi, e allo stesso tempo non volevo entrare in punta di piedi. Volevo portare anche del mio. Sentivo questa spinta alla novità data anche dal cambio del cast. Avevo bisogno di cambiare le cose e quindi ho cercato di muovermi in questo modo: cercare un’armonia costante, cercando di portare quello che è il mio stile, la mia sensibilità e il mio lavoro con gli attori, e quindi di portare tutto questo al servizio della serie. Leggendo i romanzi della Ferrante la cosa che poi alla fine stringo in mano è questa fortissima capacità che lei ha di raccontare questi personaggi, queste relazioni, queste emozioni con verità, con sincerità, andando a fondo. E questo è quello che ho cercato di fare, avere io stessa un approccio vicino alla verità. Per fare questo dovevo in qualche modo legarmi al mio modo di guardare il mondo, però ripeto, a servizio della serie. Quindi è stato un lavoro capillare, giorno per giorno. A differenza della della terza stagione in cui Daniele Luchetti si è trovato a lavorare con delle attrici che già incarnavano i personaggi, la sfida grande di questa stagione era proprio ripartire da zero. E quindi riportare tutti i nuovi attori dentro quei personaggi che il pubblico ha tanto amato. Un lavoro millimetrico, ma con grandi attori e attrici come quelli che abbiamo qui è stato un piacere. Abbiamo cercato proprio di entrare nell’anima di questi personaggi, nelle loro sfumature più piccole».
Saverio Costanzo: «Ho sempre pensato che Laura Bispuri abbia dimostrato con i suoi film una grande eleganza, nel lavoro con gli attori in particolare, e L’Amica Geniale per me è un lavoro sui personaggi e sugli attori. Poi Laura ha sempre lavorato con personaggi femminili molto pericolosi e L’Amica Geniale ha dei personaggi femminili molto pericolosi. Perciò ha dimostrato di sapere come non ci si tira indietro rispetto alle sfide più grandi, più difficili nel racconto, anche dell’animo femminile. Non è stata una questione di genere, non credo alla questione di genere nell’arte. Insomma, non è accaduto perché è una regista donna. Dirigere dieci episodi di una serie è veramente come salire sull’Everest e lei lo ha fatto. Non è scontato, è stata davvero molto, molto brava. Per dirigere dieci episodi consecutivi serve anche una certa tenuta fisica e su questo, anche se è superficiale dirlo, il genere conta. Vi garantisco, ora non so chi di voi l’ha fatto, ma è veramente un’impresa ardua e lei è stata eccezionale».
Ma ecco come i tre grandi nuovi protagonisti della quarta stagione raccontano il passaggio del testimone con gli interpreti delle prime tre stagioni, e le emozioni provate nel corso di questo lungo e complesso processo creativo e produttivo.
Alba Rohrwacher: «Ho avuto la fortuna di conoscere Margherita Mazzucco da quando aveva quattordici anni. Ero presente nel suo diventare un’attrice, attraverso il lavoro eccezionale che ha fatto ne L’Amica Geniale. E quindi ho lavorato con lei nel nel buio di una sala di doppiaggio per mesi e mesi, cercando di appoggiare la mia voce alla sua recitazione, cercando di seguire la sua recitazione e farmi ispirare. Un lavoro enorme, quello sulla mia voce, che abbiamo fatto sia con Saverio Costanzo sia con Daniele Luchetti. E quindi ricevere il testimone da lei è stato molto emozionante. Quando abbiamo girato con Daniele Luchetti l’ultima immagine della terza stagione ricordo benissimo quella giornata. Eravamo vestite tutte e due nello stesso modo, pettinate nello stesso modo, e ci passavamo il testimone di un personaggio tanto importante come quello di Elena. E con Margherita ho cercato, abbiamo cercato anche con Laura di creare una continuità con il lavoro fatto in precedenza. Per poi dare ad Elena, alla nuova Elena la possibilità di staccarsi dal personaggio che aveva raccontato. Perché la scrittura lo richiedeva, perché l’età è diversa e lei diventa una donna adulta, e perché Elena acquista sempre più a partire dalla quarta stagione la consapevolezza di una donna indipendente».
Fabrizio Gifuni: «Avevo letto alcuni libri della Ferrante, L’Amore Molesto e altri ma non avevo mai affrontato i quattro libri de L’Amica Geniale. Quindi quando ho fatto il provino per la Rai sapevo pochissimo di questo personaggio, e soprattutto non conoscevo l’epica che ruotava intorno a questo personaggio. Non sapevo in che guaio mi andavo a ficcare, forse è il motivo per cui mi hanno teso questo trappolone! Ho avuto qualche dubbio inizialmente, una volta letti tutti i libri e visto tutte le serie mi sono chiesto se avevo voglia di passare quasi un anno di riprese, più la preparazione, in compagnia di questo individuo. Perché comunque noi passiamo ogni giornata in compagnia di questa persona allo specchio, è un meraviglioso gioco, è il gioco dell’attore, però comunque ho avuto un po’ di resistenza. Questo personaggio è una specie di catalizzatore di odio, la Ferrante gli ha caricato un fardello diciamo di cromosomico di negatività abbastanza difficile da sostenere. Quindi la sfida – a differenza di tante altre volte, quando ho interpretato personaggi di estrema dirittura morale, come Aldo Moro o Luigi Comencini, in cui per me bisognava cercare quali fossero le magagne, perché non esistono persone tutte positive o tutti dannati – qui dovevo dare la caccia ai brandelli di luce che questo personaggio poteva portare. Parlo naturalmente di quello di cui mi sono fatto carico io, cioè Nino Serratore del quarto volume, un mondo a parte. Nei primi tre romanzi in fondo, lo dico da lettore non da esperto, conosciamo un ragazzo affascinante che fa perdere la testa alle donne, un discreto intellettuale, un uomo abbastanza misterioso, odiatissimo ma anche segretamente amatissimo. Nino Serratore del quarto volume è la caduta. La trasformazione da un ragazzo affascinante e misterioso in un uomo ridicolo, con l’esplosione delle sue patologie narcisistiche. Gli elementi di luce che sono veramente pochissimi li ho trovati nella dimensione tragica. Mi sono appellato al mio grande amore per la tragedia greca. Mi sono detto alla fine questo povero diavolo ha avuto dagli dei queste carte. Ha la maledizione della stirpe, perché c’è un padre che per tutta la vita ha cercato di sfuggire e poi in modi, in forme diverse replica lo stesso modello, possibilmente peggiorandolo, diventando il mostro finale».
Irene Maiorino: «Ecco, io al contrario ero una lettrice de L’Amica Geniale e di tutta l’opera della Ferrante per cui avevo già un rapporto con il personaggio. Il primo libro mi è stato regalato da quella che nella mia vita è “la mia amica geniale”. Ho scoperto anche attraverso il lavoro dei provini, che è durato diversi anni, che il lavoro per me più importante è quello che mi ha portato a riscoprire delle cose di me. Non ho mai chiesto di incontrare volutamente Gaia Girace perché io con lei ho sentito di provare una grandissima gratitudine. Quindi questo passaggio di testimone l’ho fatto partendo da questo processo di segretezza, di misticismo che aveva a che fare con il mio rapporto con con il libro. Quando poi ci siamo incontrate per la prima volta con Gaia per me è stato molto emozionante. Perché ci siamo solo guardate e mi è sembrato tutto molto coerente anche con il percorso che avevo fatto. Io ho preso il testimone di Lila e ho cercato di rispettarla in tutto. Nel finale vedrete una Lila che mi appartiene davvero».
Foto: Ernesto Ruscio/Getty Images
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