Gabriele Salvatores in Italia è uno dei pochi a cui piace rischiare, e lo ha fatto realizzando un cinecomic tutto Made in Italy, Il ragazzo invisibile.
Una sfida, soprattutto in un contesto dominato dai colossi statunitensi. Anzi, una doppia sfida: quella di rendere visibili «alcuni dei ragazzi invisibili italiani, artisti emergenti che hanno trovato una finestra di opportunità partecipando al contest per entrare a far parte della colonna sonora del primo film».
Alla domanda fatidica su un possibile seguito, Salvatores ha risposto confermando il nuovo progetto in cantiere: «Il ragazzo invisibile è andato molto bene, c’è molta attesa tanto che realizzeremo anche il sequel, ve lo possiamo svelare in anteprima!».
La pellicola ha avuto un buon successo al botteghino, superando resistenze circa il target dell’opera. «Il pubblico a cui si rivolgono i diversi media oggi è molto ampio e molto diverso. Il nostro obiettivo era raggiungere un pubblico vario, ad esempio un novantasettenne come Captain America, ma anche l’audience di mezzo, dei trentenni e degli adolescenti. Superate queste difficoltà, nel secondo film, di cui stiamo scrivendo la sceneggiatura, i ragazzi crescono e diventerà più dark, e il racconto sarà in larga parte ispirato al fumetto».
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, proprio come suggeriva a Peter Parker, aka Spider-Man, lo zio Ben. La grande responsabilità di Salvatores è stata fare un film rischioso come questo dopo aver vinto un Oscar: «una cosa che sentivo di poter realizzare grazie alle opportunità derivanti la vincita di un Academy Award».
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Foto: Kikapress
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