Netflix, che disastro! Polemiche e fan infuriati a causa di una serie Tv «da incubo»
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Netflix, che disastro! Polemiche e fan infuriati a causa di una serie Tv «da incubo»

Netflix, che disastro! Polemiche e fan infuriati a causa di una serie Tv «da incubo»

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Un nuovo giorno, un nuovo motivo di polemica per gli utenti Netflix. Dopo gli aumenti di prezzo, le cancellazioni di serie amatissime e i rinvii di contenuti molto attesi, questa volta nel mirino del dibattito online ci è finito il controverso restauro di un titolo storico, la sitcom Tutti al college, risalente agli anni Ottanta.

Lo show, spin-off del più popolare I Robinson, racconta le avventure di Denise Robinson (Lisa Bonet) al college, ed è andato avanti per sei stagioni, trasmesse anche in Italia su Canale 5. Ora, Netflix ha deciso di riproporla in streaming per i nostalgici, promettendo anche di regalare loro un fantastico restauro in HD, che avrebbe regalato agli episodi una qualità mai vista prima.

All’arrivo del contenuto sulla piattaforma, però, la brutta sorpresa: il “restauro” in questione è un vero e proprio tripudio di immagini distorte, visi deformati, sfondi che si mescolano incoerentemente gli uni agli altri e scritte storte. Un risultato che i fan hanno definito «da incubo». A denunciare la cosa è stato lo sviluppatore Scott Hanselman, che ha pubblicato alcune clip sul suo profilo TikTok, ma da allora si sono unite al discorso anche altre figure del settore, come il visual effect artist Todd Vaziri.

Cosa effettivamente abbia causato questo disastroso remaster è ancora ignoto, ma tutti gli indizi sembrano puntare verso un uso massiccio di AI, che avrebbe letteralmente massacrato la qualità di questa amata sitcom. «Puoi trasformare un pixel sfocato in quattro pixel, o quattro in sedici, ma quell’informazione deve arrivare da qualche parte – ha affermato Hanselman -. Certo, guardandolo da lontano sembra fatto bene, e tutti sarebbero stati contenti di avere una versione in 4K di Tutti al college. Il problema è che la tecnologia AI ancora non è abbastanza evoluta per questo».

Soltanto qualche giorno fa, Netflix è finita nel mirino di una polemica molto simile. Gli utenti hanno infatti segnalato l’utilizzo dell’AI generativa nel documentario true crime Il caso Gabby Petito, che ripercorre la sua scomparsa e morte per mano dell’ex fidanzato. Gli autori della docuserie, in accordo con la famiglia, hanno infatti deciso di ricreare digitalmente la voce della ragazza per farle leggere le sue lettere e le pagine dei suoi diari. Una scelta che però il pubblico ha trovato profondamente disturbante e che ha risollevato il dibattito sull’uso dell’AI nel mondo dell’audiovisivo.

Fonte: Comicbook

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