È un Nanni Moretti come sempre libero ma contenuto quello che si è presentato questa mattina davanti ai giornalisti, nel giorno della presentazione di Habemus Papam al Festival di Cannes. Libero di parlare ed esprimersi su un tema controverso come la fede e nello stesso tempo contenuto per via di quella riservatezza che da sempre fa parte del suo carattere, così come il suo status di non credente. Riprendendo una battuta di Buñuel, pur non sottoscrivendola, Moretti ha detto: «Grazie a Dio sono ateo. Mi spiace, però è così. Lo era 25 anni fa con La Messa e’ finita e lo è ora con Habemus Papam. A chi mi dice: “Ma nel film non c’e’ la fede” io rispondo: “Si’, e’ così. Del resto sono due film di un ateo”. Però il mio sguardo non è mai quello di chi vuole andare contro chi crede. Io ho voluto raccontare il mio Vaticano, con il mio Papa, con i miei cardinali, senza lasciarmi condizionare dall’attualità. Tante persone si aspettavano di vedere, sentire o sapere cose che già avevano visto, sentito e saputo: un film di denuncia, insomma. E questo mi sembra un buon motivo per non fare un film così». Quello che a Moretti interessava era l’incontro di mondi completamente diversi e che di solito non hanno molta occasione di venire a contatto: il Papa con la gente e la vita semplice di tutti giorni e contemporaneamente i cardinali con uno psicanalista ateo. «Non ha mai avuto alcuna pretesa di dare indicazioni su come dovrebbe agire il Papa o la Chiesa. Al contrario, il mio è un film pieno di interrogativi». E a chi gli ha chiesto cosa ne pensa delle ingerenze del Vaticano nella vita politica italiana, ha risposto: «Le alte gerarchie sono sempre intervenute, solo che negli ultimi anni i partiti politici in generale recepiscono con molta più agitazione le posizioni della Chiesa. Nel film, quando il papa afferma che c’è bisogno di un grande cambiamento e soprattutto di una guida che abbia amore e comprensione per tutti, i fedeli che sono lì ad ascoltarlo esultano e lo applaudono».
Moretti ha più volte ribadito che Habemus Papam è uno sguardo personale al mondo della Chiesa, senza alcuna allusione ai problemi della società italiana. Quello interpretato magistralmente da Michel Piccoli è, infatti, un Papa inventato, che non ha nulla a che vedere con Benedetto XVI nè con Giovanni Paolo II, che comunque nel film viene ricordato: non solo perché Habemus Papam si apre con le immagini del suo funerale («erano talmente belle che abbiamo voluto riprenderle, anche se non era nelle intenzioni iniziali») ma anche perché in alcune scene del film si fa riferimento al precedente papato, molto lungo e amato. «Una presenza appena accennata, un’ombra che a volte riaffiora alle spalle di Piccoli. Al di là di questo, però, io ho voluto creare e raccontare il mio Vaticano, non quello più volte messo in scena su grande e piccolo schermo. Nessun complotto, accordo o pacchetti di voti durante il Conclave, tanto è vero che non abbiamo volutamente svelare come si arriva alla scelta del Papa proprio per non sminuire il suo personaggio».
In chiusura Moretti ha voluto ringraziare e omaggiare la grande interpretazione di Michel Piccoli: «Sapevo che era molto bravo, ma lo è stato ancora di più, molto più di quanto pensassi. I suoi sguardi, i silenzi, il modo di camminare, i gesti, i sorrisi hanno dato tanto al personaggio e al film. Senza di lui il film sarebbe stato misero». (Foto: Getty Images)
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