È passata una settimana dalla conclusione di uno dei serial tv più seguiti negli ultimi anni e i fan difficilmente riusciranno a farsene una ragione. Lost ha fatto, sta facendo e farà molto parlare di sé; dopo la dichiarazione di Michael Emerson (alias Ben) sulle scene in più che potremo vedere nel cofanetto della serie completa, anche gli autori continuano a rilasciare interviste sulla serie e sul perché del suo successo.
Tra le varie dichiarazioni e interviste susseguitesi negli ultimi giorni vi proponiamo questa, pubblicata su SciFiWire, in cui Damon Lindelof e Carlton Cuse, i produttori di Lost, ci rivelano i retroscena su come veniva progettato Lost episodio dopo episodio.
Sebbene la trama generale fosse chiara e nota fin dall’inizio, così come i personaggi principali, molte storie parallele o situazioni che erano frutto di determinati processi di azione e reazione venivano sviluppati di puntata in puntata.
Cuse, in merito, dichiara: «Era una combinazione di entrambe le cose. C’era una grande architettura mitologica che includeva buona parte di quanto visto nel finale, e queste cose le sapevamo sin dall’inizio. Poi, prima di ogni stagione, passavamo un mese con il gruppo di sceneggiatori, “reclusi” in un “mini campo” per evitare pressioni esterne allo show, immaginando l’architettura dell’intera stagione. Si trattava di prendere lo schizzo dell’artista e tradurlo in progetti veri e propri. Poi, durante la stagione, costruivamo la struttura episodio dopo episodio. Questo metodo ci ha dato la possibilità di essere molto flessibili, di cambiare le cose in corsa. Era veramente impossibile pianificare ogni cosa sin dall’inizio, quindi abbiamo costruito tutto per fasi».
Lindelof sottolinea il fatto che nonostante tutti pensassero a “lungo termine”, dovevano comunque lavorare giorno dopo giorno: «Durante la prima stagione non pensavamo che la gente ci avrebbe seguiti per sei anni. E’ un regalo che ci è stato fatto dal pubblico: la possibilità di fare lo show proprio come volevamo. All’ottavo episodio della prima stagione ci siamo seduti e abbiamo cominciato a pensare alla seconda… I ragazzi che hanno fatto FlashForward, per esempio, hanno dovuto pensare alla seconda stagione già l’anno scorso. Va bene avere un piano, ma è più importante realizzare l’episodio successivo nel modo migliore. E’ l’unico modo che Carlton, io e tutti gli altri abbiamo sempre utilizzato».
Continua Lindelof: «A volte per fare un ottimo nuovo episodio è necessaria una incredibile superstruttura, e quei progetti di cui parla Carlton, ma alla fin fine è stato solo quando abbiamo stabilito la data di chiusura definitiva dello show che abbiamo potuto stendere un piano complessivo dei tre anni successivi, con il numero esatto di episodi, pensando che la gente ci avrebbe guardati per altri tre anni, se avessimo fatto un lavoro paragonabile a quello fatto fino a quel momento».
Alle domande sulle situazioni rimaste senza risposta: Che cos’è in realtà l’isola, che fine ha fatto Walt e che poteri particolari aveva? Chi ha costruito la statua gigante e perché? Insomma, è veramente tutto finito così? Risponde Cuse: «Siamo completamente esausti. L’unica risposta che possiamo dare è che non abbiamo piani per fare qualcosa di nuovo con il franchise di Lost dopo questo show. Non abbiamo pensato a un sequel. Non ci aspettiamo di fare qualcosa di nuovo legato ancora al franchise. Attualmente pensiamo che questa sia la fine, e che non ci sia altro da raccontare su Lost».
Ebbene questa intervista sembrerebbe aver messo definitivamente il punto a questo avvincente capitolo di storia della televisione, che ci ha accompagnato negli ultimi sei anni. Lost è finito, ognuno di noi ha sviluppato una sua teoria sul finale e si è dato delle risposte, e, a quanto pare, dovremo accontentarci di questo, con buona pace di tutti i fan.
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