In collegamento da New York sullo schermo della sala cinematografica romana (il The Space Moderno di Roma), in contemporanea con una diretta su Youtube e indirizzata live a una platea di bambine in occasione della festa della donna, si è svolta la presentazione ufficiale di Nelle pieghe del tempo, adattamento firmato dalla regista Ava DuVernay del romanzo di Madeleine L’Engle, datato 1963. Erano presenti, oltre all’autrice, le protagoniste Oprah Winfrey, Reese Witherspoon, Gugu Mbatha-Raw e la giovane Storm Reid. Al centro della storia astrofisica, scienza e un padre (Chris Pine), scomparso mentre tentava di scoprire come esplorare le dimensioni temporali.
Un fantasy da e per bambine che propone viaggi nel tempo e mondi tutti da scoprire, ma soprattutto una giovane protagonista femminile che all’epoca portò il libro ad essere rifiutato da moltissime case editrici prima di trovare una pubblicazione: un dato, in tempi di empowerment femminile diffuso e generalizzato, che dà a A Wrinkle in Time, come recita il titolo originale del romanzo, nuova e decisiva attualità.
«Ho un ruolo in questo film perché sono amica di Ava DuVernay e seleziono con cura le mie amicizie – ha esordito Oprah Winfrey in apertura – ho visto il suo Middle of Nowhere, l’ho cercata su Google e ho deciso che volevo diventare sua amica. L’ho invitata a casa mia dopo aver creato un evento appositamente per conoscerla e ha funzionato alla grande, avevo visto qualcosa nella sua essenza più profonda e posso dire di non essermi sbagliata».
Ava DuVernay ha esordito dietro la macchina da presa solo a 33 anni dopo aver lavorato come publicist e aver prestato servizio nel mondo del marketing cinematografico. La sua è una storia artistica singolare all’insegna della coscienza costante dei propri mezzi e del nulla è impossibile, una specificità che la regista, divenuta famosa per Selma – La strada per la libertà, ha giustamente tenuto a ribadire, essendo la prima regista di colore a confrontarsi con un progetto da 100 milioni di dollari: «I produttori della Disney mi hanno chiamato dicendomi che gli piaceva il mio modo di lavorare e che avrebbero voluto che portassi me stessa dentro questo progetto. Così sono salita a bordo».
Il supporto che le è arrivato da Oprah ha fatto sì che la DuVernay scegliesse una delle persone più in vista d’America, definita da lei stessa come “la donna più saggia in circolazione”, nei panni della Signora Quale, guida dei personaggi del film. Per questo personaggio la Winfrey si è ispirata a Maya Angelou, poetessa dei diritti civili, e alla Strega Buona Glinda de Il mago di Oz.
A fare da mantra per tutta la storia è proprio una frase pronunciata dalla Winfrey («Tutto ciò che devi fare è trovare la tua frequenza e avere fiducia in chi sei»), che non si risparmia nel chiamare a raccolta l’identità femminile parlando di forze astratte e di elementi concreti in campo: «L’unica cosa più veloce della Luce è l’Oscurità e voi siete tutte quante delle guerriere. Un piccola luce può eliminare l’Oscurità laddove c’è caos e confusione, cercatela dentro voi stesse per capire chi siete, lo dovete a voi stesse. Siate generose, la fortuna non esiste se non c’è preparazione. Se Storm Reid, la giovanissima protagonista del film, non si fosse preparata a dovere oggi non sarebbe qui».
Nel parterre degli ospiti della conferenza c’è anche Reese Whiterspoon, che arriva dopo qualche minuto a conferenza in corso: «Avevo letto tutti i libri dell’autrice e li avevo amati, credevo che sarei stata invecchiata moltissimo per interpretare una di queste tre donne, che hanno un aspetto molto antico, invece Ava ha donato loro questa forma eterea, fuori dal tempo, in linea con una storia celestiale e intergalattica, ma con la visione molto personale che Ava ha saputo dargli. Le tre guide, con la loro sapienza, sono depositarie dell’essenza del passato e del divertimento».
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