Napoli magica: il viaggio di Marco D'Amore nel labirinto delle storie e dei miti partenopei. La recensione
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Napoli magica: il viaggio di Marco D’Amore nel labirinto delle storie e dei miti partenopei. La recensione

Il film, presentato Fuori Concorso al 40° Torino Film Festival, è nelle sale dal 5 al 7 dicembre con Vision Distribution

Napoli magica: il viaggio di Marco D’Amore nel labirinto delle storie e dei miti partenopei. La recensione

Il film, presentato Fuori Concorso al 40° Torino Film Festival, è nelle sale dal 5 al 7 dicembre con Vision Distribution

Napoli magica

Attraversare una città significa muoversi nello spazio, ma anche camminare a ritroso nel tempo. Napoli magica è un viaggio nel cuore esoterico e misterioso di una delle città più antiche e affascinanti del mondo. Un viaggio nel mito, nella leggenda, nei labirinti della città e nelle infinite storie che vi sono annidate.

Da Virgilio Mago al fiume «fantasma», dalla leggenda nera di Raimondo di Sangro alla maledizione della Gaiola, dalla Sirena Partenope, demone marino o uccello antropomorfo, umanizzata al punto da morire per amore, ai misteri della città sotterranea, dal mito di Iside all’enigmatica Y di Forcella, dai filosofi-maghi al diavolo della Pietrasanta, dalle Compagnie della Morte ai cori perduti delle fate, dai misteri archeologici ancora da svelare alle incredibili storie ambientate nei Castelli della città, si dipanano in queste pagine storie di sangue, di delitti e morte, di sesso e amanti insaziabili. Storie romantiche, cupe, feroci. Storie napoletane.

Marco D’Amore, il Ciro Di Marzio di Gomorra – La serie, si cala nel dispositivo del docufilm per raccontare a modo suo una Napoli molto diversa dagli stereotipi abituali (si veda ad esempio lo spazio accordato al sangue di San Gennaro), immergendosi nella convivialità delle interviste porta a porta nei quartieri popolari («Signora, mi sa dire perché Napoli è magica?») e arrivando a sprofondare, da novello Alberto Angela partenopeo ma con in più qualcosa di dantesco, in una città nella quale il confine fra la vita e la morte è molto labile, le catacombe sono una fatale condizione identitaria ed esistenziale e si finisce, come d’abitudine, a camminare ignari sui cadaveri.

Colonna sonora di pregio, che rifugge anch’essa i brani classici e troppo risaputi del ricco repertorio musicale vesuviano, approdando però naturalmente, come il finale di È stata la mano di Dio insegna e forse impone, a Pino Daniele (la canzone scelta, però, non è Napul’è in questo caso). Per D’Amore si tratta della terza regia, dopo gli otto episodi della serie Gomorra da lui stesso diretti e l’esordio alla regia de L’immortale, anch’esso dedicato a Ciro Di Marzio.

Il film è stato presentato Fuori Concorso al 40° Torino Film Festival, dove Marco D’Amore, che ha citato in apertura il poeta Raffaele Viviani (trovate di seguito il video del suo intervento), ha detto anche: «Pulcinella, come tutte le maschere, è una maschera demoniaca e Napoli è una città che per esistere, o forse per resistere, deve sempre mettersi a fare la serva, la buffona, a far ridere gli altri, per avere un posto del mondo. Il reiterarsi di questo sberleffo pesa su Pulcinella, lo stanca, gli fa pensare forse anche a un’estinzione che poi è quello che ha raccontato Pasolini di Napoli quando diceva che i napoletani sono come Tuareg nel deserto, desiderano estinguersi perché non vogliono farsi compromettere».

Foto: Sky/Mad Entertainment/Vision Distribution

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