Arriverà al cinema l’11 Aprile distribuito da Lucky Red Cafarnao – Caos e miracoli, il nuovo film dell’attrice e regista libanese Nadine Labaki, con un’uscita prevista in cento copie e delle anteprime in programma durante i prossimi Cinema Days, dall’1 al 4 aprile. Cafarnao, vincitore del premio della giuria allo scorso Festival di Cannes, racconta la storia di Zain, interpretato dal giovanissimo Zain Al Rafeea, dodicenne libanese membro di una famiglia numerosa e nel cui sguardo innocente ma sofferto la regista ha voluto imprimere il dramma vissuto dal proprio Paese.
Siamo a Beirut, nei quarti più disagiati della città, ma Zaid non si perde d’animo e cerca di ribellarsi alla società che lo opprime arrivando a portare in tribunale i propri stessi genitori, per il semplice fatto di averlo messo al mondo costringendolo a una vita di degrado. «Tutto quello che si vede nel film non è altro che la conseguenza di ciò che succede nelle guerre, dove si sviluppa il caos negli strati e nei livelli più profondi della quotidianità e della società. Zain è una specie di Messia, una sorta di Salvatore che in una certa forma e maniera è il simbolo di tutti quei bambini senza voce che, nel mio paese, non si possono esprimere», dice la regista presentando il film alla stampa, alla Casa del Cinema di Roma.
Problematiche che non presentano soluzioni facili e immediate da adottare, quelle affrontate da che Cafarnao, dal maltrattamento di bambini al razzismo e alla paura dell’altro passando per l’assenza di documenti, con conseguente invisibilità agli occhi della legge e della società, e i flussi migratori. «Il mio compito, come artista, non è quello di trovare soluzioni ma esporre il problema mostrando la realtà e la situazione molto grave del Libano, che ospita un milione e mezzo di rifugiati e ed è vessato da un sistema ingiusto e iniquo – continua la Labaki -, Facendo il film ho però sentito la responsabilità di dare a questi problemi un volto umano e di non mostrarli nella maniera astratta e numerica con la quale molto spesso, nell’informazione e sulle news, ne sentiamo parlare. Abbiamo anche fondato un’associazione per sostenere le famiglie locali, c’è ancora molta strada da fare ma è un inizio».
Cafarnao, il cui titolo viene dalla città della Galilea (odierno Israele) in cui Gesù Cristo iniziò la sua predicazione e realizzò diversi miracoli, presenta una gestazione molto lunga, con ben 520 ore di montaggio che la regista ha impiegato ben due anni per assemblare, arrivando infine da un minutaggio di dodici ore alle due finali. «Non volevo che la sceneggiatura fosse basata su delle idee da me inventate e ho deciso di portare avanti una ricerca sul campo proseguita per ben tre anni. Abbiamo visitato i quartieri più disagiati, le prigioni e le aule di tribunale per cercare di capire come funziona il sistema della giustizia. Sapevamo che sarebbe stato un processo molto lungo e abbiamo scelto degli attori bambini che avevano combattuto lo stesso tipo di lotta del protagonista. La sceneggiatura era solida, ma tante idee sono venute fuori direttamente sul set e abbiamo provveduto a riscriverla quando necessario».
Cafarnao, recitato in gran parte da attori non professionisti (la regista si è però ritagliata un ruolo importante, quello di un avvocato) e nominato agli Oscar come miglior film straniero, nel suo piccolo ha generato una storia positiva cambiando in profondità la vita del protagonista, che ora vive in Norvegia con tutta la famiglia. Il ragazzino dagli occhi enormi, che troneggiano anche sul manifesto del film, è nato il 10 ottobre 2004 in Siria ed è stato privato del diritto all’istruzione dallo scoppio del conflitto a Daraa nel 2012. Un evento tragico dopo il quale la sua famiglia, che ha quattro figli, si è trasferita in Libano. A Beirut Zain ha ricevuto un’istruzione saltuaria, lavorando sporadicamente come fattorino in un supermercato e allevando piccioni (la sua grande passione, tanto che sogna di poter aprire prima poi un negozio). Nel 2016 l’ha notato la direttrice del casting del film, e da lì è partito tutto.
«Non so dire come sarà il mio cinema dopo Cafarnao – conclude la regista di Caramel ed E ora dove andiamo?, annunciata proprio oggi come presidente di giuria della sezione Un Certain Regard al prossimo Festival di Cannes -, nel mio lavoro mi lascio guidare da bisogni che non so prevedere. Amo il neorealismo, il cinema iraniano e François Truffaut, ma non mi sono ispirata in maniera scientifica a nessuna scuola, è il film che si è imposto a noi mentre lo giravamo. Il cinema è una potente arma di cambiamento, ma tutto il mondo oggi sembra un gigantesco Cafarnao. Di certo voglio farlo vedere a politici, giudici, avvocati. Magari sono troppo ingenua e ambiziosa, ma credo sia una mia responsabilità andare avanti».
Foto: Getty Images
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