L'Africa, la vera protagonista de La vita facile
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L’Africa, la vera protagonista de La vita facile

Lucio Pellegrini porta in Kenya i protagonisti del suo ultimo film. Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi e Vittoria Puccini ci raccontano com'è stato lavorare nel continente nero...

L’Africa, la vera protagonista de La vita facile

Lucio Pellegrini porta in Kenya i protagonisti del suo ultimo film. Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi e Vittoria Puccini ci raccontano com'è stato lavorare nel continente nero...

Alla conferenza stampa milanese di La vita facile, tutti i riflettori sono puntati sui protagonisti: la bellissima “donna del gruppo”, Vittoria Puccini, e i due amici – sullo schermo e soprattutto nella vita – Pierfrancesco Favino e Stefano Accorsi, che in più occasioni hanno dato prova del loro affiatamento prendendosi in giro reciprocamente («Stefano, respira, sbottonati perché quel gilet ti sta mandando in apnea e ti sta venendo er capoccione», «Favino è solo geloso della mia pochette». E ancora: «Mi raccomando, è stato istituito un numero verde per donare due euro e far rimanere Accorsi in Francia. Senza il vostro aiuto rischia di tornare in Italia. Telefonate, vi prego» attacca Favino; «Volevo dirvi che questo è il nostro sesto film insieme. E anche l’ultimo» risponde Accorsi). Sono loro i veri mattatori dell’ultima commedia di Lucio Pellegrini (Figli delle stelle), nella quale il regista ha voluto sperimentare e mescolare più stili «proprio come accadeva nella grande commedia all’italiana di Gassman, Sordi & Co. La commedia è il punto di partenza, ma c’è anche un elemento avventuroso, di azione, oltre naturalmente a un approfondimento psicologico ed emotivo dei personaggi». Il suo vuole essere un cinema divertente e amaro, «come nella miglior tradizione italiana», senza buonismi nè lieto fine, e con tre protagonisti a modo loro cinici, egoisti e totalmente centrati su se stessi, come conferma Vittoria Puccini: «il mio personaggio è molto ambiguo. Ginevra è una ragazza superficiale, alla ricerca di una vita facile, comoda e in Africa risulta assolutamente ridicola. E’ un pesce fuor d’acqua. La sfida per me è stata proprio quella di entrare nelle sue logiche calcolatrici e manipolatrici».
Inutile  dire, però, che la vera protagonista del film è un’altra: l’Africa. Tre settimane di riprese in Kenya che hanno lasciato il segno, anche perché per tutti e tre si trattava della prima esperienza nell’Africa nera, quella non turistica, quella più genuina e vera. «Abbiamo iniziato a girare il film proprio lì con l’intento di approcciarci in modo rispettoso a questa terra meravigliosa, senza strumentalizzarla e senza lasciarsi andare a facili buonismi» racconta Accorsi. «La cosa che da subito mi ha affascinato è l’estremo e feroce attaccamento alla vita che qualunque essere emana e l’energia che ti trasmette e ti pervade. Vita  e morte si intrecciano di continuo. Tutto può cambiare da un momento all’altro. Anche per questo l’Africa è un Paese che ti mette a nudo». «E soprattutto ti mette subito al tuo posto, a livello naturale» aggiunge Favino. «Il mal d’Africa, in realtà, non è quello che ti viene tornando a casa, ma quello che provi stando là. Stare in Africa è duro. Perché si tratta di un mondo completamente diverso dal nostro, a cui non è facile adattarsi. E soprattutto non è facile comprendere le loro logiche, il loro modo di vivere. Il fatto che la loro vita sia perennemente in pericolo fa sì che gli africani, almeno quelli che abbiamo incontrato noi in Kenya, assumano un atteggiamento fatalista e quasi remissivo nei confronti della loro esistenza. E quello che si può fare, andando là, così come ad esempio fa Oxfam Italia (una delle più grandi associazioni a livello mondiale specializzata in aiuto umanitario e di cui Vittoria e Pierfrancesco sono testimonial, ndr), è cercare di renderli consapevoli delle energie e delle risorse che loro hanno a disposizione e che potrebbero sfruttare per vivere una vita migliore. Bisogna semplicemente aiutarli a credere più in se stessi. L’Africa che viene fotografata nel film è un’Africa che non “serve” a rendere migliori i personaggi; al contrario, permette loro di stagliarsi in tutta la loro negatività. E credo che proprio quest’onestà di fondo sia il miglior tributo che noi potessimo fare a questa terra straordinaria».

Leggi le interviste a Stefano Accorsi e Pierfrancesco Favino.

La vita facile conferenza stampa

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