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Lady Gaga: è sempre stata una stella

Faccia a faccia con la popstar più trasgressiva e rivoluzionaria dell'ultimo decennio, che debutta al cinema con A Star is Born, remake del classico con Judy Garland nel quale Stefani Germanotta interpreta una cantante che sogna la fama e il successo

Lady Gaga: è sempre stata una stella

Faccia a faccia con la popstar più trasgressiva e rivoluzionaria dell'ultimo decennio, che debutta al cinema con A Star is Born, remake del classico con Judy Garland nel quale Stefani Germanotta interpreta una cantante che sogna la fama e il successo

Lady Gaga in A Star is Born

27 milioni di album venduti, 146 milioni di singoli, 6 Grammy. Ma anche un Golden Globe per la sua partecipazione ad American Horror Story, e ora il debutto su grande schermo con A Star is Born, in sala dall’11 ottobre, primo lm da regista per Bradley Cooper e quarto film della storia a portare questo titolo dopo quelli con protagoniste Janet Gaynor (1937), Judy Garland (1954) e Barbra Streisand (1976). Presentato al Festival di Venezia tra gli applausi di pubblico e critica, A Star is Born potrebbe rappresentare per Lady Gaga il trampolino di lancio verso il grande cinema, tanto che c’è chi già parla di candidatura agli Oscar. Ecco perché fa una certa impressione scoprire che Stefani Germanotta è tutto tranne che una superstar viziata: le parole d’ordine per lei sono “umiltà”, “dedizione” e, soprattutto, “imperfezione”…

Durante l’anteprima di A Star is Born a Venezia, la proiezione è stata interrotta da un fulmine che ha fatto saltare la luce: come ti sei sentita?
«Non so cosa ne pensi Bradley, ma per me è stato come un segno di Dio, è stato un momento bellissimo. Il pubblico è stato molto gentile: tutti sono rimasti seduti in attesa che riprendesse il lm, era chiaro che volevano arrivare in fondo. L’inconveniente non è stato un problema, anzi mi ha fatto sentire ancora più speciale, perché quando le luci si sono riaccese ho potuto guardare in faccia gli spettatori».

Come hai reagito quando Bradley ti ha proposto il ruolo?
«È stato un onore incredibile: sono fermamente convinta che, quando un artista abbandona il suo campo per spostarsi in un altro, la sua prima opera è sempre un’esplosione di talento – ovviamente se ha studiato, si è preparato e ha coltivato le sue qualità. Tornando a Bradley, il mio primo pensiero è stato: “Oddio, non posso credere che abbia chiamato proprio me”. È stato un onore, come dicevo, e Bradley è un regista fantastico, sempre concentrato, con una visione forte, capace di ispirare gli attori. È una persona libera e piena di passione: le scene che abbiamo girato insieme, ma anche quelle in cui lui faceva solo il regista, sono state le esperienze artistiche più soddisfacenti della mia carriera».

Che effetto ti ha fatto vederti sul grande schermo?
«Mi sono sentita molto vulnerabile, perché al cinema vedi ogni dettaglio, la tua faccia e il tuo corpo diventano enormi, impossibili da gestire… è diverso dal rivedersi in Tv come per American Horror Story, è travolgente e molto emozionante. Anche per questo sono molto grata a Bradley, che è un uomo incredibile, un attore di talento, un regista eccezionale ma anche un compagno di viaggio, un amico. Guardando il film, basta vederlo comparire la prima volta per capire che fa sul serio, che è una rockstar. Una delle prime cose che ci siamo detti quando abbiamo cominciato le riprese è stata “entro i primi dieci minuti di lm bisogna convincere il pubblico che tu sei il musicista e io l’attrice, non viceversa”».

Leggi l’intervista completa su Best Movie di ottobre

Foto: © Warner Bros.

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