Miller, Gerwig e Moore: tris di donne per raccontare la difficoltà delle relazioni amorose e familiari
Maggie (Greta Garwig, musa e compagna di Noah Baumbach) ama fare piani; ma si sa che proprio i piani più precisi sono i primi ad andare a rotoli. Così proprio quando Maggie è sul punto di portare a termine la fecondazione artificiale che le permetterà di diventare mamma senza dipendere da una relazione, incontra John (Ethan Hawke), professore di antropologia frustrato e infelicemente sposato con una collega più famosa di lui (una stupenda Julianne Moore che sfoggia un irresistibile accento danese). È con lui che avrà una figlia e formerà una famiglia, ma non si tratta del più classico lieto fine. I problemi, infatti, iniziano proprio quando Maggie ha ottenuto ciò che voleva. Che serva un altro dei suoi piani per risolvere la situazione?
«Amore, figli, famiglia, matrimonio, le relazioni in generale. Sono temi che sono nell’aria e quando ho letto il romanzo di Karen Rinaldi, all’epoca ancora non pubblicato, ho capito che quella storia era perfetta per raccontarli. Si parla di dinamiche familiari, di come si debba adattarsi al destino, ma anche lasciare spazio al destino perché ci porti qualcosa »
È molto chiara la sceneggiatrice e regista Rebecca Miller nel descrivere il cuore del suo film, una commedia dolceamara che mette al centro un personaggio femminile, la Maggie del titolo, complesso e imperfetto, sfidando il pubblico ad amarlo anche se non è esattamente “amabile”. «Per me è importante che gli spettatori possano affezionarsi a dei personaggi così, perché penso che se lo fanno potranno amare anche se stessi. Tutti noi, in fondo siamo complessi e pieni di difetti! »
Una complessità che riguarda anche gli altri personaggi, dal frustrato John alla sua impegnativa moglie Georgette. È lei l’altra donna nel film, ma non viene relegata a ruolo di odiosa antagonista, anzi. La reciproca scoperta che Maggie e Georgette fanno l’una dell’altra (e che fanno fare allo spettatore) è esattamente il senso dell’operazione della Miller, che con questa storia in cui si ride e ci si emoziona, scava un po’ alla volta nei personaggi tra leggerezza e serietà, riuscendo a rendere sexy (sono parole della Moore, entusiasta del suo personaggio) discorsi accademici e dispute antropologiche.
«Ho una cara amica che lavora alla New York University e mi racconta di quanto sia assurdo l’ambito accademico, assurdo, ma anche divertente, così ho capito che sarebbe stato perfetto per ambientare la mia storia»
Ed è così che tra romanzi che non finiscono mai (quello con cui John fa innamorare Maggie, ma che poi finisce per far naufragare il loro rapporto), convegni in alberghi dispersi tra le nevi del Canada, figli, figliastri e famiglie in cerca di un equilibrio, Maggie, che ha la mania del controllo, finisce per capire che la vita e soprattutto le persone sono sempre più complicati di quanto pensiamo e che rinunciare ai propri piani per farsi sorprendere dalla realtà a volte è la cosa più bella che possa succedere.
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