Mezzogiorno di fuoco e un dollaro d’onore uguali per trama opposti nel nome della legge…
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Mezzogiorno di fuoco e un dollaro d’onore uguali per trama opposti nel nome della legge…

la storia dietro due pietre miliari del western anni ’50 molto simili tra loro, ma nati dalle visioni antitetiche dei rispettivi autori. Gli uni ribelli e filocomunisti, gli altri reazionari e maccartisti

Mezzogiorno di fuoco e un dollaro d’onore uguali per trama opposti nel nome della legge…

la storia dietro due pietre miliari del western anni ’50 molto simili tra loro, ma nati dalle visioni antitetiche dei rispettivi autori. Gli uni ribelli e filocomunisti, gli altri reazionari e maccartisti

Mezzogiorno di fuoco e un dollaro d’onore uguali per trama opposti nel nome della legge… la storia dietro due pietre miliari del western anni ’50 molto simili tra loro, ma nati dalle visioni antitetiche dei rispettivi autori. Gli uni ribelli e filocomunisti, gli altri reazionari e maccartisti

Possono due film antitetici e filosoficamente avversi, essere entrambi due capolavori del cinema? La risposta è complicata ma, sintetizzando: sì, possono. Soprattutto, se a scriverli ci sono persone come Carl Foreman, Jules Furthman e Leigh Brackett; a dirigerli due mostri sacri come Fred Zinnemann e Howard Hawks; e, a interpretarli, dei giganti come Gary Cooper, Grace Kelly, John Wayne, Angie Dickinson e Dean Martin. La storia, in breve.

Nel 1952, nelle sale americane, arriva High Noon (Mezzogiorno di fuoco, da noi), un western che vede protagonista Gary Cooper e che, all’apparenza, è la semplice storia di uno sceriffo che si sente moralmente obbligato ad affrontare l’arrivo nella sua città di un manipolo di banditi in cerca di vendetta. Lo sceriffo cerca aiuto tra i cittadini che protegge, ma questi gli voltano le spalle, costringendolo ad affrontare la minaccia da solo. Al termine della vicenda, pur se vincitore, il protagonista getta la sua stella di sceriffo nella polvere, disgustato dalla comunità che ha protetto a costo della vita.

Il film è un enorme successo di pubblico e di critica (candidato a sette premi Oscar, ne vince quattro), ma genera anche molte controversie perché alla scrittura c’è Carl Foreman, uno sceneggiatore bandito dalla Hollywood maccartista del periodo, e perché il tema e la morale del film vengono valutati come avversi ai valori del Paese. Tra i maggiori critici della pellicola di Foreman e Zinnemann, ci sono John Wayne e Howard Hawks. Il primo bolla il film come “anti-americano”, il secondo si lamenta che un bravo sceriffo non se ne sarebbe mai andato in giro a fare “la femminuccia”. I due decidono quindi di girare una loro versione della stessa storia, più o meno, ma raccontata nella maniera “giusta” (dal loro punto di vista).

Nel 1959 arriva in sala Rio Bravo (Un dollaro d’onore in Italia) che racconta la storia di uno sceriffo (John Wayne) che si sente moralmente obbligato ad affrontare l’arrivo nella sua città di un manipolo di banditi in cerca di vendetta. Non cerca l’aiuto di nessuno, ma la comunità che serve glielo fornisce comunque, nelle figure di un vicesceriffo alcolizzato interpretato (non a caso) da Dean Martin, di un giovane pistolero (Ricky Nelson), da un buffo vecchietto (Walter Brennan) e dalla giocatrice d’azzardo Feathers, interpretata dalla straordinaria Angie Dickinson. Ognuno di questi personaggi troverà nello scontro un motivo di redenzione e rivalsa, e un attimo di gloria. Alla fine, i cattivi vengono sconfitti e John Wayne si tiene sul petto la sua stella scintillante.

Il film è un buon successo commerciale, ma non viene particolarmente apprezzato dalla critica dell’epoca. Oggi è ritenuto uno dei film più importanti del secolo ed è stato celebrato e omaggiato da registi dalle più varie estrazioni (da George Romero a John Carpenter, passando per Quentin Tarantino, Florent-Emilio Siri, Robert Rodriguez, Joe Cornish, John Milius, Oliver Stone e mille altri ancora). Mezzogiorno di fuoco e Un dollaro d’onore sono due film uguali che più diversi non possono essere sul piano politico, ma che risultano sorprendenti anche per il loro essere antitetici sul piano formale, laddove il primo è “eversivo” nei contenuti (rispetto alla politica della sua epoca) ma molto tradizionale nell’andamento narrativo e nella formalità registica, mentre il secondo, politicamente tradizionale se non reazionario nei contenuti, è invece fortemente innovativo nella forma, nelle soluzioni del racconto, e nella visione registica. Tanto è destabilizzante, moderno, stratificato e complesso il “cosa” di Mezzogiorno di fuoco nel suo significato, quanto classico è il suo “come”. Tanto è innovativo il “come” di Un dollaro d’onore, quanto è classico il suo “cosa”. Per questo non è sbagliato dire che queste due pellicole rappresentano parti diverse della stessa tensione artistica che, per tutti gli anni Cinquanta, stava cercando di spostare più avanti i limiti del genere western, operando o sui suoi contenuti o sulla sua forma. Bisognerà aspettare fino al 1962 perché Sfida nell’Alta Sierra (Ride the High Country) di Sam Peckinpah riesca a coniugare entrambe le cose in maniera armonica. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.

In conclusione, oggi come allora, tanto Mezzogiorno di fuoco quanto Un dollaro d’onore sono film straordinari che dimostrano come non importi poi molto che tu sia un falco o una colomba. Quel che conta davvero è che tu sappia fare cinema e raccontare storie.

 

3 motivi per definirli dei classici

– hanno ridefinito le regole di un genere, declinandone le tematiche o il linguaggio in maniera nuova. Dopo di loro, il western non è più stato lo stesso.

– sono interpretati da dei mostri sacri di Hollywood all’apice della loro forma.

– i due registi rappresentano due delle voci più importanti e significative del cinema americano tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta.

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