«Mancava qualcosa»: Villeneuve spiega esattamente cosa non andava nel film di David Lynch
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«Mancava qualcosa»: Villeneuve spiega esattamente cosa non andava nel film di David Lynch

Il cineasta della nuova versione di Dune con Timothée Chalamet e Zendaya ha qualcosa da dire alla vecchia versione diretta da David Lynch. Ecco i suoi appunti

«Mancava qualcosa»: Villeneuve spiega esattamente cosa non andava nel film di David Lynch

Il cineasta della nuova versione di Dune con Timothée Chalamet e Zendaya ha qualcosa da dire alla vecchia versione diretta da David Lynch. Ecco i suoi appunti

David Lynch Denis Villeneuve Dune

Il regista canadese Denis Villeneuve, dietro la macchina da presa sia per il primo Dune che per il secondo capitolo della saga ora al cinema, Dune: Parte 2, ha avuto modo di parlare con franchezza del film realizzato nel 1984 da David Lynch e prodotto da Dino De Laurentiis. 

La pellicola in questione, Dune, con dalla sua una certa atmosfera da trip allucinogeno pienamente calato nell’estetica e nei crismi produttivi degli anni ’80 del cinema americano, aveva per protagonista l’attore feticcio nonché lynchiano di stretta osservanza Kyle MacLachlan, un ricco cast e l’approccio visionario tipico della poetica del suo autore, ma non raccolse recensioni particolarmente favorevoli dalla critica all’epoca della sua uscita, pur essendo stato in seguito rivalutato da alcuni nel percorso artistico del cineasta di Mulholland Drive e INLAND EMPIRE.

Ad ogni modo, Villeneuve, che è tornato ad adattare il materiale narrativo dei libri di Frank Herbert già dal primo Dune del 2021, in una recente intervista ai microfoni del podcast Fresh Air di NPR ha detto la sua, esprimendo alcuni interessanti pensieri riguardo alla versione lynchiana di Dune, e chiarendo come, a suo avviso, Lynch aveva mancato il bersaglio nella rappresentazione a suo dire corretta dei Fremen, pur definendo la sua trasposizione una “interpretazione fantastica” del materiale di partenza.

Ha detto Villeneuve nello specifico:  

“Ero molto emozionato quando ho saputo che il libro sarebbe stato portato sullo schermo. Ricordo di aver guardato il film e di essere rimasto molto ipnotizzato e colpito dal modo in cui David Lynch si è avvicinato al film. Sono rimasto destabilizzato da alcune sue scelte.

“Sì, David Lynch ha un’identità molto forte come regista, ovviamente, e ciò ci fonde con un’interpretazione fantastica del libro verso cui tende. Ma sono state fatte alcune scelte molto lontane dalla mia sensibilità. Ricordo che, mentre guardavo il film, pensavo tra me e me: “Un giorno, qualcun altro lo farà di nuovo in futuro”. Succederà. Perché non sentivo che avesse catturato parte dell’essenza, in particolare, della cultura Fremen, e sentivo che c’erano alcune cose che mancavano. Questa è la natura di un adattamento, sai?”.

Le pagine di Frank Herbert, per via della loro densità di stimoli legati a suggestioni culturali, spirituali, tecnologiche, economiche e in buona sostanza sempre e comunque filosofiche, hanno reso la saga di Dune un testo considerato a lungo inadattabile per il grande schermo (ci aveva provato anche, in un film dalla lavorazione tanto celebre quanto avventurosa e incompiuta, anche il cineasta cileno Alejandro Jodorowsky, in un’opera dalla genesi leggendaria ma rimasta incompiuta). Il film di Lynch era confluito in un montaggio finale di 2h e 17, che restituiva a fatica un materiale letterario ben più sterminato e variegato.

Villeneuve, dal canto suo, ha già avuto a disposizione due film e ha preferito concentrarsi nel primo sull’arco di trasformazione di Paul Atreides, ora interpretato da Timothée Chalamet nella sua versione, per poi dedicarsi nel secondo capitolo a un maggiore approfondimento della cultura Fremen e delle loro peculiarità più intime. Il cineasta ha già dichiarato che intende dirigere in prima persona solo un altro ulteriore film del franchise. 

I Fremen sono, nell’universo fantascientifico del ciclo di Dune creato dallo scrittore Frank Herbert, i misteriosi abitanti del pianeta Dune conosciuto anche come Arrakis. Il pianeta diventa centro di immensi interessi dell’Impero in seguito alla scoperta della potente droga chiamata melange o spezia, capace di allungare notevolmente la durata della vita umana e di incrementare le percezioni al punto di permettere ad alcuni individui di prevedere il futuro, segnatamente alle Reverende Madri Bene Gesserit e soprattutto ai piloti della Gilda Spaziale, monopolista dei viaggi interstellari, che si servono della preveggenza per tracciare rotte sicure nell’iperspazio.

Come il secondo film di Villeneuve con Zendaya e Javier Bardem ha ben mostrato, i Fremen adorano Shai-Hulud, il Verme delle sabbie, una gigantesca e pericolosa creatura che popola i deserti di Arrakis e che è alla fonte del ciclo della Spezia. La loro religione, come quasi tutte quelle dei mondi primitivi dell’Impero, è stata profondamente influenzata dalla Missionaria Protectiva delle Bene Gesserit.

Foto: Ernesto Ruscio/FilmMagic; Amanda Edwards/Getty Images

Fonte: Fresh Air (podcast) via The Wrap

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