Un modo diverso di essere classico:…altrimenti ci arrabbiamo!
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Un modo diverso di essere classico:…altrimenti ci arrabbiamo!

L’uscita nelle sale del remake-omaggio degli Younuts è l’occasione per riflettere su come l’originale con Bud Spencer e Terence Hill sia divenuto un film di culto per almeno tre generazioni di spettatori

Un modo diverso di essere classico:…altrimenti ci arrabbiamo!

L’uscita nelle sale del remake-omaggio degli Younuts è l’occasione per riflettere su come l’originale con Bud Spencer e Terence Hill sia divenuto un film di culto per almeno tre generazioni di spettatori

Sin dall’inizio, questa rubrica ha cercato di tracciare una linea per definire cosa trasforma un film in un classico. Con scarsi risultati, devo ammetterlo.

Le cose che possiamo dire di aver stabilito è che non è la bontà assoluta della pellicola a fargli raggiungere questo status (non tutti i classici sono dei bei film e non tutti i bei film diventano classici), che non tutti i classici sono “classici assoluti” (a seconda della nazione un film può essere ritenuto tale o essere, invece, del tutto trascurato) e che il tempo può trasformare un film acclamato alla sua uscita in un’opera insignificante o agire all’inverso, trasformando opere minori in appuntamenti imprescindibili nella vita di un cinefilo. E questa introduzione ha il solo scopo di giustificare il perché questo mese parleremo di un film che non è realmente bello o di straordinaria fattura, non gode di una fama davvero internazionale e, alla sua uscita, non è certo stato salutato come un’opera imprescindibile della settima arte: …altrimenti ci arrabbiamo!, pellicola del 1974 firmata da Marcello Fondato, con Bud Spencer e Terence Hill.

L’occasione per discuterne nasce, ovviamente, dal recente “remake omaggio” realizzato dal gruppo di videomaker YouNuts, con Edoardo Pesce e Alessandro Roja come protagonisti, che tante polemiche ha suscitato prima della sua uscita, e che ha avuto ben poco successo al botteghino nostrano, pur potendo vantare un nome di forte richiamo per il nostro mercato interno. L’insuccesso di questo remake-rebootsequel, fortemente voluto da Lucky Red e realizzato con un occhio alle grandi operazioni similari realizzate in USA, ci dice che la pellicola originale di Bud e Terence ha, quantomeno per un certo tipo di pubblico, un valore e una “sacralità” forse sottovalutata da chi ha deciso di riprenderlo in mano, un poco come (con tutti i distinguo del caso) accadde a Gus Van Sant quando decise di realizzare un remake di Psyco di Alfred Hitchcock.

È quindi troppo ardito definire la pellicola di Fondato come un classico della nostra cinematografia? Io penso di no ma, lo ribadisco per quelli del loggione, con questo non sto intendendo che ci troviamo di fronte a un’opera particolarmente meritoria sotto il profilo artistico, quanto che siamo alle prese con un film che, nonostante i suoi limiti, ha saputo imporsi sul tempo e sulla critica.

Vale anche la pena sottolineare un punto: nella percezione attuale, i film della coppia Bud & Terence sembrano essere un corpus unico, realizzati uno di seguito all’altro, seguendo una formula standard. In realtà tutto nasce quasi per caso, da Lo chiamavano Trinità, che sarebbe dovuto essere uno spaghetti western come tanti ma che, quasi in corso d’opera, muta in qualcos’altro, grazie alla straordinaria chimica nata tra i due interpreti e alla capacità, tutta italiana, di trasformare il serioso in farsa. Così la violenza dei film di Sergio Leone e Sergio Corbucci nel lavoro di Enzo Barboni diventa slapstick comedy e, al posto dei proiettili, volano i ceffoni. Il gioco è tanto genuinamente divertente che un film che doveva essere solo l’ennesimo esponente di un sottogenere cinematografico di Serie B, diventa sottogenere a sua volta e si trasforma in un enorme successo commerciale. Ne nasce rapidamente un seguito (…continuavano a chiamarlo Trinità) e poi la coppia di interpreti prova a battere altre strade, più personali e autonome, non trovando lo stesso successo.

Si torna assieme, quindi, con …più forte ragazzi!, diretto da Giuseppe Colizzi del 1972, pellicola che sposta il setting nell’epoca moderna e che si avvale della collaborazione degli allora sconosciuti Oliver Onions. Di nuovo un successo e di nuovo una momentanea separazione per la coppia che sembra soffrire la necessità di essere tale (specie Spencer- Pedersoli). Nel 1974 è però la volta di …altrimenti ci arrabbiamo!, diretto per ragioni “alimentari” da un Marcello Fondato che aveva velleità ben più autoriali, e musicato nuovamente dagli Oliver Onions. Alla scrittura, Francesco Scardamaglia, uno che viene dagli spaghetti western e dai poliziotteschi duri e puri, ma che ha capito la formula e il segreto per farla funzionare: una storia semplice e quasi fiabesca, una violenza cartoonesca e il lasciar improvvisare a Bud e Terence sul set, che loro sanno meglio di chiunque altro cosa fare. …altrimenti ci arrabbiamo! si trasforma così nella sintesi di tutto quanto fatto prima dalla coppia di attori e nella strada maestra per tutto quello che faranno dopo, diventando il loro più grande successo e, forse, anche la loro prigione.

Il film ottiene risultati straordinari in Italia e riscontri molto positivi a ogni latitudine del mondo, finendo (negli anni) per essere omaggiato da registi impensabili come John Woo (in Mission: Impossible II) e da grandi star (come Jackie Chan, che più volte ha raccontato di come amasse i film della coppia).

Oggi la pellicola è oggetto di un culto sacrale esagerato da parte della generazione X e Boomer, ma bisogna ammettere che resta estremamente godibile e che anche un ragazzino ignaro di tutto si diverte a guardarla, se gli capita davanti.

Non è poco, ve lo assicuro.  

 

3 MOTIVI PER DEFINIRLO UN CLASSICO

– BUD & TERENCE NELLA LORO FORMA PIÙ PURA E A FUOCO

– LA COLONNA SONORA DEGLI OLIVER ONIONS

– LA SCENA DELLE MOTO

© Capital Films, Filmayer, Rizzoli Film (3)

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