«Lacrime a non finire»: se cercate un film che vi faccia piangere fino a domani, questo è il titolo giusto
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«Lacrime a non finire»: se cercate un film che vi faccia piangere fino a domani, questo è il titolo giusto

Racconta con profondità il dramma di una condanna controversa e il coraggio di chi sceglie di cercare la verità

«Lacrime a non finire»: se cercate un film che vi faccia piangere fino a domani, questo è il titolo giusto

Racconta con profondità il dramma di una condanna controversa e il coraggio di chi sceglie di cercare la verità

Una scena dal film Trial By Fire

Ci sono film che non si limitano a raccontare una storia, ma la incidono nella memoria dello spettatore, come se appartenesse un po’ a tutti. La verità negata (Trial By Fire), ispirato a un caso giudiziario realmente accaduto, è uno di quei titoli. Più che un dramma giudiziario, si tratta di un toccante racconto sull’ingiustizia e il dolore, ma anche sulla dignità e la capacità umana di resistere.

La storia al centro della pellicola, uscita nel 2018, è quella di Cameron Todd Willingham, condannato a morte nel Texas degli anni ’90 per l’incendio che ha distrutto la sua casa, uccidendo le sue tre figlie. Le indagini lo dipingono fin da subito come colpevole, ma con il passare del tempo emergono dubbi, mancanze investigative e una verità meno lineare di quanto la sentenza voglia far credere.

A mettere tutto in discussione è Elizabeth Gilbert, una drammaturga che, incuriosita dal caso, inizia una fitta corrispondenza con l’uomo e intraprende un’indagine personale. La sua determinazione la porta a scontrarsi con le istituzioni, ma anche con una società spesso pronta a condannare più che a comprendere. Il loro rapporto epistolare è uno dei cuori emotivi del film: un dialogo tra due persone ai margini, che trovano nell’altro l’unico spazio di verità e ascolto.

Diretto da Edward Zwick, il film non indulge mai nel melodramma, pur raccontando una vicenda estremamente dolorosa. Le interpretazioni di Jack O’Connell nei panni di Willingham e Laura Dern in quelli di Gilbert danno corpo e voce a personaggi segnati dal trauma, ma ancora capaci di speranza. La regia asciutta, unita a una narrazione intensa e rigorosa, accompagna lo spettatore lungo un percorso che tocca corde profonde, senza forzature.

Il pubblico ha risposto con una partecipazione rara: «Una meraviglia assoluta, mi ha emozionato dall’inizio alla fine. Anche il finale mi ha spezzato il cuore», scrive un utente (via IGV). Un altro racconta: «Ho pianto dall’inizio alla fine. Non riesco ancora a smettere di pensarci». Cè poi chi, con un filo di ironia dolente, afferma: «Il postino ha suonato alla porta ma non riuscivo ad aprire, stavo piangendo troppo».

La verità negata, tuttavia, non è solo un film estremamente commovente: è anche un invito a riflettere. Come dicevamo, mette in discussione la fiducia cieca nei meccanismi della giustizia, mostra quanto sia difficile cambiare il corso di una sentenza già emessa e quante volte l’errore umano venga ignorato in nome dell’ordine costituito. In questo senso, la figura di Willingham, con tutte le sue contraddizioni, diventa emblema di una verità più complessa, che va oltre il bianco e il nero.

Se deciderete di immergervi in questa visione, capirete che si tratta di un film che richiede attenzione, rispetto e silenzio. Non tanto per i momenti drammatici, ma per ciò che accade dopo: il tempo che ci si ritrova a passare a pensarci ancora, a domandarsi se sia giusto, se sia evitabile, se possa accadere di nuovo. E la risposta, purtroppo, è spesso inquietante.

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