Ci sono film che hanno fatto la storia del cinema e la cui realizzazione ha richiesto anni di lavorazione prima del loro arrivo in sala. Qualche esempio? Francis Ford Coppola ne ha impiegati quattro per completare Apocalypse Now, mentre il numero sale a cinque nel caso di David Lynch e del suo Eraserhead. Una bazzecola, se paragonati ai dieci di Avatar e ai dodici di Boyhood. Ora c’è un altro titolo che va ad aggiungersi alla lista: il 7 novembre sbarca in sala, dopo la presentazione alla Festa del Cinema di Roma, Motherless Brooklyn – I segreti di una città, adattamento del bestseller di Jonathan Lethem, che è stato scritto, diretto, prodotto e interpretato da Edward Norton.
Un progetto del cuore, a cui il 50enne americano pensava da oltre 20 anni. «Lessi il romanzo nel 1999, prima della sua pubblicazione. Il mio film ne rispetta lo spirito ma va un po’ per la sua strada», ci anticipa in una sala montaggio nel cuore di Londra, dove è impegnato a seguire la post-produzione della pellicola. Al centro della storia, ambientata nella New York del 1950, il detective privato Lionel Essrog: dotato di una memoria strabiliante e affetto dalla sindrome di Tourette, l’uomo inizia un viaggio alla ricerca degli assassini del mentore e amico Frank Minna (Bruce Willis), deciso a smascherare una cospirazione atta a modificare il volto dell’intera città.
Il romanzo è raccontato da una prospettiva intima, la mente di Lionel. Come hai tradotto i suoi pensieri sullo schermo?
«Il bello del libro è che noi lettori ci troviamo nella testa del protagonista, sentiamo i suoi pensieri. Il mio film funziona allo stesso modo, all’inizio seguiamo il suo monologo interiore e poi osserviamo le sue mosse. Mi sono affidato molto a che alla colonna sonora, realizzata da Daniel Pemberton, e alla musica jazz, che è anche una metafora del modo in cui funziona la sua testa».
A proposito: Thom Yorke ha scritto un brano per il film. Com’è andata?
«Siamo amici di lunga data. A metà anni ’90 vidi i Radiohead in un piccolo club di New York, avevamo amici in comune e andai a presentarmi. Nonostante ci conosciamo benissimo, questa è la prima volta che gli ho chiesto di scrivere una canzone per me. La condizione del cervello di Lio- nel mi sembrava analoga al tipo di musica che fa Thom: c’è sentimento, ma si tratta anche di uno spazio caotico e dissonante. La ballata “Daily Battles” riflette le angosce di Lionel in un mondo buio, che non comprende».