Roberto Andò, dopo il grande successo de La Stranezza, è tornato a girare in Sicilia il suo nuovo film, L’Abbaglio, le cui riprese sono al momento in pieno svolgimento e i cui primi dettagli sono stati anticipati quest’oggi, 19 maggio, durante una presentazione all’Italian Pavilion dell’Hotel Majestic al Festival di Cannes. Nel cast ritroviamo insieme, ancora una volta, Toni Servillo, Salvo Ficarra e Valentino Picone, protagonisti del film.
L’Abbaglio, che si gira tra Palermo e altri luoghi dell’isola, è ambientato nel 1860 e si svolge durante l’epopea dei Mille in Sicilia. Oltre a Toni Servillo (Vincenzo Giordano Orsini), Salvo Ficarra (Domenico Tricò), Valentino Picone (Rosario Spitale) e Tommaso Ragno (Giuseppe Garibaldi), nel cast troviamo anche Giulia Andò, Pascal Greggory ( Jean-Luc Von Mechel), Leonardo Maltese, Andrea Gherpelli, Daniele Gonciaruk, Giulia Lazzarini, Vincenzo Pirrotta, Filippo Luna.
Nel film siamo nel 1860, quando Giuseppe Garibaldi inizia da Quarto l’avventura dei Mille circondato dall’entusiasmo dei giovani idealisti, giunti da tutte le regioni d’Italia, e con il suo fedele gruppo di ufficiali, tra i quali si nota un profilo nuovo, quello del colonnello palermitano Vincenzo Giordano Orsini. Tra i tanti militi reclutati ci sono due siciliani, Domenico Tricò, un contadino emigrato al Nord, e Rosario Spitale, un illusionista.
Sbarcati in Sicilia, a Marsala, i Mille iniziano a battersi con l’esercito borbonico, di cui è subito evidente la preponderanza numerica. In queste condizioni, per il generale appare pressoché impossibile far breccia nella difesa nemica e penetrare a Palermo. Ma quando è quasi costretto ad arretrare, Garibaldi escogita un piano ingegnoso. Affida una manovra diversiva al colonnello Orsini, che mette in piedi una colonna di feriti con uno sparuto gruppetto di militi, cui viene affidato il delicatissimo compito di far credere a Jean-Luc Von Mechel, comandante svizzero dell’esercito regio, che il generale stia battendo in ritirata all’interno dell’isola. Inizia così una partita a scacchi giocata sul filo dell’imponderabile, il cui esito finale sarà paradossale e sorprendente.
«Quest’avventura nasce dal desiderio di fare una trilogia, era una cosa che dicevo quasi come boutade durante la lavorazione de La stranezza – ha raccontato Roberto Andò -. Conoscevo questa storia, che ho ovviamente ri-studiato insieme agli sceneggiatori Massimo Gaudioso e Ugo Chiti, e che ci ha permesso un forte innesto fantastico dentro il racconto storico, mescolando dramma e comicità. È eccitante fare un film non minimalista, su uno scenario storico perfino abusato e su un quadro cui si torna a dare vita, facendo una geografia inedita di una Sicilia di boschi e di fiumi, una Sicilia verde in cui il paesaggio è uno dei protagonisti del film. C’è Palermo abbiamo girato anche a Trapani, Erice, Ficuzza, Caltabellotta, Contessa Entellina e tanti altri luoghi siciliani. Le comparse del film sono importanti perché ti danno una geografia di facce che oggi non c’è più. Fellini diceva che preferiva quasi il termine comparsa al termine attore…».
«Fu un periodo estremamente complesso, di pura idealità, se si rileggono ad esempio Giuseppe Cesare Abba e Ippolito Nievo si scopre l’entusiasmo disinteressato di giovani che che venivano dal Veneto, dalla Liguria, dalla Toscana – ha aggiunto il regista palermitano -. Un po’ come accade coi Promessi Sposi, la scuola ti fa odiare certi personaggi che sui banchi delle aule diventano inevitabilmente corrivi e retorici, mentre il cinema forse può tornare a riportare luce e fascino sulle loro figure. Mi ha fatto molto piacere leggere la recensione di Goffredo Fofi che per La stranezza ha parlato di alta didascalia, di pedagogia, che era anche qualcosa con cui Rossellini aveva fatto i conti.»
«La qualità della scrittura e della storia ci ha sorpresi, sono al quarto film con Andò che è un allievo di Sciascia, guarda la Storia come l’avrebbe guardata Stendhal: la fantasia si innesta in un episodio storico rivelandone nuovi aspetti, penso a Il rosso e il nero, a Vanina Vanini – ha detto invece Servillo, interprete di Vincenzo Giordano Orsini -. Il mio Orsini è una sorta di Guevara, veniva guardato con sospetto perché combatteva con tutte le casacche, ovunque laddove ci poteva essere ricerca di libertà. Ha combattuto coi Savoia, coi garibaldini, con gli stessi Borboni, si è spinto fino in Turchia, venne accusato di essere un traditore. Ciò che lo rende interessante sulla carta è che nonostante sia determinato e feroce ritiene che la risoluzione dei conflitti che sfocia nella violenza e nel sangue è sterile, non serve a nulla e invece grava sempre sugli ultimi della Storia. È un personaggio non così noto ma di cui ci sono busti in tutta Italia, alla fine della sua carriera militare Garibaldi lo fece sindaco a Napoli.»
A precisare e definire le coordinate del progetto, Servillo aggiunge: «Con la stranezza mi è piaciuto sfatare la retorica dei drammatici da una parte e dei comici dall’altra. Pensiamo al Totò di Uccellacci e uccellini di Pasolini, ne cito uno ma potrei dirne un’infinità. Non è una copia carbone de La stranezza ma un film che rilancia una sfida più ampia, un grande affresco storico, in cui stiamo mettendo anche un grande sforzo artistico e produttivo che meritava questa ribalta di Cannes per essere annunciato.»
Direttamente dal set del film anche Salvo Ficarra e Valentino Picone, che per interpretare il suo personaggio si è fatto crescere i baffi e delle vistose basette risorgimentali: «I nostri personaggi sono due garibaldini un po’ indisciplinati perché stonati in quest’epopea – dice Picone -. Con Roberto ritroviamo il gusto di riscoprire il dialetto siciliano e di recitare in siciliano, mentre nei nostri film pensiamo in siciliano ma recitiamo sempre in italiano. Sono due improbabili dentro una storia molto armonica, ed è sempre bello, dentro storie così auliche e solenni, aggiungere quel tono popolano che io e Salvo speriamo di portare nella storia. Il mio personaggio è un illusionista che gioca a prendere in giro tutte le persone intorno a sé. Non sapevo chi fosse Orsini, ma ho scoperto che c’era via Orsini tre strade dopo casa mia.»
«Il mio personaggio è un contadino che si unisce alle truppe di Garibaldi, in cui c’erano toscani, genovesi, piemontesi, proprio perché l’unità fu responsabilità un po’ di tutti – aggiunge invece Ficarra, con una nota scherzosa -. Roberto nei primi piani non mi dice nulla mentre quando dò le battute a Toni di spalla mi dice “bravo Salvo”, vincerò il premio come miglior attore di quinta.»
Il film, come precisato dall’amministratore delegato di Rai Cinema Paolo Del Brocco, uscirà nelle sale il prossimo 16 gennaio distribuito da 01 Distribution ed è una produzione Tramp Limited e Bibi Film con Rai Cinema e Medusa Film, in collaborazione con Netflix. Prodotto da Angelo Barbagallo e Attilio De Razza. Le vendite internazionali sono di Rai Cinema International Distribution e il progetto ha richiesto un imponente budget di 18 milioni di euro.
Foto: Lia Pasqualino
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