A Lucca Comics 2019 Netflix ha presentato la sua ultima grande creazione: la serie Tv ispirata alla saga dello scrittore polacco Andrej Sapkowski The Witcher che abbiamo messo sulla copertina del nostro speciale (cliccate qui per scoprire come scaricarlo in versione digitale). Per l’occasione la showrunner Lauren Schmidt Hissrich ha presentato il trailer della serie Tv che ha per protagonista il Witcher Geralt di Rivia, solitario cacciatore di mostri che lotta per trovare il proprio posto in un mondo in cui le persone spesso di dimostrano più malvagie delle bestie.
Protagonista è Henry Cavill, conosciuto soprattutto per il ruolo di Superman, nella saga cinematografica DC. Al suo fianco Anya Chalotra (Yennefer) e Freya Allan (Ciri), entrambe presenti a Lucca insieme Lauren Schmidt Hissrich.
La serie, che sarà composta da 10 episodi diretti da 4 registi differenti, arriverà il prossimo 20 dicembre su Netflix.
Guardate qui il primo trailer di The Witcher
Ecco cosa hanno raccontato sull’arrivo della serie:
Come è nato questo progetto e quanto è stato complesso l’adattamento dai romanzi?
LSH: «Quando mi ha contattato Netfix per realizzare questo adattamento conoscevo già la saga, avevo letto il primo libro intitolato Il guardiano degli innocenti. Il problema è l’enorme quantità di materiale che avevamo di fronte, parliamo di circa 4000 pagine per otto libri, e dovevo capire da dove iniziare e come introdurre i personaggi».
Cosa è stato modificato rispetto ai romanzi?
LSH: «Ho voluto inserire subito i personaggi di Jennifer e Ciri. Se avesssi seguito le tempistiche dei romanzi sarebbero arrivate soltanto nella terza stagione. Invece mi interessava che fossero personaggi complessi e completi già dalla prima volta che incontrano Geralt».
Com’è stato il rapporto con Sapkowski?
«All’inizio del progetto ho pranzato lungamente con lui per parlare d»»ell’adattamento e lui mi ha detto che l’unica cosa che contava per lui era l’anima dei suoi libri. Non era minimamente preoccupato dei dettagli. Paragonato a una zuppa, doveva avere gli stessi ingredienti e lo stesso gusto, ma come arrivavamo al risultato non gli importava. È venuto sul set a vedere le riprese, sembrava molto soddisfatto».
Quali tematiche dei libri avete tenuto?
LSH: «Ho voluto che ci fossero i temi cruciali di Sapkowski. Come il fatto che questi personaggi provengono da famiglie distrutte e ne costruiscono una tutti insieme. Poi naturalmente affrontiamo anche altre tematiche come il sessismo, la xenofobia e il razzismo. E ovviamente cosa significa essere un outsider, un diverso. La serie poi è imperniata sulla magia e sui mostri».
Per Sapkowski era molto importante anche il concetto di destino…
LSH: «È una tematica molto importante anche per me e ne ho parlato anche agli incontri con Netflix. Il destino non lo decide il fato, non è predestinato. Sei tu che decidi come sarà la tua vita. L’esempio perfetto è quando Geralt invoca la legge della sorpresa che richiede un premio di cui non conosce la natura e questo impatta fortemente sul suo destino perché ottiene una figlia, Ciri».
Le figure femminili sono molto importanti in The Witcher:
LSH: «I personaggi femminili aiutano a dare varietà alle storie. Ci deve essere spazio per tutti, sia nei fantasy che in altri generi, per storie in cui chiunque può immedesimarsi».
Anya Chalotra: «Yennefer, il mio personaggio, è una maga testarda, ha un grande cuore ma non accetta un no come risposta. Nella serie si vede la sua trasformazione da quattordicenne problematica ad adulta».
Freya Allan: «Il mio personaggio è quello della principessa Ciri. Lei ha sempre vissuto molto protetta dal mondo esterno e dalle sue brutture ma è molto testarda e proprio questa curiosità la metterà nei guai. Non è stato facile gestire un personaggio così complesso con tante sfaccettature. E stata una sfida mostrarla nel suo percorso di crescita»
Temete il confronto con la saga fantasy per eccellenza, Il trono di spade?
«Assolutamente no. Non vogliamo assomigliare nulla di già fatto e per evitare questo basta lasciare libera l’immaginazione. Per esempio, il Continente non esiste, perciò avevamo una grande scelta su come realizzarlo. Alla fine abbiamo deciso di ispirarci al folklore slavo. Nessuno l’aveva mai fatto prima».
© RIPRODUZIONE RISERVATA