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Monsters, la serie sui Menendez nasconde un altro caso true crime ancora più agghiacciante

Una tragica vicenda che ha influenzato il modo in cui i media tradizionali hanno trattato il caso Menendez

Monsters, la serie sui Menendez nasconde un altro caso true crime ancora più agghiacciante

Una tragica vicenda che ha influenzato il modo in cui i media tradizionali hanno trattato il caso Menendez

Collage Monsters Poltergeist

Al centro della discussa Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menendez Story c’è l’esplorazione del controverso caso dei fratelli Menendez e dell’omicidio dei loro genitori. Tuttavia, la serie non si limita a raccontare la loro storia; nasconde anche un altro caso di cronaca nera che affonda le radici in un tragico passato.

Monsters: The Lyle and Erik Menendez Story sta rapidamente conquistando Netflix, posizionandosi tra i nuovi show più visti dal suo debutto a metà settembre 2024. Mentre l’attenzione si concentra sui fratelli Erik e Lyle Menendez e sull’omicidio dei loro genitori, Jose e Kitty Menendez, i fan hanno notato un interessante riferimento al film Poltergeist che collega qualcuno vicino al caso. Questa vicenda affascinante, ma tragica, ha influenzato il modo in cui i media tradizionali hanno trattato il caso Menendez, consapevolmente o meno.

Dominick Dunne, un rispettato giornalista attivo dagli anni Settanta, collaborava frequentemente con Vanity Fair all’epoca del caso Menendez, contribuendo a plasmare la conversazione pubblica. Il suo approccio era spesso schierato a favore dell’accusa, e molti ritengono che la sua copertura abbia avuto un impatto significativo sull’opinione pubblica riguardo al caso. In Monsters, Dunne, interpretato da Nathan Lane, appare durante il processo mentre controlla le testimonianze e discute le sue interviste con persone vicine ai ragazzi, compresi familiari. Dunne è convinto che Erik e Lyle meritino l’ergastolo, ma la sua prospettiva è influenzata da una tragedia personale: la morte della figlia Dominique.

Dominique Dunne fu uccisa dal suo ex fidanzato violento, John Thomas Sweeney, che l’ha strangolata davanti alla sua casa. La serie include flashback di quel processo, mostrando Sweeney testimone e parlando degli abusi subiti da bambino, il che influenzò la giuria a ridurre l’accusa a omicidio colposo anziché omicidio. Nella realtà, Sweeney testimoniò riguardo al suo padre violento, e le accuse furono modificate anche a causa della mancanza di premeditazione e della provocazione. Dopo aver scontato solo pochi anni, Sweeney fu rilasciato. In Monsters, Dunne esprime la sua rabbia al termine del processo, riflettendo l’indignazione provata anche nella vita reale.

La sentenza infuriò Dunne al punto che protestò davanti a un ristorante dove Sweeney aveva trovato lavoro come chef e assunse persino un investigatore privato per seguirlo. Questi eventi resero Dunne particolarmente sensibile al caso Menendez e desideroso di giustizia per la morte di Jose e Kitty: credeva che la difesa basata sugli abusi sessuali fosse una tattica per alleggerire le accuse, avendola già vista nel caso di sua figlia. Sebbene i ragazzi avessero compiuto errori, tra cui le conversazioni di Lyle con una donna che scrisse un libro su di lui, gli scritti di Dunne probabilmente influenzarono la percezione pubblica del caso.

Tuttavia, dopo aver ascoltato la testimonianza di Erik e Lyle, il personaggio di Lane si scusa con l’avvocato di Erik, Leslie Abramson, ammettendo di credere nella verità dei ragazzi. Affrontando la sua tragedia personale, Dunne osserva il caso Menendez con una nuova prospettiva, diversa da quella che avrebbe potuto avere se sua figlia fosse stata viva.

Dominique non era solo la figlia di un importante giornalista, ma anche un’aspirante attrice con un futuro promettente. Il suo ruolo più noto è quello di Dana Freeling nel film horror Poltergeist, che narra le disavventure di una famiglia perseguitata da fantasmi. La sua interpretazione nel film del 1982, che ha avuto un grande successo, ha contribuito a creare un seguito di culto. Purtroppo, Dominique morì prima della realizzazione del secondo film della trilogia, e la sua assenza fu giustificata con la spiegazione che il personaggio era all’università.

Dopo Poltergeist, Dominique partecipò a diversi altri progetti, tra cui il film western The Shadow Riders e la serie CHiPs. La sua ultima apparizione avvenne in un episodio di Hill Street Blues, andato in onda due settimane dopo la sua morte. È significativo notare che i lividi mostrati dal suo personaggio erano, in effetti, causati da Sweeney prima delle riprese; lui sostenne che furono il risultato di un incidente mentre cercava di impedirle di lasciare la casa.

Sweeney aveva un passato di violenza nei confronti di Dominique, e in un incidente le strappò ciocche di capelli: ammise di averla uccisa al momento dell’arresto, ma di non ricordare gli eventi successivi. Il suo passato violento, tuttavia, non fu utilizzato come prova durante il processo. Molti credono che testimonianze di ex fidanzate avrebbero potuto influenzare la giuria e continuano a considerare il caso di Dominique un chiaro omicidio, ritenendo che non sia stata fatta giustizia. La sentenza suscitò indignazione e incredulità, specialmente tra i familiari di Dominique.

I parallelismi tra i due casi sono evidenti: la difesa di Sweeney si basava su argomentazioni simili a quelle presentate per i fratelli Menendez, come la mancanza di premeditazione e le dichiarazioni di abuso subito da bambino. Tali similitudini potrebbero aver influenzato la percezione di Dunne riguardo al caso Menendez e modellato la sua copertura del processo. Purtroppo, la vita di Dominique Dunne fu tragicamente spezzata, mentre suo padre, Dominick Dunne, morì nel 2009 per un cancro alla vescica. Sweeney, dopo aver scontato una breve pena, cambiò nome e si trasferì per proteggere la sua identità, mentre Erik e Lyle Menendez rimangono in carcere, condannati all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale nel 1996.

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Fonte: MovieWeb

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