New York Movies: La 25a ora. Alla scoperta delle location del film
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New York Movies: La 25a ora. Alla scoperta delle location del film

Quinta puntata del nostro speciale dedicato alla Grande Mela raccontata attraverso i film girati nella città americana

New York Movies: La 25a ora. Alla scoperta delle location del film

Quinta puntata del nostro speciale dedicato alla Grande Mela raccontata attraverso i film girati nella città americana

Monty Brogan (estratto dal monologo): “…dalle casette a schiera di Astoria agli attici di Park Avenue, dalle case popolari del Bronx ai loft di Soho, dai palazzoni di Alphabet City alle case di pietra di Park Slope e a quelle a due piani di Staten Island… Che un terremoto la faccia crollare, che gli incendi la distruggano, che bruci fino a diventare cenere, che le acque si sollevino e sommergano questa fogna infestata dai topi”.

Sbaglia chi dice che La 25a Ora (The 25th Hour) è uno dei migliori film di Spike Lee.  La 25a Ora è il miglior film di Spike Lee ed è anche uno dei più importanti della storia cinematografica della Grande Mela perché è il primo lungometraggio che racconta una storia accaduta dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 e che ci mostra, per la prima volta, Ground Zero sullo schermo del cinema. L’attentato aleggia sulla trama già dai titoli d’apertura, con le luci dei riflettori che disegnano in cielo, con un’angosciosa trasparenza, le torri che non ci sono più.

Il film racconta l’ultimo giorno di libertà dello spacciatore di sangue irlandese Montgomery Brogan detto Monty (l’attore Ed Norton), beccato grazie a una soffiata. Sarà un giorno da passare insieme al suo cane Doley (il flashback del prologo ci spiega come l’ha incontrato sotto il ponte di Brooklyn) e ai propri, pochi, veri affetti. C’è la fidanzata portoricana Naturelle (Rosario Dawson), c’è Jacob (Philip Seymour Hoffman), insegnante innamorato di una studentessa, c’è Frank (Barry Pepper), agente di borsa, c’è il papà James ex pompiere. Le cattive compagnie di Monty hanno il loro portavoce nel russo Kostya Novotni, interpretato da uno straordinario Tony Siragusa, ex giocatore di football americano.

Sarà un giorno difficile, vissuto in una New York mai da cartolina, illuminata nelle ore diurne da una luce livida, bluastra. Ci sarà da meditare in questo giorno, girando per le strade di questa metropoli ferita. E cominciamo…

A CASA DI MONTY

Kostya Novotni: Vieni qua! Ti faccio fare bambino mezzo russo mezzo nero!…Pieno di belle duonne… Mi piace questo quartiere… quanto paghi di affitto?
Monty Brogan:
Non te lo puoi permettere,fidati… Che ci fai qui?
Kostya Novotni:
Qualcosa non va?
Monty Brogan:
No, mi sto divertendo da matti, tu che dici?

Ma dove siamo? I due chiacchierano fuori casa di Monty, al n. 154 della 89th Street Lato Est, tra la 3d avenue e la Lexington Avenue, numero civico teatro anche di molte altre scene del film. A quell’indirizzo c’ è in realtà una abitazione bifamiliare su quattro piani in pietra arenaria ed elegante ingresso ad arco in marmo. La costruzione è una delle sei case rimaste nel quartiere di un gruppo di dieci firmate dagli architetti Hubert & Pirsson tra il 1886 e il 1887, pochi anni dopo il completamento della ferrovia sopraelevata tra la 3d avenue e la 129th Street che diede il via allo sviluppo edilizio del luogo. Siamo nell’ Upper East Side, oggi zona residenziale molto apprezzata e, come dice Kostya, “piena di belle duonne”.

UNA BIRRA DA BROGAN’S, ANZI DA KITTY

Kostya informa Monty che il boss Nikolai darà una festa in suo onore prima della galera (sic!) ma Monty prima ha un incontro obbligato, toccante, con suo padre James, ex pompiere che ora gestisce un pub. Il locale nella finzione cinematografica si chiama Brogan’s dal cognome del proprietario e si trova nel distretto insulare di Staten Island, ma in realtà si chiama Kitty Kiernan e sta a Brooklyn, al n. 9735 della 3d Avenue.

Poche modifiche estetiche, un sapiente movimento di macchina ed eccolo lì il Brogan’s. In questo bar, come in tutti i bar, c’è un bagno con uno specchio, set di uno dei monologhi più furiosi della storia cinematografica di New York, noto come il monologo del F— Y– o, se ci riferiamo alla versione italiana, dell’ I- C—.

Il film, è il momento giusto per ricordarlo, è tratto dall’omonimo romanzo di David Benioff che ha curato anche la sceneggiatura. Benioff, come racconta lo stesso Spike Lee nella sua autobiografia, aveva escluso il monologo ritenendolo poco cinematografico, al che Spike Lee ha semplicemente risposto “Tu pensa a scrivere, al resto penso io”. I lettori del romanzo avranno anche notato come sia stato scritto prima dell’attentato, evento che poi è entrato di prepotenza nella stesura del soggetto cinematografico. E’ un monologo rabbioso, con Monty che non riesce a capacitarsi della situazione in cui si trova e si lancia in un’invettiva memorabile contro tutta New York.
E così, se dopo aver bevuto una birra al Kitty Kiernan avete bisogno di sfogarvi un po’,  c’è il bagno con lo specchio che vi aspetta. Ma non urlate troppo perché il personale del pub non ha fama di straordinaria tolleranza verso i clienti fastidiosi.

GROUND ZERO

Jacob Elinsky: Il New York Times dice che qui l’aria è malsana.
Frank Slaughtery:
Ah si? Beh, vaffanculo al Times, io leggo il Post.

Da casa del broker Frank, una bella casa che affacciava sulle Torri Gemelle e oggi affaccia sul nulla, Frank e Jacob parlano del futuro di Monty e lo fanno guardando in basso, dove la tabula rasa blu delle rovine dell’attentato si riflette sui vetri e sulle anime dei newyorchesi. Questo è il Ground Zero di Spike Lee. A titolo di curiosità l’esatto indirizzo delle Torri Gemelle era 1 World Trade Center e 2 World Trade Center ed avevano un proprio codice postale: 10048. Adesso dobbiamo aspettare che qualche regista, o lo stesso Lee, giri la prima sequenza al nuovo One World Trade Center meglio nota come la Freedom Tower

IL PARCO GIOCHI

Monty Brogan: Come ti chiami Nat… Nataline…
Naturelle:
Naturelle
Monty Brogan:
Naturelle? Dici sul serio? Na-tu-re-lle… Mi piace!
Naturelle:
Tu quanti anni hai?
Monty Brogan:
Sono troppo vecchio per te…
Naturelle:
Allora sei troppo vecchio anche per venire al parco giochi!
Monty Brogan:
Non ci sono mica venuto apposta! Sono di passaggio…

Il parco giochi al centro del flashback che racconta l’incontro tra Monty e Naturelle è a Central Park, lungo la 5th Avenue all’altezza della 72nd Street lato est. Nei circa 3,5 km quadrati di Central Park di parchi giochi ce ne sono ventuno e Spike Lee sceglie questo per raccontare qualche momento felice del protagonista che si muove disinvolto, flirta con la giovanissima ragazza, scherza, fa battute ma tra lui e l’occhio della macchina da presa spesso si intromettono le inferriate del parco, nere, sorta di gabbia premonitrice del suo destino.

DAL BAR AL CLUB

Frank Slaughtery: Andiamo, andiamo, dobbiamo cercare di tenerlo su, facciamogli passare una bella serata.

Sono le ultime ore di libertà per Monty e vanno spese bene. E quindi: prima un giro di birre al bar e poi grande party nel club gestito da Nikolai.

Ma andiamo per ordine e cominciamo dal bar dove Frank, Jacob, Naturelle e Monty si danno appuntamento.  Si trova, o meglio si trovava, al n. 173 di Mott Street, angolo Broome Street, tra Little Italy e Chinatown. Usiamo il tempo al passato perché il Double Happiness, questo era il nome del locale, ha chiuso nel 2008 per trasformarsi nel ristorante The Mott, chiuso anch’esso pochi mesi fa. Al momento in cui scrivo mi risulta che sulla porta c’è un cartello di “affittasi” . Il Double Happiness era un ritrovo da intenditori, senza insegne davanti all’ingresso, affollato da newyorchesi e poco conosciuto dai turisti, musica a cavallo tra funk anni 70, brazilian soul e hip hop old school.

Questo sound ci porta dritti dritti al club “The Bridge” dove si tiene il party in onore di Monty. The Bridge si trova, anzi anche stavolta si trovava,  nella zona di Brooklyn nota come Dumbo che non ha nulla a che fare con l’elefantino volante della Disney, ma è in realtà l’acronimo di Down Under the Manhattan Bridge Overpass.

Lì, con il pilone del ponte sullo sfondo, ci sono alcune delle vie più cinematografiche della città, a cominciare dai ricordi di C’era una volta in America di Sergio Leone

La limousine lascia i nostri quattro amici all’altezza del n. 30 di Washington Street, che  scendono e passeggiano su Water Street sino a fermarsi all’ingresso del locale al n. 133 di Water Street (ma poi entrano dal retro, appena girato su Adams Street). Oggi lì non c’è nessun locale dove ascoltare il soul funk dei Cymande e bere bourbon con ghiaccio, ma dal 2011 c’è il centro benessere Green Stone, una attrezzatissima SPA dove con, minimo, una settantina di dollari si può usufruire di una mezz’ora di terapia

MASSACRO A PARK SCHURZ

Monty Brogan (rivolto a Frank Slaughtery): Devi spaccarmi il muso. Non posso andare lì dentro con questa faccia. Te l’ho detto, è il primo giorno che conta. Appena mi vedono con questa faccia pulitina… sono finito!

Siamo alle ultime battute. (alert: spoiler!) Mancano poche ore all’incarcerazione di Monty. La notte brava è finita, a Jacob è stato affidato il cane Doyle, ma a Frank Slaughtery (il cui cognome tradotto suona più o meno come massacro, carneficina) Monty chiede il favore più terribile: di farsi spaccare la faccia in modo che possa entrare in carcere deturpato così da non essere molestato dagli altri detenuti. E il pestaggio si consuma a nel parco Carl Schurz, East End Avenue e 86th Street a est, una delle più tranquille e ben tenute oasi verdi della città, grazie anche all’associazione di volontari che se ne occupa dal 1970. Proiezioni all’aperto in estate, lezioni d’astronomia, grandi feste per bambini. Il parco è sede della Gracie Mansion, residenza ufficiale del sindaco della città, ma, per quanto ci riguarda, l’immagine che abbiamo negli occhi è quella di Frank Slaughtery che, piangente, continua a colpire l’amico.

E chiudiamo con le parole del padre di Monty che ha accompagnato il figlio al carcere con la sua station wagon:

James Brogan: Tu sei un newyorchese, questo non potrai cambiarlo mai. Hai New York nelle vene. Passerai il resto della vita nel deserto, ma rimarrai sempre un newyorchese.

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La sezione New York Movies è curata da Francesco Argento. Giornalista pubblicista, vive a Roma, si occupa di cinema, letteratura e fumetti, e dal 1995 al 2006 ha collaborato all’edizione italiana di Batman curando articoli e redazionali. È un appassionato studioso della città di New York, alla quale ha dedicato il blog Romanzi a New York.

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