Chiunque assista a un incontro con i The Pills potrebbe essere spiazzato dalla loro capacità di sviare le domande e ironizzare su qualsiasi argomento.
Intervistarli non è semplice, soprattutto in questo periodo in cui stanno promuovendo il loro film, presto al cinema, e stanno evitando in tutti i modi di rivelare qualsiasi tipo di informazione seria e saliente al riguardo.
A moderare l’incontro che si è tenuto oggi al Lucca Comics il giornalista Gabriele Niola, che ha cercato di sciogliere qualche nodo.
Quale sarà il titolo del film? Inizialmente si sapeva si sarebbe chiamato Mezzogiorno meno un quarto, mentre ora sui poster dei film compare il titolo Sempre meglio che lavorare…
«Il titolo continuerà a cambiare, non lo sappiamo nemmeno noi… Forse sarà una serie. In realtà questo è più chiaro. È quasi un set up del contesto della serie, che può essere compreso chiaramente anche da chi non conosce i Pills.»
Di cosa parlerà il film?
«Chi conosce i video dei The Pills sa bene che trattiamo tematiche comuni. In più l’anno scorso è successo che due su tre di noi hanno compiuto 30 anni. Questo ha comportato tutta una serie di problematiche, e il nostro film è un’antologia su cosa fare quando avrai 30 anni.
Seriamente, abbiamo cercato di mantenere il nostro spirito, ma all’interno di una grossa macchina produttiva non si può troppo cazzeggiare, eravamo molto concentrati ed è stato abbastanza faticoso farlo.
Il film non è parodistico, abbiamo cercato il giusto equilibrio tra un’atmosfera più da internet e una più malinconica, più seria. Dopo 3/4 anni di The Pills quando abbiamo iniziato a scrivere il film volevamo che fosse un punto d’arrivo per i The Pills, ma anche trovare un mood comico e allo stesso tempo malinconico. Come lo erano i film comici degli anni ’80.»
Target?
«Noi puntiamo dai 15 anni in giù. Abbiamo inserito un sacco di canzoni, c’è la cover di Luca (Vecchi n.d.r) de Il cerchio della vita.»
Quanto siete preoccupati? Cosa vi aspettate?
«Sono due anni che stiamo vivendo con questa ansia. C’è chi ci dice che saremo il futuro del cinema italiano, e l’ansia aumenta.»
Come lo spingerete?
«Faremo un sacco di buste da 10 euro. E puntiamo sul viso d’angelo di Luigi Matteo. In maniera semiseria: stiamo iniziando a far promozione, ricominceremo anche a pubblicare qualche video sul canale YouTube o su Facebook, video che ci siamo tenuti per questa occasione.»
Consigliereste a dei ragazzi di fare gli YouTuber?
«Molti pensano che con YouTube si fanno i soldi. Non è così, è solo divertimento, almeno per noi che siamo in tanti e giriamo veri e propri cortometraggi. Abbiamo spese e non ci rientriamo, ma lo facciamo per divertirci e speravamo che fosse una rampa di lancio per il cinema, e così è stato. Ma sia chiaro, per chi fa contenuti audiovideo fiction non si guadagna su YouTube. Il primo anno con 20/40 mila visualizzazioni abbiamo guadagnato 300 euro grazie alla pubblicità. Abbiamo perciò deciso di toglierla del tutto.»
Viene mostrata una breve clip del film, in cui appare Giancarlo Esposito (Breaking Bad, The Maze Runner)
«Giancarlo Esposito è stato con noi tutta la giornata non riuscivamo a sentire quello che diceva, e si riposava molto spesso nel suo grande camper… La verità è che noi volevamo tantissimo Jean Claude Van Damme, ma voleva 200 mila euro per un giorno di riprese. C’è poi Gianni Morandi che interpreta se stesso in un piccolo cameo. Oltre tutti i comprimari che ci sono nei video.»
C’è un personaggio femminile?
«Nei film italiani non si trovano personaggi femminili scritti bene, perché si preferisce dare spazio ad altre caratteristiche… Noi invece volevamo un personaggio femminile vero, è abbiamo scelto Margherita Vicario.»
E dopo il film?
«Credo che ci rilasseremo.»
Glielo auguriamo. Sembrano averne bisogno.
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