Scarlett Johansson di recente ha parlato della sessualizzazione che, come attrice, ha subito a Hollywod nel corso della sua carriera.
Parlando al podcast Table for Two with Bruce Bozzi, l’attrice è intervenuta nuovamente su un argomento che aveva già affrontato tempo fa: «Feci Lost in Translation e La ragazza con l’orecchino di perla. A quel punto avevo 18-19 anni, stavo diventando una donna e stavo capendo il mio essere desiderabile e la mia sessualità. Venni istruita a essere quella che si definisce “un’attrice schianto“. Ho iniziato a interpretare “l’altra donna“, l’oggetto del desiderio e improvvisamente mi ritrovai in un vicolo cieco. Non riuscivo a uscirne».
«È facile guardare una carriera così a distanza e dire: Va alla grande – ha proseguito – Quelle fiamme però sono veloci e si spengono, per cui poi le opportunità non ci sono. Fu una questione interessante e strana in cui rimanere invischiata, ma poi ci ho lavorato e alla fine e mi sono ritagliata spazio in altri progetti, lavorando con grandi cast».
La star di Match Point, film di Woody Allen al quale l’attrice sembrava riferirsi esplicitamente nelle sue parole, ha anche ricordato che pure la Vedova Nera di Iron Man 2 (2010) era stata pensata come «sottosviluppata e ultra sessualizzata», ma in seguito la Marvel ha fatto marcia indietro.
Stando a Variety, Johansson arrivò a pensare addirittura che per la sua ipersessualizzazione avrebbe portato la sua carriera a chiudersi anzitempo: «Venivo oggettificata e classificata in un modo che non mi faceva ricevere offerte per cose che volevo fare. Ricordo di aver pensato: “La gente pensa che abbia 40 anni”, come se si smettesse di essere desiderabile ed era qualcosa contro cui stavo lottando. Credo che tutti pensassero che fossi più grande e che recitavo da tanto tempo… Mi sentii come se la mia carriera fosse finita e pensai: “Questa è la carriera che hai e questi sono i ruoli che hai interpretato, finisce qui?”».