Tra podcast, film, documentari e docu-serie, il genere true crime, incentrato sui più eclatanti casi di cronaca nera, è in costante crescita negli ultimi decenni. Per la maggior parte, si tratta di prodotti che mirano a informare e intrattenere allo stesso tempo, giocando spesso sulla curiosità dello spettatore. Tuttavia, è accaduto che alcuni titoli si rivelassero determinanti nella riapertura, se non addirittura nella risoluzione, di casi importanti.
Uno degli episodi più sorprendenti è quello relativo a The Jinx – La vita e le morti di Robert Durst, miniserie prodotta da HBO nel 2015, con la regia e la scrittura di Andrew Jarecki. Disponibile in Italia su Sky e NOW, la serie ripercorre la vita del multimilionario Robert Durst, la cui figura era legata a tre casi all’epoca non ancora risolti: la scomparsa di sua moglie Kathie nel 1982; l’assassinio della scrittrice Susan Berman nel 2000 e la morte e lo smembramento del corpo del suo vicino Morris Black nel 2001. L’uomo era stato processato per tutti e tre i casi, ammettendo però di aver commesso soltanto il terzo, per legittima difesa.
Il documentario ricostruisce la vicenda attraverso diverse fonti, tra cui interviste al sospettato, ricostruzioni, resoconti, foto e video d’archivio e incontri con le persone coinvolte nelle indagini. La cosa interessante è che l’opera è stata fortemente voluta da Durst stesso, che ha contattato in prima persona il regista – il quale aveva precedentemente girato un film biografico su di lui – offrendosi di essere ripreso e intervistato per oltre 20 ore. La sua speranza era quella di mettere insieme del materiale che potesse provare una volta per tutte la sua innocenza.
Tuttavia, poche ore prima della trasmissione dell’ultimo episodio di The Jinx, i giornali hanno riportato la notizia dell’arresto di Durst per l’omicidio di Susan Berman. A incastrarlo è stato proprio il documentario stesso: dopo l’ultima intervista con Jarecki, l’uomo si sarebbe alzato per andare in bagno e, ignorando che il suo microfono fosse ancora acceso e collegato, avrebbe pronunciato la frase: «Ebbene sì, mi avete beccato. Lui ha ragione e io ho torto. […] Che cosa ho fatto? Li ho uccisi tutti io, ovviamente».
Nel 2020, Durst è stato condannato per tutti e tre gli omicidi al carcere, dove è morto nel 2022 a causa dell’infezione da Covid-19. La sua vicenda, tuttavia, non si è conclusa del tutto: attorno al documentario ci sono luci e ombre, con diverse voci che accusano il regista di aver manipolato le prove. In particolare, una trascrizione presentata durante il processo nel 2019 proverebbe che la frase pronunciata da Durst non fosse una vera e propria ammissione di colpa, e che sia stata pesantemente rimaneggiata in fase di editing.
Fonte: WhatCulture
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