In anteprima assoluta alla Festa del Cinema di Roma 2024 anche i primi due episodi di Miss Fallaci, la serie diretta da Luca Ribuoli (Speravo de morì prima, Call My Agent – Italia) con Giacomo Martelli e Alessandra Gonnella, prodotta da Paramount e Minerva Pictures in associazione con RedString Pictures. Interpretata da una magnifica Miriam Leone, la serie in otto episodi che sarà trasmessa nel 2025 da Rai Uno, e sarà poi disponibile in streaming su Paramount+, si concentra sulla parte ormai meno nota della vita di Oriana Fallaci, che per lungo tempo è stata la più celebre ma anche la più controversa scrittrice e intellettuale italiana: gli anni della gioventù e degli esordi come giornalista, inviata del settimanale L’Europeo in America, a Hollywood, in quella Mecca del Cinema che la Fallaci saprà raccontare con una voce tanto originale tagliente da raggiungere la notorietà internazionale.
«È un lavoro che abbiamo fatto con grande entusiasmo – inizia il regista Luca Ribuoli -. Un lavoro con un processo di ricerca incredibile, con la consapevolezza che affrontavamo un capitolo di Oriana che non era conosciuto, neanche a noi. Abbiamo cercato negli anni ‘50, un tempo lontano, ma la nostra missione è stata portare quel mondo qua. Oriana Fallaci ha anticipato i tempi e crediamo che i giovani di oggi possano identificarsi in lei». Ed è con grande passione che anche Miriam ci ha raccontato oggi a Roma Film Festival questo viaggio lungo e complesso che prende il titolo di Miss Fallaci «La serie si intitola Miss Fallaci volutamente senza il nome, perché racconta proprio come lei diventerà Oriana – spiega la protagonista -. Questo é il racconto di formazione di una giovane ragazza tra i venti e i trenta anni che cerca sé stessa cercando di affermarsi nel suo lavoro, nella sua ricerca ossessiva sulla sua materia e la sua passione, la scrittura».
«Ossessiva è stata anche la nostra ricerca. Non ci sono video di lei negli anni ’50, i primi suoi video sono degli anni ’60 e il nostro è stato un lavoro praticamente da archeologi. Intercettare come parlasse in quel periodo non è stato facile per me. Un lavoro molto avventuroso per noi, ma anche molto rischioso. Ad esempio quando abbiamo scelto questo look alla Mrs. Maisel sapevano che non era la Fallaci che molti si sarebbero aspettati. Ma è stato anche molto stimolante cercare di restituire la forza e la freschezza della sua gioventù. Speriamo che questa storia possa ispirare le giovani generazioni a pensare di poter realizzare i propri sogni con le proprie azioni, credendoci fino in fondo, senza pensare che sia tutto immagini o che tutto arrivi da uno smartphone. Perché la serie racconta i timori, le sconfitte, la depressione, i nervosismi, le paure, le urla e i sogni di una ragazza che vuole diventare una donna e vuole diventare “scrittore”, come diceva lei, non voleva essere definita “scrittrice” al femminile. Per lei era insopportabile fare la gavetta, accettare compromessi, come ha dovuto fare quando è stata inviata dall’Europeo a spiare Hollywood dal buco della serratura» prosegue l’attrice.
«La serie affronta anche un aspetto molto privato di Oriana Fallaci – ci racconta ancora Miriam Leone -. Io personalmente non mi aspettavo che una donna così forte così grintosa, questa tigre che non le mandava a dire a nessuno, partigiana, schierata, sempre in guerra, con l’elmetto e con la penna come un bisturi, sempre contro qualcuno, potesse essere così fragile in amore. Questo è il grande paradosso delle grandi donne che spesso non sanno stare accanto a uomini alla loro altezza. Nella serie indaghiamo dei dolori privati di Oriana molto forti e molto faticosi. Nello stesso periodo della mia vita, mentre io nel mio privato rimanevo incinta giravano le sequenze dove lei aveva un aborto e perdeva suo figlio. Ha vissuto un crollo psicologico emotivo e fisico, questo è quello che noi raccontiamo. Raccontiamo l’innocenza e la sua perdita, che coincide con la perdita del bambino e del suo primo amore, questo amour fou per il quale forse non era preparata. Ma forse l’ingiustizia della guerra è stata quello che l’ha resa così dura».
E conclude Miriam Leone: «Per lei la vita era guerra, conflitto costante. Era molto dura verso se stessa e anche verso il prossimo. Non permetteva nessuno di essere meno di un eroe. Meno di una persona integerrima, onesta fino al massacro. Qualcosa di chirurgico che faceva male a sé stessa e all’altro. Quindi questo probabilmente la rendeva anche così dura, così ostile verso un mondo che comunque non le perdonava il fatto di essere una femminista solitaria. Perché insomma il suo era un femminismo individuale, individualista. Lei va avanti per la sua strada ma ha creato una strada anche per le altre donne. Ha avuto il coraggio di essere un autore, un’autrice internazionale, riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo, e di essere anche una donna graziosa che non rinunciava alla propria femminilità».
«Oriana anticipa un certo tipo di giornalismo, è praticamente l’inventrice dell’intervista per come la conosciamo oggi. Registrava nastri e li riascoltava, rivedeva i video con l’intento di smascherare il potente o l’attore di turno. Credo sia stata l’unica giornalista e scrittrice che usava la prima persona nella sua prosa e nelle interviste, a parte Tom Wolfe e Truman Capote. Avvicinarsi alle prime pagine dei suoi articoli è stato un privilegio incredibile, era ossessionata dalla scrittura. E dall’idea che la scrittura potesse raccontare la verità» conclude Ribuoli, il regista della serie Miss Fallaci.
Dopo la prima stagione di Miss Fallaci, il progetto nelle intenzioni degli autori dovrebbe proseguire ancora, per raccontare le fasi successive della vita della scrittrice scomparsa nel 2006. E voi cosa ne pensate? Siete curiosi di scoprire questa nuova serie italiana? Diteci la vostra, come sempre, nei commenti.
Foto: Daniele Venturelli/WireImage
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