La vendetta dell'Eletto. Keanu Reeves è John Wick: la recensione
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La vendetta dell’Eletto. Keanu Reeves è John Wick: la recensione

L'attore torna action hero in un violento revenge movie, diretto da due ex stuntman, dove interpreta un killer vedovo

La vendetta dell’Eletto. Keanu Reeves è John Wick: la recensione

L'attore torna action hero in un violento revenge movie, diretto da due ex stuntman, dove interpreta un killer vedovo

Keanu Reeves è forse uno degli attori meno espressivi di Hollywood, ma c’è una cosa che ha sempre contraddistinto (e agevolato) la sua carriera: una straordinaria presenza scenica. Così, dopo la parentesi da regista con Man of Thai Chi, torna davanti la macchina da presa per interpretare un killer vedovo che cerca vendetta – senza redenzione – nei confronti di chi gli ha rubato la macchina e ucciso il cane (un cucciolo adorabile), le uniche cose lasciategli dalla moglie. Un ruolo da action hero che a Reeves calza a pennello: non serve un’immedesimazione da Actor’s Studio per dare credibilità a John Wick, basta la lunga esperienza maturata in un genere cinematografico che qui si ramifica in declinazioni, anche estetiche, dirette verso il videogioco e i thriller d’azione orientali, dal primo John Woo al Park Chan-wook di Oldboy.

John Wick è un film così, che non si prende – e da non prendere – sul serio e scorre tutto d’un fiato. Divertente, violento, frenetico, con sparatorie e combattimenti splendidamente coreografati dai registi Chad Stahelski e David Leitch, due ex stuntman (bellissima la scena nel night club), ha per protagonista un personaggio che, secondo le regole del noir, cerca di sfuggire a un passato che non vuole saperne di scomparire. È una figura quasi leggendaria, un’ombra di morte che aleggia nel sottobosco criminale di New York, fatto di codici, regole ferree e un hotel di lusso ben felice di dare ogni tipo di comodità ai sicari. Poche cose non funzionano (l’ultimo atto è un po’ troppo forzato), e persino l’incidente scatenante, che in qualsiasi altro contesto non reggerebbe, qui dà a Wick la giusta profondità. E porta il pubblico subito dalla sua parte. La performance di Reeves, equilibrata e furiosa, fa il resto.

«John Wick non era l’uomo nero. Era quello che chiamavi per uccidere il fottuto uomo nero». Serve altro?

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