Tra tanti format che si sono affacciati alla ribalta delle piattaforme negli ultimi anni, mettendosi a fare concorrenza a film e serie tv, ce n’è uno che ha catalizzato tanto l’attenzione degli spettatori quanto l’interesse della critica. Ci è riuscito lavorando in modo intelligente sul linguaggio della “real tv”, ibridandola con stimoli provenienti dal teatro di improvvisazione e dalla stand-up comedy, citando pure la storia della programmazione lineare attraverso personaggi come Corrado Guzzanti e il Mago Forrest. Stiamo parlando naturalmente di LOL – Chi ride è fuori, lo show di Prime Video che, dopo lo speciale natalizio dello scorso dicembre, è tornato da oggi giovedì 9 marzo 2023 con la sua terza edizione.
La formula è sempre la stessa: un gruppo di comici che si sfidano a “non ridere” in una arena allestita a mezza via tra un palcoscenico di Zelig, un salotto domestico e il bancone di un pub. Il cast, come nelle precedenti edizioni, mette assieme diverse generazioni e quindi diversi tipi di comicità, destinati a sfidarsi sia sul terreno dell’improvvisazione totale che di numeri da cabaret scritti (o almeno “appuntati”) a tavolino.
A tenere le redini della sfida, e a estrarre i cartellini che mettono fuori gioco i concorrenti, c’è ancora una volta Fedez, affiancato in questa edizione dall’ex-concorrente Frank Matano. Ed è proprio con Fedez che abbiamo parlato dei nuovi sfidanti dello show, di risate sullo schermo e nella vita di tutti i giorni, e di cinema più in generale.
Mi racconti il cast di quest’anno scegliendo un aggettivo per ciascuno dei concorrenti?
«Luca e Paolo sono una coppia veramente “dinamitarda”».
Herbert Ballerina?
«“Herbertballerina” è già un aggettivo a sé. Herbert Ballerina è “herbertballerina”».
Fabio Balsamo?
«Devo stare attento a non spoilerare… diciamo “intraprendente”».
Cristiano Caccamo?
«La quota stupore».
Paolo Cevoli?
«Classicone».
Nino Frassica?
«È il totem di questa edizione».
Marta Filippi?
«Effetto sorpresa».
Brenda Lodigiani?
«Posso dire che è quella che mi ha fatto ridere di più».
E per chiudere Marina Massironi.
«Travolgente, ma in senso ironico, perché i suoi personaggi sono tendenzialmente sornioni».
Frank Matano è stato la rivelazione di questo format fin dalla prima edizione e stavolta co-conduce…
«Ci troviamo molto bene, Frank è bravissimo a improvvisare, è nato per farlo, non ha praticamente bisogno di preparazione. C’era già nel primo LOL e ha sempre rispettato le attese. Al tavolo, nella control room, mi è di grande aiuto».
Sei diventato un esperto di improvvisazione comica ormai, dopo tre edizioni e uno speciale, e tutti questi comici passati in trasmissione come concorrenti. Qual è per te il segreto per essere efficaci?
«Soprattutto da un certo momento in poi, in cui la gara è in uno stadio avanzato, le gag migliori sono quelle totalmente improvvisate, senza nessuna preparazione dietro».
Tu pensi che saresti un buon concorrente?
«No, direi di no… non ho quel tipo di velleità».
A proposito di linguaggi comici, sei un appassionato di stand-up comedy?
«Molto. A me piace in particolare Giorgio Magri. Tra gli americani certamente Louis CK e tutti i grandi classici».
E nella vita di tutti i giorni cosa ti fa ridere?
«Beh, i bambini per esempio sono molto, molto comici».
Diventare padre ha cambiato la tua sensibilità?
«Non particolarmente, se devo mettermi ad analizzare la cosa».
E la malattia?
«Non ha influito particolarmente nemmeno questo».
I film comici di culto per te quali sono?
«Tutti i Fantozzi sono un grande culto italiano e lo sono anche per me».
Se ti vuoi rilassare la sera che generi scegli?
«Soprattutto i thriller».
Qualche tempo fa hai detto sui social che ormai la critica cinematografica conta pochissimo, secondo te cosa potremmo fare per comunicare meglio i film e quel che gli sta attorno?
«Guarda, più che entrare nello specifico sul giornalismo cinematografico, credo che il giornalismo online dovrebbe cambiare radicalmente. In rassegna stampa ormai ci finisco anche se tiro lo sciacquone dell’acqua. Pensare che ci sono persone che di professione devono scrivere di queste cose mi sembra svilente prima di tutto per loro. Il clickbait che trasforma non-notizie in notizie, fa passare in secondo piano quel che dovrebbe fare un giornalista, ovvero informare».
Foto: Stefania D’Alessandro/Getty Images
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