Se nel 2013 Channing Tatum è stato il secondo attore più pagato di Hollywood, i prossimi anni potrebbero aprirgli definitivamente le porte del cinema d’autore e dei grandi riconoscimenti. Ne è prova la sua più recente performance nell’applauditissimo Foxcatcher, presentato in concorso a Cannes, in cui interpreta Mark Schultz, campione olimpico di lotta, coinvolto in un tragico fatto di sangue assieme al fratello allenatore David.
Una bella soddisfazione per uno che, dopo gli esordi come modello, si è fatto notare principalmente in storie di amori adolescenziali raccontate a colpi di coreografie (Step Up) e piccoli drammi sentimentali (estremamente apprezzati, visto che La memoria del cuore e Dear John occupano il settimo e il quattordicesimo posto nella lista dei film drammatici/romantici che hanno incassato di più nella storia del cinema). L’occasione per incontrarlo ce la offre la presentazione a Londra di 22 Jump Street, in cui torna a lavorare con Jonah Hill nei panni di un poliziotto sotto copertura.
Com’è andata a Cannes?
«È stato incredibile! È una di quelle esperienze che capitano una volta nella vita. Quando lavori nel cinema sai bene cosa significhi partecipare, perché sai quanto sia ambìto anche solo essere accettati nella competizione. Era davvero surreale essere lì».
Cosa ha questo festival in più rispetto agli altri?
«Innanzitutto ruota attorno ai registi e ai film. Non arrivi lì solo perché hai un attore famoso nel cast. A nessuno importa questo aspetto. Mi è piaciuto molto, ad esempio, trovarmi ad una conferenza in cui la maggior parte delle domande erano rivolte a Bennett (Miller, il regista, ndr). Per me è stata una boccata d’aria fresca, perché odio trovarmi in situazioni in cui la maggior parte delle cose che mi vengono chieste riguarda il mio matrimonio o mia figlia».
Ci parli un po’ di Foxcatcher?
«Interpreto Mark Schultz, il fratello minore di David. Credo siano stati i primi due fratelli ad aver vinto entrambi le Olimpiadi. Il film racconta del loro incontro con John du Pont, questo miliardario interessato a lavorare con loro e a diventare il loro sponsor. Ma le cose non finiscono bene… È stata, almeno finora, l’esperienza più difficile e intensa della mia carriera». […]
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(Foto: Getty Images)
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