La seconda giornata del Telefilm Festival si è conclusa ieri con un evento by night: prima della visione del triplo cross-over di CSI, che porta le indagini di Langstone (Laurence Fishburne) da Miami, passando per New York e concludendole a Las Vegas, nel buio della sala Dafne dell’Apollo spazio cinema di Milano il criminologo Massimo Picozzi ha illuminato il pubblico con le verità sui metodi d’indagine utilizzati nel telefilm. Oltre ad essere un noto criminologo, spesso ospite in tv per analizzare i misteri giudiziari italiani, Picozzi ha curato la supervisione dei testi per le prime due stagioni di CSI Miami ed ammette, prima di sbugiardare i metodi di indagine di Horatio e compagni, che anche lui è un fan della serie.
«Ben poche cose avvengono come CSI ci fa credere: il luminol, per poter funzionare, dev’essere utilizzato nel buio più assoluto, ci vogliono mesi prima di avere i risultati degli esami tossicologi, gli studi del BPA (le traiettorie degli schizzi di sangue, utilizzate anche in Dexter) non funzionano in modo così accurato e preciso». Alla base della finzione un’ovvia esigenza di drammatizzazione che porta il serial americano a colorare la realtà e a drammatizzare la scienza, racconta il criminologo, anche se il telefilm è molto accurato dal punto di vista scientifico, grazie alla collaborazione di diversi consulenti. «Ma certo questi telefilm hanno avuto un fortissimo impatto sul pubblico: ora tutti pensano che le tutine bianche dei RIS possano risolvere magicamente un caso ed è proprio guardando CSI che l’assassino di Coquio Trevisago, in provincia di Varese, ha mozzato le mani alla sua vittima: temeva che sotto le unghie della donna ci fosse il suo DNA. Come anni fa in tribunale gli avvocati dicevano “vostro onore mi oppongo” sulla scia del mitico Parry Mason».
Il criminologo Massimo Picozzi al Telefilm Festival
Anche Dexter piace a Picozzi, «anche se sono rimasto deluso da uno psicopatico che alla quarta puntata già provava qualche sentimento», ironizza il criminologo. Di Lie to me – la serie che utilizza l’analisi della mimica facciale e l’intervista cinesica per risolvere le indagini – dice che è «finzione pura e il telefilm si regge solo grazie all’ottima interpretazione di Tim Roth. La migliore figura di profiler viene presentata invece in Manhunter», film di Micheal Mann del 1986 dove appare per la prima volta su pellicola Hannibal Lecter, il terribile antropofago de Il silenzio degli innocenti.
Conclude Picozzi: «alla fine tutti noi, quando sfogliamo le pagine dei quotidiani o vediamo il telegiornale, ci interroghiamo innanzitutto sulla psicologia alla base di un omicidio, ci chiediamo come la mamma di Cogne abbia potuto uccidere il suo bambino e non confessare mai, se Amanda Knox fosse veramente innamorata di Sollecito, se Stasi, con quella faccia lì che sembra il fratello minore di Harry Potter, possa davvero aver ucciso Chiara Poggi». L’appuntamento all’anno prossimo, sempre al Telefilm Festival, per l’analisi di Criminal Minds, la serie che si basa sui criminal profiler e che per il personaggio di David Rossi si è ispirata al noto profiler John Douglas.
Appuntamento oggi all’Apollo spazio cinema di Milano per l’ultima giornata del Telefilm Festival.
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