È diventato l’uomo giusto per tutte le copertine Matthew McConaughey, il divo delle rom-com che ha imparato ad amare il cinema d’autore. Padre di tre bimbi ancora piccoli (Levi di 5 anni, Vida di 4, Livingston di 1 appena), sposato con Camila, una trentenne, bellissima modella brasiliana, è stato quest’anno protagonista ai Golden Globe e agli Oscar. Ed ora, mentre premio dopo premio il mondo del cinema lo sta consacrando per la sua interpretazione in Dallas Buyers Club (ma non era già fenomenale in Killer Joe?), si rivela pure pedina decisiva della new wave televisiva americana, concedendo il suo volto scavato a Rust Cohle, l’investigatore filosofo e nichilista protagonista di True Detective, ennesimo eccezionale show targato HBO.
«Cohle è un duro, un enigma, un ranger solitario. Mi piace il modo in cui lavora la sua mente: porta le cose più in là di chiunque altro, è su un altro piano. Per lui il lavoro è tutto. C’è una cosa che sa fare veramente bene, solo quella: investigare ed estorcere informazioni alle persone. È un uomo incredibilmente intelligente, ma anche oscuro. Anche quando non dice niente, tu vedi che hai di fronte un tizio che non dorme la notte, con un cervello sempre al limite, che potrebbe perdere la misura in qualsiasi momento».
Quanto ti assomiglia?
«Io credo in Dio, Rust no. Ma io so anche che Dio amerebbe un agnostico o un ateo come lui, che è in grado di dire cose logiche, che hanno delle verità dentro. Amo il suo pragmatismo, ma non augurerei la sua vita a nessuno. Non è cattivo, anzi, è fin troppo puro: non racconta mai storie, e non sopporta quelli che lo fanno. Il modo in cui si guadagna da vivere è davvero duro. Al di là delle differenze, ho comunque trovato un modo per capire e credere in tutto ciò che dice nei suoi lunghi monologhi. Ho sempre amato la filosofia, è stato il primo esame che ho dato al college. Mi piace discutere dei massimi sistemi, del senso dell’esistenza. Quindi tutto quello che Rust dice mi intrigava, non ho mai pensato che fosse giusto o sbagliato: c’è della verità lì, che piaccia oppure no».
Ti consideri un realista o un sognatore?
«Forse una combinazione dei due. I miei bambini mi aiutano con il sogno, perché mi ricordano com’è vedere le cose per la prima volta, anche quando hai già percorso la stessa strada centinaia di volte. Quindi per quanto io possa essere pragmatico, alla fine riesco a lasciarmi andare alle mie suggestioni». […]
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(Foto: Getty Images)
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