Lo chiamavano Jeeg Robot, Mine e Monolith: tre titoli che sono l’emblema di un nuovo modo di fare cinema nel nostro paese. Tre film che stanno costruendo un nuovo immaginario che va a smuovere, a terremotare verrebbe da dire, la produzione italiana troppo spesso impantanata nel binomio tra cinema d’autore e commedia.
Possiamo dire che tutto è iniziato con Stefano Sollima (Acab) che, sfruttando anche il mezzo televisivo (la serie di Romanzo criminale e Gomorra), ha riportato l’attenzione sul cinema di genere; in quel solco si sono poi inseriti, tra gli altri, i già citati film di Gabriele Mainetti e di Fabio Resinaro–Fabio Guaglione (entrambi due successi al boxoffice). E, nei prossimi mesi, sarà la volta di quello di Ivan Silvestrini.
Il fil rouge che passa per questi tre titoli è che tutti hanno un legame col fumetto. Al Lucca Comics & Games, durante un incontro moderato dal direttore di Best Movie Giorgio Viaro, ne abbiamo parlato con Roberto Recchioni (il curatore di Dylan Dog è l’autore del soggetto di Monolith e ha curato alcuni aspetti della promozione di Jeeb Robot e Mine), Ivan Silvestrini, Lorenzo Ceccotti e Mario Uzzeo (rispettivamente regista, autore degli storyboard e sceneggiatore di Monolith), Fabio Resinaro e Fabio Guaglione (registi di Mine). Ecco cosa ci hanno raccontato.
L’EREDITA’ DEL CINEMA DI GENERE E LA RINASCITA CHE PASSA DAL FUMETTO
Ai magri incassi di certe commedie nostrane con i soliti comici e con le solite storie si è contrapposto, nell’ultimo anno, il successo al botteghino (e l’apprezzamento della critica) di certi film in qualche modo legati al genere che, come sottolinea Recchioni, «vanno anche oltre il cinema d’autore, intimista, e vanno a recuperare una lunga tradizione che abbiamo perso. Questi film hanno un legame col fumetto perché il fumetto, e penso soprattutto alla produzione della Sergio Bonelli Editore, si è appropriato e ha restituito al pubblico quell’immaginario del cinema genere che nelle sale non si vedeva più». Un film come Jeeg Robot, per rubare un’espressione detta da altri, è “un pugnale conficcato nella porta del cinema italiano”.
«Sì, ora le cose stanno cambiando – dice Guaglione – ma gli addetti ai lavori separano ancora molto gli ambiti cinema-fumetto-videogiochi mentre le nostre generazioni si divertono a giocare con gli aspetti transmediali». C’è da dire infatti che sia Jeeg che Mine hanno avuto una lunga gestazione proprio per via dello scetticismo iniziale degli addetti ai lavori tanto che, come sostiene Resinaro, «questi primi film sono più iniziative personali dei singoli autori, ora bisogna vedere se gli addetti ai lavori si decideranno a spingere davvero su questo campo».
IL MARKETING A DISEGNI
Il fumetto non è solo una fonte di ispirazione, come nel caso di Jeeg che si nutre della passione per i manga del regista Gabriele Mainetti, ma può diventare anche un prezioso strumento di promozione. Un primo esempio è stato l’omonimo fumetto – andato esaurito – basato proprio sulle “gesta” dei protagonisti del film di Mainetti distribuito in edicola con La Gazzetta dello sport. Un progetto di grande qualità, scritto e curato da Roberto Recchioni, con i disegni di Giorgio Pontrelli e Stefano Simeone, e con quattro diverse cover realizzate da Ortolani, Recchioni, Bevilacqua e Zerocalcare. Un secondo esempio è stato il lancio di sette “social poster” per Mine: sette rivisitazioni grafiche disegnate da sette grandi fumettisti come Giacomo Bevilacqua, Sara Pichelli, David Messina, Paolo Castaldi, Riccardo Torti, Fabrizio des Dorides ed Emiliano Mammucari; qualcosa di simile verrà fatto anche per Monolith (il film dovrebbe uscire nei cinema il prossimo anno ma non c’è ancora una release fissata).
PENSARE PER IMMAGINI
Una delle caratteristiche di questo nuovo cinema italiano è il fatto di essere pensato per immagini. Ovvero di avere uno stile visivo ben definito, studiato nei minimi dettagli, spesso elaborato a partire da storyboard molto ben definiti. È stato il caso di Monolith (prodotto da Sky Italia e Lock&Valentine insieme alla Sergio Bonelli), il cui storyboard è stato curato da Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ: «ho fatto qualcosa come 1.300 disegni. Il film è stato “storyboardato” come fosse un film d’animazione ma era live action. Però è un processo molto utile perché spesso ci si dimentica che un regista è una persona che deve raccontare una storia dirigendo gli attori: sul set, si deve occupare più delle relazioni che non delle immagini, quindi se le immagini sono già state disegnate e visibili a tutti è più facile». E, come aggiunge Resinaro, «si riesce dare a tutti, attori e tecnici, un’idea precisa di cosa deve essere il risultato finale. Si risparmia tempo e risparmiare tempo vuol dire risparmiare soldi». Prima del film, uscirà gennaio 2017 il fumetto, Monolith. Primo tempo (96 pagine, 16 euro, scritto da Roberto Recchioni e Mauro Uzzeo, mentre le tavole sono realizzate ovviamente da LRNZ a partire dallo storyboard.
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