Adesso che di Lo chiamavano Jeeg Robot si parla ormai da qualche mese, cioè dal Festival di Roma (qui la recensione scritta all’epoca), passando per il Lucca Comics e le molte anteprime gratuite prese d’assalto in giro per l’Italia, adesso che è uscito anche il fumetto in edicola e il film non è più un mistero, ma una specie di certezza fragile che attende una conferma dal box office, fare un punto sull’operazione significa guardarla da una certa distanza.
Cinecomic adulto, perché violento, erotico, con una forte componente sociale, Lo chiamavano Jeeg Robot ha molto più a che spartire con Super di James Gunn o con Kick-Ass che con i film Warner/DC o Disney/Marvel: non è un fantasy per famiglie, ma un noir con delle componenti soprannaturali e una bizzarra vena punk, che esplode nell’ultima parte.
La scommessa produttiva non è quindi legata soltanto all’anomalia italiana, alla nostra difficoltà a produrre cinema di respiro internazionale, ma è doppia, perché comprende gli stessi rischi – seppure su altra scala – che si prende per esempio la FOX quando sceglie di realizzare Deadpool; ovvero contenere i costi di un genere costoso come il cinecomic, e realizzare un film fortemente targettizzato, che non scenda a compromessi censori o narrativi.
Lo chiamavano Jeeg Robot è quindi un’opera coraggiosa perché esiste contemporaneamente in assenza di un’industria in grado di metterla assieme, e con il dubbio legittimo che esista un pubblico sufficientemente ampio per accoglierla e renderla redditizia. Che poi è la ragione per cui è auspicabile che il progetto regga: è una forma di pionierismo, punta il dito su un mercato, ne sostiene l’esistenza; vederlo in massa significa raddoppiare le frontiere al cinema italiano.
In questo senso la storia del ladruncolo di Tor Bella Monaca che si trasforma in un energumeno indistruttibile (quella peculiare varietà gladiatoria, non magica, dei superpoteri che condivide appunto con i mecha di Go Nagai) dopo essere caduto nel Tevere, si innamora di una ragazza vittima di abusi domestici, e affronta un villain la cui ambizione nasce dalla peggior televisione commerciale, oltre ad essere un racconto avvincente, e un action movie non convenzionale, rappresenta una specie di scommessa cinefila collettiva, una spinta verso nuovi immaginari.
© RIPRODUZIONE RISERVATA