Motovun, chi avrebbe osato mai?
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Motovun, chi avrebbe osato mai?

I deliziosi cult Sirena e My Winnipeg, fra candele per ogni spettatore e tornei di scacchi

Motovun, chi avrebbe osato mai?

I deliziosi cult Sirena e My Winnipeg, fra candele per ogni spettatore e tornei di scacchi

Oltrepassi i cordoni di sicurezza, fai surf sulla folla di ragazze e ragazzi con iPod e ticket cinematografico in mano, ed eccoti entrato nella Piazza Andrea Antico (un raffinato editore musicale nato nel 1470, quando Motovun, allora detta Montona, apparteneva alla Repubblica di Venezia, e qualcosa di essa – c’è poco da discutere – l’ha senz’altro conservato nell’aria e nell’aura). Su ogni poltrona del più grande cinema all’aperto del 10° Motovun Film Festival, giunto alla sua terza giornata, ci sono ora una candela e un accendino, un kit per ogni spettatore. In modo che – durante la visione di Mermaid – Sirena di Anna Melikian, già autrice del poetico Mars – Dove nascono i sogni, ora autrice di un film fintamente pastello e felicemente onirico come Amélie di Jeunet e che, al tempo stesso, di Amélie costituisce la degna antitesi – in modo che, scrivevamo, ogni ragazza e ragazzo possa sognare meglio accendendo una piccola luce (sì, proprio come ad un concerto rock) mentre le vicende della adolescente Alisa sanno accendere il cuore di tutti. E mentre i continui parties prevedono musica rock balcanica ed expo dell’ultimo modello Toyota Prius, che lungo i labirinti di pietra in sali e scendi di Motovun è il taxi ufficiale nonché gratuito del Festival, la programmazione continua alternando una rassegna su Cent’anni di Cinema Sovietico (con alcuni frammenti inestimabili di Dziga Vertov, rimusicati per l’occasione) e la programmazione super-cool di quell’idolo dei cinefili che è Guy Maddin, regista di quella chicca che era La canzone più triste del mondo, forse il più acclamato autore canadese d’oggidì assieme a David Cronenberg e ad Atom Egoyyan, in concorso con il post-lynchiano My Winnipeg che parte dalle atmosfere di un Twin Peaks o Mulholland Drive per giungere addirittura a vertigini alla Orson Welles. Troppi autori con la maiuscola? E allora, per chi vuol finalmente dimostrare – sogno proibito di ogni frequentatore di festival – che registi e spettatori dovrebbero sedere allo stesso tavolo, ecco il torneo di scacchi filmmakers vs spectators organizzato in diretta tv su una terrazza a strapiombo, col pubblico che fa la fila per battere od essere battuto dal suo beniamino di turno. Fuori da Motovun, chi avrebbe osato mai?

Ga.Ba.

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