Martin Scorsese si è scagliato nuovamente contro la tendenza attuale dei grandi studios nel non supportare più le voci degli autori. Secondo il leggendario regista di New York, questi sarebbero stati messi progressivamente messi in disparte a favore di blockbuster di largo consumo che possano eventualmente portare alla creazione di nuovi grandi franchise.
In una recente intervista Scorsese si è infatti detto decisamente contrariato dalla piega presa dall’industria cinematografica, ribadendo come il panorama del quale si è sempre dichiarato uno dei maggiori esponenti ad oggi possa dirsi sostanzialmente defunto:
Beh, l’industria è finita. In altre parole, l’industria di cui facevo parte, stiamo parlando di quanto, 50 anni fa? È come se nel 1970 avessi chiesto a qualcuno che ha fatto i film muti, “cosa pensi che sia successo?”.
Scorsese ha aggiunto che i principali studios preferiscono ormai privilegiare la produzione di popcorn movie, i quali sarebbero più facili da commercializzare e che hanno maggiori possibilità di dare vita a dei franchise. Fattore che a suo modo di vedere andrebbe totalmente a discapito dei filmmaker che vorrebbero proporre opere di stampo maggiormente personale:
Non sono più disposti a sostenere voci individuali che esprimono i loro sentimenti o pensieri e idee personali con produzioni dal grande budget. E quello che è successo ora è che hanno ridotto tutto questo nella categoria che chiamano Indies.
Il regista ha poi ricordato il burrascoso rapporto col famigerato produttore cinematografico Harvey Weinstein vissuto ad inizio anni 2000 durante la produzione di Gangs of New York:
Ho capito che non avrei potuto lavorare se avessi dovuto fare film in quel modo. Se questo fosse l’unico modo per permettermi di fare film, allora dovrei smettere. Perché i risultati non erano soddisfacenti. A volte era estremamente difficile, e pensavo non sarei sopravvissuto. Sarei morto. E così decisi che era finita, davvero.
Scorsese visse un’altra situazione pregna di divergenze creative nel 2006 con The Departed, il quale si aggiudicò ben quattro premi Oscar, tra cui le statuette per il Miglior film e il Miglior regista. La Warner Bros. infatti chiese al regista di far vivere almeno uno dei due protagonisti, interpretati rispettivamente da Leonardo DiCaprio e Matt Damon. Una richiesta che il regista si è sempre rifiutato di prendere in considerazione:
Quello che volevano era un franchise. Non si curavano affatto della questione morale di una persona che può vivere o morire.
Intanto manca sempre meno all’arrivo dell’ultimo grande progetto del regista sul grande schermo, il kolossal Killers of the Flower Moon. Questo porterà sul grande schermo le vicende raccontate nell’omonimo libro scritto da David Grann, incentrato sulla controversa serie di omicidi avvenuti tra il 1921 ed il 1926 che presero di mira la tribù nativa americana degli Osage. Come si scoprì poi in seguito, tali efferati crimini erano legati alla scoperta di una zona ricca di insediamenti petroliferi e divennero presto noti con l’inquietante appellativo de “Il Regno del Terrore degli Osage”.
Scritto dallo stesso Martin Scorsese e da Eli Roth, il cast del film presenta nomi del calibro di Leonardo DiCaprio, Robert De Niro, Jesse Plemons, Brendan Fraser e John Lithgow. Nel cast saranno inoltre presenti Lily Gladstone, Tantoo Cardinal, Cara Jade Myers, Janae Collins e Jillian Dion. La durata del film sarà di 3 ore e 26 minuti, appena tre minuti in meno di un’altra seminale opera di Scorsese, The Irishman.
L’uscita italiana del film è fissata per il 19 ottobre 2023.
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Foto: Lionel Hahn / Getty Images
Fonte: GQ
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