Indecisi su cosa andare a vedere a Natale? Volete farvi chiarezza nella selva delle proposte cinematografiche? Ci abbiamo pensato noi. Qua sotto trovate gli estratti delle recensioni dei film, che a nostro parere potrebbero farvi passare un Natale su misura. C’è il fantasy epico e maestoso ambientato nella Terra di mezzo, la commedia sociale di Aldo Giovanni e Giacomo, il thriller di Fincher che vuole demolire il matrimonio, la commedia champagne di Woody Allen, il cartoon Disney-Marvel col robot più dolce del mondo, la commedia indie con il burbero, ma adorabile Bill Murray.
LO HOBBIT – LA BATTAGLIA DELLE CINQUE ARMATE di Peter Jackson
«Thorin affronta lo spettro dell’avidità disumanizzante, che stavolta invece dell’anello ha la forma di una corona. Tauriel vive fino in fondo il suo amore interrazziale con un nano. Bilbo resta l’emblema di quella piccola ma inscalfibile coerenza morale che non pretende grandi atti di eroismo ma resta la bussola migliore per orientarsi nei conflitti. Gandalf assiste e protegge mantenendo la dovuta distanza. Sono i punti d’ancoraggio emotivo del maestoso spettacolo finale, raccolto attorno a due soli avvenimenti cardine, su cui l’intero film è costruito: la calata di Smaug su Pontelagolungo e la battaglia tra orchi, elfi, nani e umani alle porte di Erebor, preceduta dalle schermaglie tra i condottieri dei diversi eserciti…».
Un estratto della recensione di Giorgio Viaro (leggi qui tutto il testo)
L’AMORE BUGIARDO – GONE GIRL di David Fincher
«…Un film stratificato, dicevamo all’inizio, che all’interno di un complicato rompicapo poliziesco mescola horror e farsa, per farsi al culmine dramma morale. Fincher punta il dito sulla menzogna come pietra angolare della relazione e sulle smanie di protagonismo dell’uomo medio: non c’è personaggio nel film che non indossi una maschera, che non voglia apparire in Tv, postare un selfie su Twitter a braccetto con il presunto assassino. Sostiene Fincher: abbiamo barattato l’essenza con l’apparenza. E lo fa spiegare molto bene a un avvocato difensore: “Digli la verità e non ti crederanno, offri loro una confessione ben recitata e ti ameranno”».
Un estratto della recensione di Marita Toniolo (leggi qui tutto il testo)
BIG HERO 6 di Don Hall e Chris Williams
«…Big Hero 6 ha dalla sua pregi non proprio comuni: una storia che ruota attorno alla morte di una persona cara, e quindi un tema rischioso come l’elaborazione del lutto; e una narrazione ordinata, con un capo e una coda e perfino un vero twist, doti queste che si dovrebbero dare per scontate e invece sono sempre più rare.
Se come Frozen sarà un grande successo, questa new wave Disney dei ragazzini con superpoteri e superproblemi in famiglia, impegnati a gestire grandi responsabilità e scelte formative in assenza delle figure genitoriali, potrebbe generare un’intera scuderia di nuovi e remunerativissimi brand».
Un estratto della recensione di Giorgio Viaro (leggi qui tutto il testo)
IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO di Aldo, Giovanni e Giacomo e Morgan Bertacca
«…Ci sono film che passano sopra le opinioni della gente. Fanno parte di questa categoria i cinepanettoni natalizi, che in maniera indiscussa si collocano in una fascia di intrattenimento che va al di là di qualsiasi valore tecnico e qualitativo.
Aldo, Giovanni e Giacomo non meritano di rientrare in questa categoria. Il loro credito nella cinematografia italiana è ancora alto dopo gli ottimi esordi con pellicole come Tre uomini e una gamba e soprattutto Così è la vita».
Un estratto della recensione di Maria Laura Ramello (leggi qui tutto il testo)
MAGIC IN THE MOONLIGHT di Woody Allen
«…Stupisce che un film così romantico – senz’altro il suo più romantico di sempre -, arrivi dopo il duro e cinico Blue Jasmine. Pur se quest’ultimo era sicuramente più coerente nell’alveo della filmografia alleniana, Magic in the Moonlight sembra avere una funzione di remissione rispetto all’ateismo e al cieco razionalismo da sempre proclamati dal regista. «Il mondo forse non ha scopo, ma non è del tutto privo di magia» gli dice sua Zia Vanessa e questa magia, ripete insistentemente Woody tra le pieghe di questo film, si chiama amore…».
Un estratto della recensione di Marita Toniolo (leggi qui tutto il testo)
IL RAGAZZO INVISIBILE di Gabriele Salvatores
«…Il ragazzo invisibile era una scommessa rischiosa: non doveva soltanto stabilire la capacità della nostra industria di “assemblare” un certo tipo di film secondo standard produttivi di livello internazionale, ma anche, e forse soprattutto, mostrare come siamo in grado di lavorare su un immaginario potente e consolidato come quello dei supereroi, aggiungendo se possibile un contributo originale.Il film di Gabriele Salvatores soddisfa pienamente il primo requisito – la confezione è all’altezza delle aspettative, pur nei limiti di un budget di otto milioni -, un po’ meno il secondo. C’è Trieste, cioè uno sfondo caratteristico e non banale anche all’interno del nostro immaginario cinefilo; e c’è la volontà di immaginare una rete di organizzazioni e legami misteriosi tutta europea, tra la Russia e l’Italia, emancipandosi completamente dall’immaginario anglofono e restando estranei pure alla via francese al genere. Il problema è nel tono. I cinecomic americani hanno una trasversalità nerd che coinvolge sia la generazione dei trenta-quarantenni, cresciuti con gli albi DC e Marvel e in debito perenne di nostalgia, che gli adolescenti, affascinati dagli effetti digitali e sempre disponibili a farsi coinvolgere in nuovi immaginari fantasy (il successo di I Guardiani della Galassia è un esempio lampante)».
Un estratto della recensione di Giorgio Viaro (leggi qui tutto il testo)
ST. VINCENT di Theodore Melfi
«Vincent è tutt’altro che un santo. Reduce di guerra, pensionato, passa le sue giornate incollato al bicchiere, sedotto dalle scommesse sui cavalli. Due attività che gli hanno prosciugato il conto in banca e vincolato la vita sociale. Quattro sono le persone che gli gravitano attorno: una moglie ricoverata in ospizio che ormai non lo riconosce più (ma a cui lui non rinuncia a far visita ogni settimana), la spogliarellista Daka che qualche sera viene a “risvegliare la sua virilità” e che forse lui ha messo incinta, il barista di fiducia e l’“amico” a cui deve restituire parecchi soldi. Così appare agli occhi di tutti. Ma non a quelli del piccolo Oliver, un ragazzino che si è appena trasferito insieme alla madre Maggie accanto a lui e a cui Vincent finisce per fare da babysitter, a modo suo».
Un estratto della recensione di Silvia Urban (leggi qui tutto il testo)
UN NATALE STUPEFACENTE di Volfango De Biasi
«Alla vigilia delle feste natalizie, zio Remo (Lillo) e zio Oscar (Greg) sono improvvisamente costretti a prendersi cura del nipotino di 8 anni. I suoi genitori sono stati erroneamente arrestati per coltivazione di sostanze stupefacenti. I due zii sono molto diversi tra loro, e inadeguati a tale compito. Oscar, single rockettaro, cercherà l’aiuto di Genny (Ambra Angiolini). Remo, appena lasciato dalla moglie Marisa (Paola Minaccioni) e geloso del nuovo compagno di lei, un coatto tatuatore di nome Giustino (Paolo Calabresi), approfitterà della situazione per riconquistarla.
A complicare le cose, le visite a sorpresa di due zelanti ma bizzarri assistenti sociali (Francesco Montanari e Riccardo De Filippis) alla “strana famiglia”, per verificarne l’idoneità. Gag a catena, equivoci improbabili, situazioni esilaranti, vi faranno trascorrere un Natale indimenticabile».
PRIDE di Matthew Warchus
«Basato su una storia vera, il film è ambientato in piena era Thatcher, durante lo storico sciopero dei minatori inglesi del 1984. Degli attivisti del movimento gay, spinti dalla solidarietà verso chi, come loro, lotta contro il sistema, decidono di raccogliere fondi per gli scioperanti del Galles. I minatori, però, accolgono con diffidenza l’iniziativa, considerando il sostegno di lesbiche e gay inopportuno e imbarazzante. Ma l’incontro fra i due mondi, difficile per non dire esplosivo, si trasformerà in un’entusiasmante amicizia».
PADDINGTON di Michael Bond
«Un orsetto arriva alla stazione di Londra dal lontano e misterioso Perù in cerca di qualcuno che lo adotti. Incontrerà i Brown, eccentrica famiglia che lo chiamerà Paddington, lo accoglierà sotto il proprio tetto e lo aiuterà a trovare l’esploratore che tanti anni prima lo aveva avvicinato agli usi e costumi della vita moderna. Ma l’arrivo di Paddington in casa innesca una serie concatenata di disastrosi guai, causati anche dalle intenzioni poco amichevoli di una malvagia tassidermista che ha nei confronti dell’orsetto un vecchio conto in sospeso…».
Un estratto della recensione di Karin Ebnet, da Movieforkids (leggi tutto il testo qui)
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