Rupert Turner (Jacob Tremblay) ha otto anni e una passione smodata per John F. Donovan (Kit Harington), stella della televisione americana che si avvia a diventare un supereroe sul grande schermo. Il ragazzino avvia con lui una fitta corrispondenza che tiene nascosta al resto del mondo, compresa sua madre (Natalie Portman). Il suo segreto finisce però nelle mani del bullo della scuola, che rende i loro scambi di pubblico dominio. Rupert negli anni cresce e, come il suo idolo, decide di diventare un attore. Ormai affermato, si ritrova a raccontare la sua storia alla giornalista Audrey Newhouse (Thandie Newton).
La mia vita con John F. Donovan, stroncato dalla critica internazionale dopo il passaggio al Toronto Film Festival del 2018, è il parto più travagliato e problematico della carriera di Xavier Dolan, che ha cambiato diverse versioni della sceneggiatura, l’ha montato e rimontato, tagliando il personaggio di Jessica Chastain in fase di post-produzione, probabilmente per la durata spropositata, e rinnegando in parte la propria stessa creatura, uscita solo in Francia e inedita in America. È anche il primo film in lingua inglese del talento canadese, un regista capace di polarizzare il dibattito come pochi altri di questi tempi, alfiere di un cinema autoriale e insieme ammiccante, pop e sofisticato, intimo e avventato.
Il film arriva oggi nelle sale italiane dopo numerosi invii. Nel cast, oltre a Jacob Tremblay, Kit Harington, Natalie Portman e Thandie Newton, anche Susan Sarandon, Sarah Gadon, Kathy Bates e Michael Gambon.
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LA MIA VITA CON JOHN F. DONOVAN: LA RECENSIONE DEL FILM DI XAVIER DOLAN
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