Matrimonio all'italiana
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Matrimonio all’italiana

Il manifesto di Giuliano Nistri

Matrimonio all’italiana

Il manifesto di Giuliano Nistri

Era un film di grande prestigio, con due attori e un regista che mi facevano tremare le gambe solo a sentirli perché erano delle istituzioni, ma Carlo Ponti, il produttore, quando mi chiese di lavorare a questa pellicola, vedendomi in fibrillazione mi tranquillizzò subito: “Concentrati sulla Loren, vedrai che ti darà la giusta ispirazione”».

Giuliano Nistri nel 1964 ricevette l’incarico di realizzare il materiale pubblicitario per Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica con Marcello Mastroianni e Sophia Loren, e oggi racconta il dietro le quinte di quell’avventura in cui, tra una riunione e l’altra, si ritrovò a dover ritrarre la diva, per realizzare un dipinto interamente dedicato a lei: «Con la Loren si lavorava molto bene, era una modella perfetta, simpatica, faceva molte battute ed era autoironica, soprattutto quando De Sica la prendeva un po’ in giro. Il suo viso era fuori dalla norma e questo mi permetteva di raggiungere livelli altissimi di somiglianza. I suoi lineamenti e la sua fisicità dovevano esser messi bene in risalto, pur senza esagerare. Dovevo mettere in scena anche un gioco di trasparenze che esaltassero la natura di Filumena, ex prostituta dall’atteggiamento spavaldo».

La produzione decise di fare un grande lancio, chiese infatti al pittore diversi bozzetti, tutti rigorosamente senza Mastroianni: la protagonista indiscussa doveva essere Sophia Loren e per questo l’idea fu quella di ritrarla in tre diverse espressioni, tre momenti della pellicola, in cui oltre alla bellezza emergesse anche una certa preoccupazione.

«Tutti gli schizzi con le varie espressioni che avevo realizzato», racconta Nistri, «vennero fusi in un unico manifesto, per mostrare tutti i volti di Filumena, donna scaltra ma buona che, con vari stratagemmi, riesce alla fine ad ottenere ciò che desidera per sé e per i suoi figli.

Il tutto su un fondo blu: fu una mia scelta», conclude il pittore, «per avere una sintesi cromatica che permettesse di concentrarsi unicamente su quei volti, senza distrazioni create da eventuali giochi di luci o di colori».

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