Con La mummia – nella versione hitech di Alex Kurtzman con Tom Cruise di un paio di anni fa – iniziava e subito si chiudeva l’ambiziosa iniziativa della Universal di dare vita al Dark Universe. In questo universo espanso, sulla falsariga di quello Marvel, un po’ alla volta avrebbero dovuto rivivere i vari mostri della classicità di cui la major americana detiene i diritti. L’uomo lupo, la Creatura di Frankenstein, Dracula, il Mostro della laguna nera, l’Uomo invisibile (già rivisitato da David S. Goyer in un progetto abortito risalente al 2007), tutti ripensati in chiave contemporanea, più fantasy che horror e coinvolgendo un cast sempre più stellare. Javier Bardem, per esempio, avrebbe recitato nel secondo tassello, ovvero il remake di La moglie di Frankenstein; Johnny Depp nel terzo, dedicato all’Uomo invisibile. Sfortunatamente, i risultati di La mummia sono stati al di sotto delle aspettative e il futuro del macroprogetto si è fatto incerto.
L’UOMO INVISIBILE IN CHIAVE BLUMHOUSE
Proprio quando sembrava che si fosse giunti di fronte a un vicolo cieco, ecco, però, farsi avanti il produttore Jason Blum con la sua Blumhouse, inesauribile fucina di horror sorretta da un impianto produttivo sano e ben rodato, capace di generare profitti sostanziosi a fronte di budget contenuti se non irrisori. Che sia proprio lui il prescelto per riportare le creature della Universal ai grandi fasti del passato? Vedremo. Quel che è certo è che, tanto per cominciare, Blum si è presentato con un’idea vincente pensata appositamente per attualizzare il personaggio dell’Uomo invisibile.
Il nuovo film è scritto e diretto da Leigh Whannell, ideatore delle saghe di Saw e Insidious, nonché regista per Blumhouse del notevole Upgrade (2018). A detta dello stesso Blum, è proprio al suo intuito che vanno attribuiti il merito e la paternità di questa idea così convincente. «Si tratta di una versione dell’Uomo invisibile in puro stile Blumhouse, cioè a budget ridotto, non dipendente dagli effetti speciali, dalla computer grafica o dagli stunt, ma dalla profondità psicologica dei personaggi. Leigh è un regista di prima categoria che ci ha sottoposto l’idea per un lm spaventoso, coinvolgente, nuovo e che, in aggiunta, si sposa perfettamente anche con la storia dell’Uomo invisibile».
Anziché limitarsi a riproporre gli stessi luoghi comuni di un plot che è rimasto grossomodo sempre uguale a se stesso per oltre un secolo, L’uomo invisibile di Whannell e Blum sposta infatti il baricentro dei personaggi e modifica il contesto che fa da sfondo alla storia, aggiornandone i contenuti e ampliando il valore metaforico di cui si fa portatore.
IN PRINCIPIO FU HORROR
Nato nell’Inghilterra vittoriana dalla penna di H.G. Wells, dietro l’Uomo invisibile si celava il personaggio dello scienziato che, dopo aver scoperto il segreto dell’invisibilità, se ne serviva per conquistare il mondo. Più che uno scienziato pazzo, l’Uomo invisibile è una figura di antieroe destinata a diventare icona popolare dell’immaginario culturale internazionale, protagonista di film, romanzi e fumetti non necessariamente legati alla storia originale, ma che a quel caposaldo della letteratura fantastica giocoforza non possono che rifarsi. Anche in Italia gli siamo debitori, e non certo solo per i due lm del Ragazzo invisibile girati in tempi recenti da Gabriele Salvatores. Chi si ricorda le mitiche avventure di L’ombra ideate da Alfredo Castelli e pubblicate sul Corriere dei Piccoli a metà degli anni ’70? Ebbene, anche se non tantissimi, il romanzo di Wells nel corso degli anni ha dato origine ad alcuni adattamenti, a cominciare dal capolavoro anni ’30 di James Whale con Claude Rains e i due sequel ufficiali targati sempre Universal: Il ritorno dell’uomo invisibile (1940) e La rivincita dell’uomo invisibile (1944). Mentre questi tre film conservavano la drammaticità insita nel romanzo, volta a mettere in guardia l’umanità dagli usi sconsiderati della scienza, i successivi spin-off, tra cui quello della Donna invisibile, attualmente in fase di rifacimento con un film diretto e interpretato da Elizabeth Banks, e Joe l’inafferrabile (del 1942), hanno privilegiato toni più faceti e atmosfere più leggere, gli stessi riproposti anche da John Carpenter in Avventure di un uomo invisibile (1992).
OMAGGIO AL DARK UNIVERSE
Spetta a Paul Verhoeven sovvertire le regole con L’uomo senza ombra. Siamo nel 2000 e l’invisibilità, per la prima volta, diventa espressione di comportamenti abietti volti al soddisfacimento del piacere personale, con Kevin Bacon che se ne serve per soddisfare le proprie pulsioni sessuali. È proprio dal film di Verhoeven, che L’uomo invisibile di Whannell e Blum sembra essersi lasciato influenzare. Con una differenza sostanziale, però: protagonista non è più lo scienziato, ma la vittima. Tutto, infatti, ha inizio dai meccanismi di una relazione di coppia disfunzionale e opprimente, tema universale, certo, ma che ultimamente, a causa del fenomeno dello stalking e dei femminicidi, sta ricevendo particolare attenzione tra le pagine di cronaca nera di tutto il mondo.
TRAMA E CAST
Vittima dei reiterati abusi da parte del marito, un giovane scienziato, ricco ma anche violento e possessivo (Oliver Jackson-Cohen, il fratello tossicodipendente della serie Hill House), Cecilia Kass (Elisabeth Moss) comincia una nuova vita aiutata da sua sorella (Harriet Dyer) e da un amico di infanzia (Aldis Hodge). Un giorno, Cecilia viene a sapere che l’ex marito si è suicidato, lasciandole in eredità gran parte del patrimonio. Uno scherzo di cattivo gusto? Una tragica fatalità? O, piuttosto, un piano diabolico volto a mettere in crisi la stabilità mentale della protagonista?
«Mi sono chiesto – ha spiegato Whannell – in cosa potesse consistere, oggi, la più grande paura di cui l’uomo invisibile può essere metafora. Ho pensato allo spettro del trauma di una relazione violenta. Questo mi ha consentito di giocare con il tema dell’invisibilità in maniera originale, inedita. Considero il nostro uomo invisibile un omaggio al film originale, non una sua riproposizione. Per fare ciò abbiamo levato la componente gotica. Non è un film rétro, ma un omaggio ai film del passato».
Intanto, dopo L’uomo invisibile, Jason Blum ha già manifestato il suo interesse a riprendere il discorso dei mostri della Universal. La sua soluzione sarebbe quella di valorizzarne il potenziale attraverso film a basso costo a sé stanti, proprio come L’uomo invisibile, e non un franchise stratificato e impegnativo dal punto di vista economico. Stai a vedere che è proprio questo lo spirito giusto per far funzionare il Dark Universe…
IL TRAILER
Qui sotto il trailer ufficiale italiano de L’uomo invisibile:
DATA DI USCITA
L’uomo invisibile, la versione horror della Blumhouse scritta e diretta da Leigh Whannell, arriverà nelle sale italiane a partire dal 5 marzo 2020.
LA COVER DI BEST MOVIE
L’uomo invisibile è sulla cover di Best Movie di febbraio che trovate in edicola.
QUANDO L’UOMO INVISIBILE È APPARSO AL CINEMA
Ecco alcuni tra i film più iconici basati sulla property Universal
L’UOMO INVISIBILE (1933, di James Whale)
Uno scienziato trova il modo di diventare invisibile, ma questo potere lo trasforma in un pericoloso assassino.
AVVENTURE DI UN UOMO INVISIBILE (1992, di John Carpenter)
In questa commedia con Chevy Chase e Daryl Hannah un mediocre agente di borsa acquisisce il potere di diventare invisibile in seguito a una tempesta molecolarnucleare e viene braccato dai servizi segreti che vogliono servirsene come spia.
L’UOMO SENZA OMBRA (2000, di Paul Verhoeven)
Kevin Bacon è uno scienziato che decide di sperimentare su se stesso il risultato delle sue ricerche, una volta diventato invisibile, questo potere irreversibile inizia ad avere un impatto catastrofico sulla sua psiche.
Foto: © Goalpost Pictures/Blumhouse Productions/Dark Universe/Universal Pictures
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