Dalla Casa Bianca alle strade di Londra. Lo scenario si apre in Attacco al potere 2 – London Has Fallen, sequel dell’Olympus Has Fallen di Antoine Fuqua, e con esso aumenta la portata della minaccia, che stavolta viene dal medio oriente.
Un pericolo che il film non sviluppa dilungandosi in complesse dinamiche geo-politiche, ma aggrappandosi al profondo senso di vulnerabilità che il mondo avverte oggi. Un mondo in cui le esecuzioni vengono riprese e veicolate attraverso i media e i social, trasformati in macabre vetrine.
Nessuno è al sicuro, nemmeno in una metropoli come Londra, per altro già colpita al cuore dal terrorismo con gli attentati in metropolitana del 2005. Ma quella è cronaca, mentre qui siamo in un action ad alto ritmo in cui un’organizzazione terroristica sfrutta i funerali del Primo Ministro inglese per eliminare i principali leader mondiali, riuniti per la cerimonia – se ve lo state chiedendo, quello italiano si chiama Antonio Giusto e prima di saltare in aria si gode un giro turistico per l’abbazia di Westminster con la sua compagna trentenne… -. Il presidente degli Stati Uniti (Aaron Eckart) è il più fortunato di tutti perché accanto a lui c’è sempre la guardia del corpo Mike Banning, interpretato da un Gerard Butler ancora più granitico e incazzato del primo film.
Banning è una macchina da combattimento vicinissima agli eroi action vecchio stile: è uno che dice “prepararsi all’impatto” prima che un missile colpisca l’elicottero su cui viaggia o che sciorina battute a effetto dopo aver spezzato il collo a qualcuno. Il sequel punta tutto su di lui e sul suo vagare per le strade deserte di Londra con il numero uno degli States: situazione vagamente carpenteriana, la loro, ma nonostante il testosterone, Banning non è Jena Plissken e London Has Fallen non può essere 1997: Fuga da New York. E nessuno lo pretende infatti, ma il problema è che virtuosismi registici come il piano sequenza o lo riprese in soggettiva con tanto di visione notturna (di chiara ispirazione videoludica) convivono con clichés narrativi che anziché essere reinterpretati a nome di una certa originalità, rimangono ancorati agli stereotipi del genere e la storia risulta a tratti telefonata.
Resta comunque un intrattenimento dalle caratteristiche di uno sparatutto, tra muscoli e pallottole. Per chi non chiede nulla di più, c’è abbastanza per divertirsi.
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