Locarno 64: Terri, se il preside John C. Reilly coglie l'attimo fuggente
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Locarno 64: Terri, se il preside John C. Reilly coglie l’attimo fuggente

In concorso "i ragazzi difficili" di Azazel Jacobs

Locarno 64: Terri, se il preside John C. Reilly coglie l’attimo fuggente

In concorso "i ragazzi difficili" di Azazel Jacobs

Nominato per il Grand Jury Prize al Sundance, dagli Usa è approdato – in concorso al Festival del film LocarnoTerri. Lo vediamo all’anteprima aperta al pubblico del Fevi, arrivato a centinaia per assistere alla proiezione, che si conclude con un sonoro e prolungato applauso al regista, Azazel Jacobs (Momma’s Man e The GoodTimesKid), che si ferma in sala a rispondere alle domande degli spettatori.

Il cinema è costellato di film dedicati agli adolescenti difficili, al rapporto prezioso o pericoloso tra studenti e docenti. Il più delle volte, ricordiamo queste relazioni per i loro toni estremi o per i loro memorabili e tragici fallimenti. Qui, invece, Jacobs ci presenta una piccola storia di grandi eroi, Terri (Jacob Wysocki) il ragazzo grasso zimbello di tutti i compagni che si presenta a scuola in pigiama e dà la caccia ai topolini, e il preside Fitzgerald (John C. Reilly), che con i suoi alunni difficili riesce a cogliere l’attimo fuggente, memore delle disavventure del proprio passato.

Terri, in particolare, colpisce l’attenzione dell’uomo tra il “gruppo di mostri” (come lo definisce il protagonista) che viene settimanalmente chiamato all’appello per chiacchierate individuali. Il ragazzo è acuto quanto sensibile, la sua fiducia e la sua stima vanno conquistate giorno dopo giorno… in cambio di un affetto sincero. Come il ragazzo, abbandonato dai genitori, si prende cura dello zio malato e della casa, così fa con il preside, per il quale diventa un sostegno a sua volta, un confidente, un amico. Il rapporto instaurato lo fa sentire finalmente utile e apprezzato e forte abbastanza per aprirsi a nuovi amici inattesi tra i banchi di scuola. Come la ragazza più bella e popolare dell’istituto, che improvvisamente finisce nel gruppo dei “reietti”.

Riuscitissima l’interpretazione di Reilly, ma soprattutto quella dei ragazzini, tutti esordienti, che però reggono la scena da veri professionisti. E così hanno affrontato anche il lavoro sul set, aggiungendo note contemporanee al Metodo Stanislavskij. “Prima delle riprese della scena in cui i ragazzi si ubriacano, Bridger ZadinaChad è venuto da me e ha detto: ‘per prepararmi ho studiato la gente ubriaca su YouTube’”, rivela il regista alla fine della proiezione.

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