L'attacco dei giganti, l'oscuro motivo per cui il famoso anime è stato bandito in Cina
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L’attacco dei giganti, l’oscuro motivo per cui il famoso anime è stato bandito in Cina

E questo non è l'unico Paese asiatico ad aver posto veti e censure assurde sull'opera di Hajime Isayama

L’attacco dei giganti, l’oscuro motivo per cui il famoso anime è stato bandito in Cina

E questo non è l'unico Paese asiatico ad aver posto veti e censure assurde sull'opera di Hajime Isayama

L'attacco dei giganti

L’attacco dei giganti di Hajime Isayama è sicuramente uno dei manga e anime più popolari degli ultimi anni, con numerosi premi vinti e record conquistati, tra cui quello di aver scalzato persino l’imbattibile One Piece dal primo posto della classifica nel 2014. L’opera di Isayama ha generalmente sollevato commenti entusiasti, ed è stata definita “memorabile”, “imprevedibile” e “ricca di suspense”. Ma, come spesso accade, anche qui non sono mancate le polemiche.

Nel 2015, il Ministero della Cultura cinese ha bandito dal Paese 38 serie d’animazione giapponesi, con la giustificazione della presenza di «scene di violenza, pornografia, terrorismo e oltraggio alla pubblica morale». Tra esse c’era proprio L’attacco dei giganti, oltre ad altre famose saghe come Death Note e Claymore. Senza dubbio, gli elementi di violenza e “terrorismo”, se così vogliamo chiamarlo, sono riscontrabili nella storia, che parla della lotta per la sopravvivenza dell’umanità contro i giganti, enormi creature umanoidi che divorano le persone senza un apparente motivo.

Eppure, sembra che dietro la decisione del governo cinese ci sia un altro motivo, ben più oscuro. Infatti, l’anime ha avuto un grande successo specialmente nella regione di Hong Kong, in cui i giovani si sono fortemente riconosciuti nella tematica della lotta per la libertà, interpretando l’invasione dei giganti come una metafora della minaccia della Cina continentale. L’escalation di questo movimento è avvenuta nel 2014, quando durante una protesta un gruppo di attivisti ha costruito un pupazzo raffigurante il Gigante Colossale, paragonando la storia de L’attacco dei giganti al dominio della Cina su Hong Kong. 

E la Cina non è l’unico Paese asiatico in cui si sono levate queste proteste contro l’opera di Isayama, spesso tacciata di promuovere l’imperialismo e di rappresentare in maniera nostalgica il militarismo giapponese della Seconda guerra mondiale. Nel 2010, ad esempio, il blog dell’autore è stato invaso da insulti e minacce di morte, dopo che l’autore ha rivelato che il personaggio di Dot Pixis è ispirato al generale dell’Esercito imperiale giapponese Akiyama Yoshifuru.

Oltre alla Cina, L’attacco dei giganti è stato bandito in Russia, perché ritenuto colpevole di promuovere la violenza tra minori. Anche in Corea del Sud l’anime non è ben visto a causa del rapporto conflittuale con il Giappone a seguito del lungo e crudele periodo di occupazione giapponese. Nel 2018, ad esempio, la popolare idol Kang Hye Won è stata attaccata dall’opinione pubblica per aver consigliato ai suoi fan di guardare la serie.

E, per finire, il premio per la censura più ridicola va senza dubbio alla Malaysia, che nel frattempo si è concentrata su una questione del tutto differente: la nudità dei giganti. Ebbene sì, in questo Paese L’attacco dei giganti è visibile senza restrizioni, ma si è deciso di coprire gli “osceni” personaggi dei mostri (che in realtà non possiedono neanche i genitali)… disegnandogli dei pantaloni addosso!

Fonte: SlashFilm

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