Hollywood val bene una (mezza) risata
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Hollywood val bene una (mezza) risata

Nato come film drammatico, 1941 – Allarme a Hollywood rimane la prima, unica e fallimentare incursione di Steven Spielberg nel territorio della comicità. nonostante, o forse proprio per la presenza di John Belushi e Dan Aykroyd

Hollywood val bene una (mezza) risata

Nato come film drammatico, 1941 – Allarme a Hollywood rimane la prima, unica e fallimentare incursione di Steven Spielberg nel territorio della comicità. nonostante, o forse proprio per la presenza di John Belushi e Dan Aykroyd

Ma come, due film di Spielberg di seguito? Sì, ma c’è un motivo: se il mese scorso abbiamo fatto una lunga tirata sull’incredibile talento del genio di Cincinnati, questa volta facciamo il contrario, dedicando la rubrica al suo unico, vero, fallimento. E voi, a questo punto, direte: “ma qui non si parla di classici?” Esatto, e 1941 – Allarme a Hollywood è assolutamente un classico: il classico passo più lungo della gamba. Ma prima, serve un poco di contesto.

La pellicola è inizialmente concepita da Robert Zemeckis come un film drammatico sulla “psicosi da invasione” che era scattata negli americani all’indomani di Pearl Harbor. Si sarebbe dovuto intitolare La notte che i giapponesi attaccarono e lo avrebbe dovuto girare John Milius. Poi il progetto passò di mano tra vari Studios, Milius venne estromesso (ma quell’idea di fare un film su un’invasione del suolo statunitense lo portò, qualche anno dopo, a ideare Alba rossa) e alla fine lo script arrivò tra le mani del bambino d’oro di Hollywood, quello Steven Spielberg che da poco aveva realizzato il film col maggior incasso di sempre (Lo Squalo, all’epoca) e si apprestava a bissarne il successo (o quasi) con Incontri ravvicinati del terzo tipo.

Spielberg, in quel momento, era in una fase esplorativa della sua creatività: aveva terrorizzato gli spettatori con il suo divoratore di uomini acquatico e si apprestava a riempirli di meraviglia con i suoi pacifici alieni. Come prossimo progetto voleva farli ridere. Quindi, prese quel soggetto drammatico e decise che andava trasformato in qualcosa che potesse coniugare i toni della commedia con quelli della satira politica; che unisse umorismo demenziale di grana grossa a elementi di una comicità ricercata; che fosse surreale, ma anche prosaico; che raccogliesse un cast di grandi stelle e mattatori, e che fosse anche spettacolare a Tim Matheson e Nancy Allen in una scena surreale di 1941 – Allarme a Hollywood (precorritrice di Jurassic Park).  vedersi.

Facciamola breve: Steven Spielberg, a trentatré anni, voleva dirigere il suo Dottor Stranamore. Una robetta, insomma. Comunque, alla Universal in quel periodo gli avrebbero concesso di tutto e così, quello che Spielberg voleva, Spielberg ottenne. Uno script comico? Ecco Bob Gale pronto a stenderglielo davanti. Un grosso budget? Ecco arrivare il doppio dei soldi a disposizione per Incontri ravvicinati e quattro volte quelli dello Squalo.

Il cast è stratosferico. Nonostante le defezioni di John Wayne e Charlton Heston (che ritennero la pellicola “antiamericana” e sconsigliarono al regista di girarla) tra Dan Aykroyd, John Belushi, Toshiro Mifune, Christopher Lee, Lorraine Gary e mille altri grandi volti, Steven non aveva davvero di che lamentarsi. Così il film venne fatto, uscì in sala e andò piuttosto male. Non così male da far perdere soldi, ma rispetto allo Squalo, si trattò di un vero disastro per la Universal. Che cosa non funzionò? Molti dicono che il problema era che il film fosse troppo lungo, con troppi personaggi, troppo discontinuo, troppo complesso da seguire, troppo d’azione per essere un film comico… Io credo che la realtà sia più semplice: se in un film hai Dan Aykroyd e John Belushi, il tuo film deve far ridere e far ridere tanto, perché due talenti della comicità simili, con una simile chimica, sono un biglietto automatico per le risate. Se li hai a disposizione e il tuo film non fa ridere lo stesso, vuole dire che non sei tagliato per fare il regista comico. E Spielberg, questa cosa (visto che, oltre che un genio del cinema, è anche una persona molto intelligente e che studia in maniera ossessiva i suoi fallimenti) la capisce e non si cimenterà mai più con la comicità pura. Farà film con elementi divertenti? Moltissimi. Farà pellicole di grande intrattenimento? Diventeranno la sua specialità. Tornerà a muoversi nel territorio della commedia? Raramente ma sì, lo farà. Ma a quei film che hanno come primo scopo di far ridere la gente, non si avvicinerà mai più.

1941 – Allarme a Hollywood rimane per questo una sorta di unicorno nella storia del cinema mondiale: l’unico film comico di Steven Spielberg e la sua unica opera davvero sbagliata dall’inizio alla fine. E che comunque, a me piace da impazzire. Perché anche lo Spielberg più fuori fuoco di sempre rimane comunque un regista una spanna sopra a tutti gli altri.

3 MOTIVI PER DEFINIRLO UN CLASSICO

– PER JOHN BELUSHI.

– PER JOHN BELUSHI.

– PER JOHN BELUSHI.

© Universal Pictures, Columbia Pictures, A-Team (3)

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