Lillo Petrolo è stato – e continuerà ad essere – un grande protagonista di questa edizione di Lucca Comics & Games. Non solo nei panni dell’aiutante di Babbo Natale che verrà raccontato nel panel della nuova serie Elf Me, in arrivo su Prime Video, ma anche con un lato un po’ meno noto della sua personalità.
Mentre a Palazzo Arnolfini è in corso la mostra Lillo: viaggio al centro del modellismo, che omaggia la passione del comico e attore per la pittura di miniature – dalle riproduzioni di epici personaggi fantasy a quelle dei supereroi DC – esponendo molte delle sue creazioni, al Teatro del Giglio va in scena The Dark Side of Lillo, un incontro dedicato proprio a questo hobby. Una chiacchierata sul modellismo e, più in generale, anche sull’arte, che ha visto salire sul palco anche il fumettista Simone Bianchi e il direttore di Lucca Comics & Games, Emanuele Vietina.
«Per me la miniatura è come il galeone di Dylan Dog”, ha spiegato Lillo, parlando di come le miniature rappresentino da un lato un modo per mettere alla prova le proprie doti artistiche, mentre dall’altro un vero e proprio mezzo attraverso il quale spegnere il cervello ritirandosi in un mondo a parte. «Sta lì, io la tengo per mesi sopra il tavolo e dipingo quella mezz’oretta prima di andare a letto, perché in realtà mi scarica la mente. Perché quando dipingi ci sei solo tu e la miniatura, non c’è nient’altro. L’unica cosa che ti interessa è cercare di creare una luce accattivante per quell’orco o per quell’elfo: sei solo tu e l’elfo».
Come spesso capita quando si ha un hobby considerato “da nerd” – succede con i fumetti, i giochi da tavolo, i videogames e tanto altro -, anche il modellismo viene spesso bollato come un’attività più pensata per i bambini che per gli adulti. A tal proposito, Lillo ci tiene a precisare che, al contrario delle apparenze, si tratta di arte a tutti gli effetti.
«Tutti mi dicono “dipingi i pupazzetti”, perché pensano che si tratti solo di questo. Ma in realtà è una pittura vera e propria con tecniche di luci, ombre, effetti e anche i suoi maestri, come Cartacci, Lazzaro, Farabi e altri. Sono artisti senza se e senza ma, perché la miniatura è come l’illustrazione. Hai lo stesso identico approccio, specialmente nel fantasy. La tavolozza che io uso è le stessa che utilizzerebbe un illustratore per fare un quadro, un’immagine o una copertina. Ci tengo a far capire che si tratta di un hobby che si avvicina molto all’arte pura. Mi piace davvero l’idea che questo mondo, che è molto piccolo, sia divulgato».
L’arte in generale, ad ogni modo, che si tratti di dipingere miniature, disegnare fumetti o fare musica, ha sempre fatto parte della vita di Lillo. Oggi realizzare una mostra dedicata ai suoi modellini rappresenta un po’ il classico “sogno che si avvera”:
«Col fumetto ci sono stati due o tre anni di fatica enorme, in cui portavo i miei disegni agli editori e mi veniva detto che facevano schifo – ed era vero, anche se all’epoca mi lamentavo dicendo che non capivano niente. Poi comunque la passione per l’arte in generale c’era e per puro caso l’ho trasferita nella musica, quindi sono nati i Latte e i suoi derivati [ndr. La band musicale formata da Lillo e Greg] a Roma, che hanno avuto un successo inaspettato e hanno iniziato ad impegnarmi molto. Allora diciamo che ad un certo punto ho un po’ “cambiato indirizzo”, dal fumetto sono passato alla musica. Ora che l’esperienza musicale è terminata, questa passione è comunque rimasta, e alla fine l’ho trasferita nelle miniature».
Una passione che è stata terapeutica anche durante il ricovero in ospedale per Covid-19, quando, trovandosi a trascorrere del tempo in terapia intensiva, ha usato il disegno come valvola di sfogo e distrazione. A tal proposito, Lillo ha anche raccontato un divertente aneddoto in merito:
«Quando ero in ospedale c’era questo infermiere che mi aveva riconosciuto. Mi fa: “Senti, non ti ho chiesto una foto” – per ovvi motivi, stavo con la maschera, ero pallido, non pareva il caso – “ma per favore potresti farmi un disegno?”. E mi faceva piacere l’idea di essere mentalmente impegnato in qualcosa di artistico, dato che avevo tutto il tempo del mondo. Ad un certo punto lui esce ed entra il primario che mi dà la notizia della terapia intensiva, dicendo “stai tranquillo, non è grave, ma per sicurezza è meglio spostarti per monitorarti meglio”. Allora torna questo infermiere che fa “senti, ho saputo della terapia intensiva, non è che me lo puoi fa subito il disegno, perché non so se torni”. Lui intendeva che mi avrebbero spostato in un altro reparto e non ci saremmo più visti, però ecco, detta così… te devo dì che non suona bene».
Ad ogni modo, quella per l’arte e, nello specifico, per il modellismo, è una passione che ha portato Lillo a raggiungere importanti traguardi nel corso degli anni, l’ultimo dei quali è la mostra dedicata ai suoi lavori a Lucca Comics. Tra gli altri riconoscimenti, anche diversi premi nel settore del miniaturismo: «Quelli che più di tutti mi riempiono di orgoglio sono quelli vinti ai mondiali di Girona e di Montreaux per la pittura di miniature, sia storiche che fantasy».
© RIPRODUZIONE RISERVATA