L'élite di Hollywood contro Jonathan Glazer: 500 adesioni raccolte, ecco chi sono i firmatari
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L’élite di Hollywood contro Jonathan Glazer: 500 adesioni raccolte, ecco chi sono i firmatari

Una lettera di protesta che ha raccolto moltissime firme e che sta facendo molto discutere la Mecca del cinema e il suo establishment negli ultimi giorni

L’élite di Hollywood contro Jonathan Glazer: 500 adesioni raccolte, ecco chi sono i firmatari

Una lettera di protesta che ha raccolto moltissime firme e che sta facendo molto discutere la Mecca del cinema e il suo establishment negli ultimi giorni

Jonathan Glazer The Zone of Interest

Nei giorni scorsi più di 1.000 creativi, dirigenti e professionisti di Hollywood ebrei hanno firmato una lettera aperta in cui denunciano pubblicamente e si schierano contro il discorso agli Oscar 2024 di Jonathan Glazer, il regista britannico premiato nella categoria di miglior film internazionale per il suo ultimo The Zone of Interest (il suo acceptance speech ve lo avevamo raccontato nel dettaglio QUI).

L’elenco dei co-firmatari, fornito a Variety lunedì mattina e ampiamente circolato in rete dopo la diffusione della notizia, includeva attori (Debra Messing, Tovah Feldshuh), dirigenti (Gary Barber, Gail Berman), creativi (Amy Sherman-Palladino, autrice di Una mamma per amica e The Marvelous Mrs. Maisel), registi (Eli Roth, storico compagno di merende di Quentin Tarantino, e Rod Lurie), produttori (Lawrence Bender, Amy Pascal, Hawk Koch, Sherry Lansing) e rappresentanti (Jake Fenton della UTA, Jeffrey Greenberg di Gersh, l’avvocato Craig Emmanuel). Circa 500 persone in più hanno aggiunto i loro nomi, alla lista di già quasi 500 nomi che hanno firmato il documentario originario, nel momento in cui la lettera aperta è stata pubblicata per la prima volta.

Se il drammaturgo Tony Kushner aveva difeso il discorso di Glazer definendolo una “dichiarazione ineccepibile e irrefutabile” in merito al conflitto in atto tra Israele e Hamas, la dichiarazione del gruppo di firmatari riporta invece quanto segue, con una presa di posizione dai toni molto aspri:

Rifiutiamo che la nostra ebraicità venga derubata allo scopo di tracciare un’equivalenza morale tra un regime nazista che ha cercato di sterminare una razza di persone e una nazione israeliana che cerca di evitare il proprio sterminio”.

Con dalla sua co-firmatari di alto profilo come Jennifer Jason Leigh, il produttore di La La Land Gary Gilbert e i creatori di “The Americans” Joel Fields e Joe Weisberg, la dichiarazione aggiunge: “L’uso di parole come ‘occupazione’ per descrivere una popolazione indigena, il popolo ebraico, che difende una patria che risale a migliaia di anni fa e che è stata riconosciuta come Stato dalle Nazioni Unite, distorce la storia. Dà credito alla moderna diffamazione del sangue che alimenta un crescente odio antiebraico in tutto il mondo, negli Stati Uniti e a Hollywood”.

La missiva, che fa leva dunque sul tema dell’anti-semitismo, arriva in risposta al controverso discorso di accettazione del regista Jonathan Glazer agli Oscar del 10 marzo scorso, dopo che il suo film sull’Olocausto La zona di interesse, tratto dall’omonimo romanzo di Martin Amis, ha vinto il premio come miglior film internazionale, battendo peraltro la concorrenza di Matteo Garrone, che si è poi “sfogato” nei giorni successi, e del suo Io Capitano.

Con il produttore James Wilson e il finanziere Len Blavatnik al suo fianco sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles, Glazer aveva dichiarato:

Tutte le nostre scelte sono state fatte per riflettere e confrontarci nel presente, per non dire guarda cosa hanno fatto allora, ma piuttosto guarda cosa facciamo adesso. Il nostro film mostra dove conduce la disumanizzazione nella sua forma peggiore. Ha plasmato tutto il nostro passato e presente. In questo momento, siamo qui come uomini che rifiutano la loro ebraicità e l’Olocausto, dirottati da un’occupazione che ha portato al conflitto così tante persone innocenti. Che si tratti delle vittime di ottobre, delle vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in corso a Gaza, tutte vittime di questa disumanizzazione, come possiamo resistere?”

Dopo l’intervento Glazer ha ricevuto applausi al Dolby Theatre, alcuni dei quali entusiasti, come quello della star di Povere creature! Mark Ruffalo. Nei giorni successivi, tuttavia, il discorso di Glazer è diventato un tema di scottante e urgente attualità presso l’establishment della Mecca del cinema hollywoodiano. I registi Asif Kapadia e Jesse Peretz, raggiunti da Variety, hanno espresso il loro sostegno a Glazer, e tra i firmatari c’è anche Julianna Margulies, che si è scusata per i suoi controversi commenti sui sostenitori neri e LGBTQ della causa palestinese.

Le sue parole suonavano stranamente simili al famigerato discorso da ‘teppista sionista’ di Vanessa Redgrave“, dice la produttrice di “Modern Family” Ilana Wernick del discorso di Glazer. “Solo che questa volta non c’era Paddy Chayefsky ad alzarsi e dire la cosa giusta. Purtroppo, l’odio verso gli ebrei ha avuto la meglio. Ecco perché così tanti di noi nel settore si sono aiutati a vicenda. È stata una notte molto triste, molto spaventosa. Scrivere la lettera non è stato solo catartico per noi. È qualcosa che dovevamo fare”.

L’attore di “Stranger Things” e “Fleabag” Brett Gelman ha fatto eco a questo sentimento: “Non c’era alcuna preoccupazione su come avrebbero reagito gli ebrei a un discorso del genere, a quell’applauso rivolto a quelle spille rosse, quando nemmeno i nostri ostaggi vengono menzionati, ed è semplicemente incredibilmente doloroso, incredibilmente doloroso. È davvero sconcertante per me che le persone abbiano scelto di tacere quella notte” (diversi partecipanti all’Oscar, tra cui Ruffalo e Billie Eilish, indossavano una spilla di Artists4Ceasefire.)

Se Israele fosse esistito negli anni ’30 e ’40, Auschwitz non sarebbe esistito“, afferma Jakubowicz, che ha diretto Resistance – La voce del silenzio, con Jesse Eisenberg. “Il Sig. Glazer ha utilizzato la memoria delle vittime delle camere a gas per attaccare coloro che cercavano di salvare i sopravvissuti all’Olocausto e i loro parenti dalla prigionia e dalla schiavitù sessuale. È importante invocare la pace, e lo facciamo tutti. Ma in questo conflitto la disinformazione prolunga la guerra. E i suoi commenti purtroppo hanno dato legittimità alle reti di propaganda interessate a prolungare la guerra per demonizzare il popolo ebraico”.

Il regista britannico di “Birth – Io sono Sean” e “Under the Skin” posa con l’Oscar come miglior film internazionale vinto agli Oscar 2024 con “La zona di interesse”. Foto: Rodin Eckenroth/Getty Images

L’attrice di The Affair Noa Tishby afferma: “Lo scioccante tentativo di Glazer di attribuire la colpa dei problemi globali alla sua ebraicità e all’Olocausto rivela la significativa disconnessione presente tra alcuni a Hollywood”. Il rabbino Marvin Hier, due volte vincitore dell’Oscar e fondatore del Centro Simon Wiesenthal, afferma di essere rimasto sconvolto non solo dalle parole di Glazer ma anche dalla reazione ad esse nel Dolby Theatre: “Non potevo crederci. Se non l’avessi saputo, avrei pensato che si trattasse di una manifestazione di Hamas. Dov’era il pubblico? La gente avrebbe dovuto alzarsi e fischiare”.

Nella Striscia di Gaza si stima che finora siano state uccise in tutto almeno 31.800 persone palestinesi.
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Jonathan Glazer

Bad Bunny, Jonathan Glazer e Dwayne “The Rock” Johnson agli Oscar 2024. Foto: Arturo Holmes/Getty Images

 
Fonte: Variety
Foto di copertina: Arturo Holmes/Getty Images
 

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