Dal sogno al fumetto in 3D. Il regista francese di Se mi lasci ti cancello (per il quale ha vinto nel 2005 l’Oscar come migliore sceneggiatura) e L’arte del sogno cambia registro e si lancia in una commedia ricca di azione, humour, ironia e profondità. Gli amanti di Gondry e del genere action non resteranno delusi: il regista, proveniente dal mondo creativo dei videoclip (RadioHead, Rolling Stone) regala al grande pubblico la storia di The Green Hornet, in uscita il 28 gennaio per Sony Pictures Releasing. Protagonista di questo fumetto nato nel 1936 (due anni prima di Superman) Britt Reid (Seth Rogen), figlio del grande capo del quotidiano indipendente di Los Angeles. Cresce avendo alle spalle un senso di inadeguatezza rispetto al genitore fino a quando per uno strano incidente suo padre muore e il giornale finisce nelle sue mani. La realtà sembra aver caricato Britt di un peso più grande di lui, ma l’amicizia con Kato (Jay Chou) porterà i due a creare una coppia di supereroi inediti. Il calabrone verde e la sua spalla diventeranno famosi fino a dare fastidio al boss che controlla la malavita Chudnofsky (Christoph Waltz). Abbiamo incontrato il regista nei giorni scorsi a Roma, dove si è svolta la conferenza stampa del film.
Come ti sei avvicinato a The Green Hornet, fumetto che è stato realizzato per la televisione?
Michel Gondry: Per me il film è come una fidanzata: non conta tanto la prima, ma piuttosto l’ultima e definitiva che si sceglie. The Green Hornet è un film basato su persone alla ricerca della propria identità. Il calabrone verde è l’antieroe per eccellenza, mentre la sua spalla è il protagonista principale; la segretaria dell’antieroe è più intelligente di entrambi: questo tipo di personaggi sovverte i canoni tradizionali della trama. Nel costruire la storia ho dato peso maggiore ai personaggi, che sono più importanti della trama e degli effetti speciali.
Com’è stato dirigere attori con un background così diverso come Rogen, Diaz, Chout e Waltz ?
MG: Non è stato facile. In reatà sono timido. Nel tempo dirigendo tanti videclip ho imparato a comunicare con gli attori. Quando realizzavo i miei primi videoclip mi è stato suggerito che dovevo fingere con gli attori complimentandomi con loro, per incoraggiarli. Con il tempo ho capito che, per non mentire all’attore, basta uscire dal proprio guscio e cercare di comunicare. Il realismo sul set è molto importante, tanto che non voglio che quando si gira ci siano truccatori sul set che rifanno il make up quando una scena è finita.
È il tuo primo film in 3D. Qual è stato il valore aggiunto?
MG: Sin da ragazzino creavo clip in 3D. In The Green Hornet lo abbiamo utilizzato in maniera creativa. Quando ho girato L’arte del sogno avrei voluto fare il film nei due formati, ovvero girare la parte del sogno in 3D per fare entrare lo spettatore in questa dimensione noir. Con The Green Hornet è stato come realizzare un mio vecchio sogno. La modernità è affascinante solo quando la tecnologia, al servizio della creatività, è uno strumento per realizzare meglio il tuo lavoro.
Cosa ti piace del cinema italiano?
L’Italia è il Paese del grande cinema e mi sono rattristato molto vedere tre anni fa che a Cinecittà Studios si giravano solo fiction televisive. Adoro Nanni Moretti e film come La grande abbuffata, Uccellacci e uccellini e I soliti ignoti.
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Da sinistra Michel Gondry, Seth Rogen, Cameron Diaz e Christopher Waltz al photocall romano del film