Chirurgia plastica. Vendetta. Arte. Follia. Scienza. Identità sessuale. Istinto di sopravvivenza. Gelido minimalismo. È questa la (nuova) pelle che abita Pedro Almodóvar, più inquieto e calibrato del solito e lontano dalle emozioni di Volver, ma mai stanco di sperimentare, sviscerare stili cinematografici, tagliare col bisturi cinema del passato (Fritz Lang), mitologie (Prometeo) e suggestioni artistiche (la musica di Caetano Veloso) per ricucirli con chirurgica perizia (è un progetto al quale lavorava da almeno sei anni) in visioni personali e contemporanee. Senza rinunciare al gusto grottesco e al contempo melò a cui ci ha abituato. Lontano dal truce voyeurismo della serie Nip/Tuck, La pelle che abito non è un vero horror, nonostante lame, divaricatori e aghi penetrino la carne, imponendo forme e identità. Fuori scena, però. Perché sulla scena – asettica e fredda – vediamo solo il risultato di questa sadica manipolazione e lo sguardo del suo esecutore. Da quando un incidente d’auto ha quasi carbonizzato sua moglie, sfigurandola e portandola alla morte, il Dottor Robert Ledgard lavora a un progetto di ricerca sugli impianti di pelle per ustionati gravi. La prima a “beneficiare” della nuova membrana da lui geneticamente modificata e creata è Vera (una splendida Elena Anaya), cavia che vive prigioniera nella villa-laboratorio del chirurgo, affidata alle cure di Marilia (Marisa Peredes), governante di Ledgard fin dai tempi dell’infanzia. Sarà l’intrusione in casa di un rapinatore travestito da tigre che la violenta (l’elemento grottesco di cui sopra) a innescare vari colpi di scena e flashback che sveleranno chi siano veramente questi personaggi e quali legami ci siano tra loro. Il regista spagnolo si lascia ispirare dalle pagine di Tarantula, il romanzo di Thierry Jonquet, per dare forma a un Dottor Frankenstein aggiornato ai tempi della trasmutazione genetica. Dove ritrova un grande Antonio Banderas, suo attorefeticcio ai tempi di Legami.
Regia: Pedro Almodóvar
Interpreti: Antonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes, Jan Cornet
Trama: Il dottor Robert Ledgard sta lavorando a un progetto di ricerca dietro cui si cela una spietata vendetta…
Genere: thriller/horror
Durata: 117’
Da vedere perché: per scoprire un Almodóvar inedito e un film ben costruito pur nella sua follia e nei suoi eccessi.
Nelle sale dal 23 settembre 2011
La scheda è pubblicata su Best Movie di settembre a pag. 105
© RIPRODUZIONE RISERVATA