Con 51 milioni di visualizzazioni, La società della neve, survival thriller diretto da J.A. Bayona (The Orphanage, The Impossible), è uno dei film non in lingua inglese più visti su Netflix, e uno dei titoli più apprezzati del 2023 (dopo la presentazione all’80esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, concorrerà agli Oscar 2024 nella categoria Miglior film straniero per la Spagna).
La pellicola racconta la storia di sopravvivenza del famoso “Disastro aereo delle Ande” avvenuto il 13 ottobre 1972, quando un volo diretto a Santiago del Cile finì per schiantarsi nel bel mezzo della catena montuosa. Dei 45 passeggeri a bordo solo 29 riuscirono a sopravvivere all’impatto, rimanendo tuttavia intrappolati in uno degli ambienti più ostili del pianeta. La salvezza per i 16 superstiti arrivò soltanto il 23 dicembre, dopo più di due mesi di agonia.
L’uscita del film – che non è certo l’unico ad aver portato al cinema questa tragedia estrema – è stata anche l’occasione per i sopravvissuti di tornare a ricordare quei drammatici momenti. Tra essi c’è, ad esempio Carlos ‘Carlitos’ Páez Rodriguez, che ha raccontato a LADbible uno dei particolari più raccapriccianti di tutta la storia: per riuscire a restare in vita, infatti, il gruppo dovette adottare delle misure estreme come cibarsi dei corpi dei compagni deceduti.
«Tutto ciò che senti è il dolore allo stomaco e sai che, se non mangi, morirai – ha ricordato il sopravvissuto la cui storia è narrata in La società della neve. – Il primo che ha suggerito di cibarci dei cadaveri è stato Nando Parrado, quando gli ho comunicato che non c’era più cibo nella dispensa. Mi ha risposto: “Carlitos, io mangerò il pilota”. Gli è uscito spontaneo, perché nell’incidente aveva perso sua madre e sua sorella, perciò, che ne fosse consapevole o meno, ce l’aveva con il pilota».
Parrado, tuttavia, non fu l’unico a considerare questa terribile possibilità: «Anche io lo avevo pensato. Ma non avrei mai osato dirlo. L’ho menzionato ad Adolfo Strauch e, in un momento di codardia, ho dato la colpa a Nando. Ho detto: “Adolfo, Nando è pazzo, vuole mangiare il pilota”. E lui mi ha risposto: “No, Carlitos, non è così pazzo. Io e i miei cugini abbiamo avuto la stessa idea».
«Quando, dieci giorni dopo, ci è arrivata la notizia che le autorità avevano interrotto le ricerche del velivolo, è stato allora che tutti quanti abbiamo realizzato. La nostra unica possibilità per sopravvivere era cibarci dei nostri compagni di viaggio morti. Non c’era altro modo», ha concluso il sopravvissuto.
Come raccontano La società della neve e altri film, la vicenda si concluse dopo 73 giorni grazie all’impresa di Fernando Parrado e Roberto Canessa, i quali si incamminarono attraverso le Ande per cercare aiuto, riuscendo ad avvertire le autorità e a richiamare i soccorsi.
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