Negli anni del liceo una delle prove più terribili era la traduzione dal greco. Ne ricordo una in particolare, un brano dell’Anabasi di Senofonte, dove rimediai un altrettanto terribile quattro. Era il 1977 e ancora non avevo visto I Guerrieri della Notte (The Warriors) che sarebbe uscito due anni dopo, quando oramai avevo il diploma in tasca. Eh già, perché se avessi visto quel film avrei magari compreso meglio la storia del generale Clearco e dei suoi ufficiali uccisi o catturati per il tradimento ordito da Tissaferne, e di come lo stesso Senofonte, ritrovatosi improvvisamente al comando, ha concentrato i propri sforzi nell’incoraggiamento dei soldati guidando l’armata sbandata nel lungo viaggio verso il “Ponto Eusino” (meglio noto come il Mar Nero). Allora: a Clearco diamo il nome di Cleon (Dorsey Wright), leader e fondatore della gang dei Guerrieri (Warriors) che viene pestato, forse ucciso, perché ritenuto ingiustamente colpevole di aver sparato a Cyrus, il capo carismatico dei Riffs che sogna di consorziare tutte le gang della città. Al traditore Tissaferne diamo il nome di Luther, lo spigoloso attore David Patrick Kelly, e al coraggioso Senofonte quello dell’aitante Swan (Michael Beck) e, infine, il lungo viaggio non lo facciamo verso il Mar Nero ma dal Bronx alla spiaggia di Coney Island sull’Oceano Atlantico, attraversando tutta New York City in una notte, tra strade poco illuminate, parchi inquietanti, stazioni desolate della metro e treni ricoperti di graffiti, sempre sotto la costante minaccia delle peggiori gang della città.
Cleon: Hai quello che ti serve?
Rembrandt: (fa cenno di sì mostrando una bomboletta spray)
Cleon: Voglio il nostro marchio dovunque. Tutti devono sapere che i Guerrieri sono passati di qui.
The Warriors è il film simbolo sulle bande di New York, girato da un regista adrenalinico come Walter Hill negli anni in cui la città era ancora “brutta, sporca e cattiva”. Hill recluta tra le comparse qualche vera gang della città e dirige un gruppo di attori semisconosciuti, che non diventeranno mai delle grandi star, ma che hanno fatto parte di uno dei cult movie la cui fama si perpetua nel tempo (nel 2005, ad esempio, il film è diventato un videogame di enorme successo).
The Warriors è una full immersion di 93 minuti nella New York meno rassicurante, quella che gli uffici del turismo fanno finta di ignorare, raccontata quando ancora la tolleranza zero applicata dal sindaco Rudolph Giuliani dal 1985 era di là da venire. Il film è stato definito coatto, violento, trashone, banale, pacchiano, inverosimile, triviale, ingenuo (…sono gang terribili, ma pagano tutti il biglietto della metro, sia chiaro), ma l’aggettivo resta uno solo: imperdibile.
Il concentrato di sub-cultura metropolitana presente nella storia ne fa un film seminale per artisti, deejay, graffitari, grafici, designer, stilisti, musicisti… e se la recitazione non è da premio Oscar, se qualche dialogo oggi ci sembra un po’ datato e se a qualcuno appare un po’ anacronistico anche il divieto ai minori di 18 anni sancito dal visto censura n. 73623 del 30 giugno 1979, poco importa.
E ora… venite fuori a giocare…
IL GRANDE RADUNO
Swan: Nessuno di noi è stato nel Bronx prima d’ora.
Cleon: E che vuol dire? Questo è il raduno più grande mai fatto. Ci saranno tutte le gang della città.
Cominciamo subito col dire che se volete rivivere il grande raduno di gang lasciate stare il Bronx. L’appuntamento nel film è sì al Van Cortlandt Park nel Bronx (nei pressi della fermata della 242nd Street della linea 1 della metro, tra la Broadway e Jerome Avenue), così come racconta anche il libro di Sol Yurick che ha ispirato la sceneggiatura, ma in realtà le riprese sono state effettuate nel Riverside Park, una lunga striscia di verde che costeggia il fiume Hudson nella Upper West Side di Manhattan (dall’altra parte il fiume si chiama semplicemente East River). Il luogo preciso dove sono state girate le scene è il parco giochi oggi noto come il Dinosaurs Playground, in omaggio ad alcune statue degli animali estinti che adornano l’area collocata tra la 97th Street e la Riverside Drive. Lì, al centro di quella piccola arena dove portare i bambini la domenica mattina a prendere un po’ d’aria e a vedere i giochi d’acqua delle due fontane a getto, Cyrus si è beccato un colpo di pistola invece di coronare il sogno di conquistare la città.
FUGA DAL CIMITERO
Cowboy: E allora che si fa adesso?
Swan: Ce ne torniamo indietro!
Vermin: Dicci pure come si fa allora! Da qui a Coney Island ci sono più di cinquanta miglia!
Swan: Non ci resta altro da fare…
Le gang sono in fuga. I Guerrieri si rifugiano in un piccolo cimitero che in teoria dovrebbe essere sempre nel Bronx, ma in verità la funerea location non è né nel Bronx nè vicino a Riverside Park, reale set del raduno. Il ciak del piano di fuga è stato dato in realtà al Green-Wood Cemetery di Brooklyn, dove Swan, nuovo leader dei Guerrieri, decide che è meglio dividersi, per poi rincontrarsi alla stazione di Union Square. Il Green-Wood Cemetery è il cimitero più vivace di tutta New York. Tour guidati, picnic, feste, concerti, rievocazioni storiche, conferenze e manifestazioni, oltre alle celebrazioni ufficiali dei caduti di tutte le guerre che negli USA si tengono l’ultima domenica di maggio. In questo cimitero c’è anche un dipartimento specializzato nella concessione dell’area per riprese cinematografiche e televisive. Solo negli ultimi dieci anni oltre una trentina di produzioni sono passate di là. Se pensate che sto esagerando fate un salto nel sito ufficiale e, se lo riterrete opportuno, con 30 dollari potete anche diventare membri di questo eterno ma non immortale club. Dimenticavo, questo l’indirizzo: Green-Wood Cemetery, n. 500 della 25th Street, Brooklyn, New York City.
LE FURIE DEL BASEBALL
Swan: È meglio squagliarci, adesso…
Per sfuggire alla polizia all’interno della stazione della 96th Street alcuni dei Guerrieri si trovano la strada sbarrata dai Baseball Furies, una gang la cui uniforme mescola le passioni del regista per il baseball e per il gruppo rock dei Kiss. Lo scontro con le furie è il più avvincente del film e si sviluppa su varie location. Innanzitutto la stazione della metro che vediamo inquadrata non è la 96 come indicato sull’iscrizione (posticcia), ma è la 72, alla 72nd Street lato ovest, angolo Broadway Street e gli interni sono quelli della stazione fuori uso di Hoyt Schermerhorn Streets.
All’uscita della “96” le furie armate di mazze da baseball sono lì, ad attenderli. E comincia la caccia…
L’inseguimento è lungo, appassionante e reso ancora più ansiogeno dalle note del compositore Barry DeVorzon, autore della colonna sonora alla quale ha partecipato anche Joe Walsh degli Eagles. Dalla stazione della metro si prosegue per la 100th Street lato ovest, angolo Riverside Drive sino al monumento dedicato ai pompieri (Firemen’s Memorial), una delle statue più emozionanti della città, scavalcata senza tanti ossequi dai ragazzi col gilè di finta pelle.
Le furie non mollano. Il regista ha scelto per interpretare questa gang tutti attori over 30 e provenienti da una squadra di stuntmen. Uomini prestanti, inquietanti e, a prima vista, molto più pericolosi dei giovani e sbandati guerrieri, orfani del loro capo solo da poche ore. Sale l’adrenalina, sino ad inoltrarsi in quel Riverside Park già teatro del raduno. I guerrieri, pur in inferiorità numerica, alla fine avranno la meglio e il culmine viene raggiunto quando, nel verde del parco il guerriero Ajax pronuncia la storica frase “ti infilo quel bastone nel c… e ti sventolo come una bandiera”. In realtà la frase originale suonava leggermente diversa (“I’ll shove that bat up your ass and turn you into a popsicle”) ovvero, più o meno, “ti infilo quella mazza su per il c… e ti trasformo in un ghiacciolo”) ma siamo lì…
UNION SQUARE STATION
Mercy: Datti da fare Guerriero. L’hai visto quel tizio sui pattini laggiù? Ti sta aspettando. E non è solo, si è portato i suoi amici.
Alla fine I Guerrieri, o meglio quel che resta della gang, si ritrovano alla stazione di Union Square, per poi proseguire insieme verso Coney Island, la loro “casa”. Ma c’è ancora da combattere, ragazzi. Ci sono i Punks, vestiti con salopette, maglie a righe e rollerskates ai piedi, con un look che ricorda la band pop-rock dei Bay City Rollers , che di punk aveva molto poco. Grande battaglia nei bagli pubblici di questa stazione (anche se ricostruiti nel set degli Astoria Studios di NY), snodo nevralgico della Grande Mela. La Union Square Station si trova all’incrocio tra la 14th Street lato est, e la 4th Avenue. E’ una delle stazioni storiche della città, attiva sin dal 1917. Ed è il luogo dell’ultima battaglia dei Guerrieri prima del gran finale.
CONEY ISLAND, BABIES!
Swan: Guarda che posto di merda! E abbiamo combattuto tutta la notte per ritornarci!
Alla fine del viaggio i sopravvissuti Guerrieri tornano a riveder la luce a Coney Island e l’infame Luther viene sconfitto. Dovevo allertare sullo spoiler? Mah, credo che chi sta leggendo queste righe avrà visto il film almeno tre o quattro volte…
Sulla passeggiata del lungomare si staglia un edificio che sembra un capannone, dove un graffito con il nome della gang campeggia a tutto campo. Bene, anzi male, quell’edificio non c’è più. Già abbastanza malridotto all’epoca delle riprese, la struttura dello stabilimento balneare Stauch (Stauch Baths, ma la “c” e la “h” del nome erano già cadute) è stata demolita nella seconda metà degli anni 80, dopo che un incendio nella zona aveva pregiudicato gravemente tutta l’area. I Bagni Stauch erano una istituzione della zona sin dagli anni 20, e la demolizione ha scioccato sia i residenti e i frequentatori abitudinari che i molti fan del film.
Oggi, su quello stesso spiazzo usato anche come set per le foto promozionali del film non c’è altro che qualche squallido chiosco di gelati, panini e bibite super gassate.
Più volte si è parlato di un remake del film, il regista Tony Scott ha anche rilasciato alcune dichiarazioni a riguardo, tra cui quella sull’ambientazione a Los Angeles piuttosto che a New York. Pare che non uscirà prima del 2014. Già, è lì che ora ci si mena…
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La sezione New York Movies è curata da Francesco Argento. Giornalista pubblicista, vive a Roma, si occupa di cinema, letteratura e fumetti, e dal 1995 al 2006 ha collaborato all’edizione italiana di Batman curando articoli e redazionali. È un appassionato studioso della città di New York, alla quale ha dedicato il blog Romanzi a New York.
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