Chi era Tiziano Terzani? Cosa ha provocato quel cambiamento di rotta che lo ha portato ad isolarsi dal mondo per cercare la pace interiore? La fine è il mio inizio, in uscita da venerdì 1 aprile, prova a rispondere a questi interrogativi, raccontando gli ultimi giorni del celebre giornalista italiano Tiziano Terzani, interpretato da Bruno Ganz, che decide di farsi intervistare dal figlio (Elio Germano) per raccontare la sua vita passata e riflettere sulla vita e la morte alla luce di una sua nuova esperienza spirituale. Tiziano ha scritto per quotidiani come il Corriere della Sera e Repubblica, ed ha lavorato come corrispondente viaggiando in tutto il mondo (soprattutto in Asia) per gran parte della sua vita. Il film è tratto dall’omonimo libro (pubblicato postumo), scritto a quattro mani insieme al figlio Folco.
Ieri si è svolta la conferenza stampa del film presso il cinema Anteo di Milano. Tra gli invitati alla conferenza c’erano il figlio di Tiziano, Folco Terzani, il regista Joe Baier e gli attori Elio Germano ed Andrea Osvárt. Protagonista della conferenza è stato Folco, che con quella vivacità che lo contraddistingue ha raccontato alcuni aneddoti sulla vita di suo padre Tiziano Terzani, svelando il suo punto di vista personale. Incalzato da Elio Germano, che si è dichiarato contro il recente intervento dell’Italia in Libia dopo le migliaia di morti causate dal terremoto in Giappone, Folco Terzani ha dichiarato: «In questo film mio padre si professa pacifista. Ma nella vita non è semplice mantere questa posizione. Non è semplice decidere o giudicare l’intervento in guerra. Un conto è quando devi scegliere per gli altri, ma quando sei tu a ricevere lo schiaffo voglio vedere…».
A prendere la parola è stato anche il regista tedesco Joe Baier: «Anche io, come Tiziano, mi sono trovato in una situazione analoga alla sua e mi sono ritrovato a riflettere sulla mia vita. Anche io ho creduto agli ideali degli anni ’70 e anche io sono nato da una famiglia povera. Ho voluto trattare questi temi in modo asciutto per mostrarne il valore», e continua, «Abbiamo girato in autunno per avere una migliore qualità della luce. Tiziano, invece, è morto a luglio e questo è stato uno dei piccoli cambiamenti che abbiamo apportato al film. Abbiamo prenotato anche un elicottero, senza sapere come sarebbe stato il tempo il giorno delle riprese, e alla fine sembrava che lo stesso Tiziano stesse muovendo le nuvole». Il regista si riferisce a una delle ultime sequenze del film in cui Tiziano e il figlio contemplano un paesaggio mozzafiato dalla cima di una montagna a circa 1700 metri di altezza.
Anche Andrea Osvárt racconta la sua esperienza sul set: «Per interpretare Saskia, la figlia di Tiziano, mi sono preparata facendo ricerce su internet e leggendo libri. Poi ho incontrato Saskia e ho capito che l’idea che mi ero fatta era competamente diversa dalla realtà. Lei non seguiva veramente il pensiero di suo padre. Un padre che era anche una persona ingombrante. Inoltre lei lavora nella moda e vive a Londra. Il film mi ha colpito per la sua verità: non ci sono cose aggiunte e nulla è stato cambiato».
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