Il film si apre con un monologo di quasi cinque minuti di Jude Law, ripreso dalla cintola in su, sulla bellezza del suo membro maschile. Un concentrato di virilità talmente perfetto e performante che, a detta del suo proprietario, dovrebbe apposto tra le opere d’arte del Louvre. L’apologo fallico viene declamato nella sua cella da Dom Hemingway, rapinatore dalle mani d’oro che ha passato dodici anni in prigione per aver compiuto una grossa rapina e non aver mai fatto il nome del boss mafioso che gliel’ha commissionata.
Più che in una prigione Dom lo si vedrebbe bene in una clinica psichiatrica; i suoi sbalzi d’umore sono repentini, la sua rabbia incontenibile, ma del resto “dodici anni sono un sacco di tempo” e si fa in tempo a perdere l’equilibrio dietro le sbarre.
Non appena uscito di prigione si chiude in una stanza con due escort e una montagna di cocaina, vuole recuperare il tempo perduto, ma è anche consapevole di essersi lasciato troppe cose indietro che non possono più essere aggiustate: la perdita della moglie morta, una figlia che non ha mai fatto in tempo a conoscere. Esige una ricompensa per il suo silenzio e per il tempo perduto, e la avrà…
Dom Hemingway, sembra diretto da un Guy Ritchie sotto anfetamine per il suo stile barocco, sopra le righe, verboso, sovraeccitato, ma il divertimento che concede è epidermico e non convince mai fino in fondo.
Si suppone che dovremmo essere deliziati dalla loquace eccentricità dei dialoghi di Dom, ma i realizzatori sono evidentemente troppo succubi del personaggio e non gli costruiscono attorno una storia solida, e questo nonostante i nobili sforzi di Law, che non ha paura di mostrarsi invecchiato e bolso, quasi una prefigurazione di quello che potrebbe essere il suo aspetto fisico tra una decina d’anni. Col naso storto, la pancetta, i denti neri e una stempiatura ben pronunciata, potrebbe infliggere un duro colpo alle sue fan, che sicuramente apprezzeranno comunque i suoi modi da terribile canaglia.
Il film alla fine è tutto qui: un performance movie che potrebbe piacere a chi ha amato Lock & Stock e Snatch, ma che si avvita su se stesso.
Una chicca: la figlia di Dom è interpretata dalla regina dei draghi de Il trono di spade, Emilia Clarke, adorabile freakettona, perfetta anche nei film indie.
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